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Frog

De Havilland D.H. 103 Hornet Mk III

scala 1/72

ref. F239

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L'erede della “meraviglia di legno”

Il De Havilland D.H. 98 Mosquito, ribattezzato “Mossie” dai suoi piloti e “The Wooden Wonder”, la meraviglia di legno, è stato, insieme allo Spitfire, l'aereo della Raf più famoso e temibile della seconda guerra mondiale. 

Verso la fine della guerra, la De Havilland propose un nuovo caccia-bombardiere veloce a lungo raggio da utilizzare nel teatro del Pacifico contro i giapponesi, come evoluzione del Mosquito, quindi con la struttura in legno.

L'Air Ministry britannico ne fu interessato ed emise apposita specifica nel 1943. Nacque così il progetto DH 103 Hornet, che ebbe il suo battesimo del volo il 28 luglio del 1944. Le prestazioni, grazie agli oltre 2.000 cavalli/motore delle ultime versioni dei Merlin, erano di tutto rispetto, consentendo al nuovo caccia di raggiungere i 780 km/h in volo orizzontale. 

Il 28 febbraio 1945 fu avviata la produzione di un primo lotto di 60 Hornet F.1 ("F" sta per Fighter, ovvero Caccia) ma il conflitto con i giapponesi terminò prima che i primi Hornet potessero essere inviati in prima linea. Il contemporaneo sviluppo dei primi aerei a reazione quali il Gloster Meteor, De Havilland Vampire e Venom, rese presto obsoleto il progetto, che però non fu interrotto; si realizzarono quindi versioni successive, come la F.3, oggetto del kit della Frog, del quale furono realizzati 132 esemplari e che fu l'ultima versione dell'Hornet ad avere vita operativa nella RAF. Dell'Hornet furono anche realizzate versioni imbarcate, ovvero la F.20, la NF.21 e la PR.22 e previsti attacchi sotto le ali per bombe e razzi.

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Nelle immagini sopra, da sinistra a destra: l'Hornet F.1 in volo, con il timone verticale simile al Mosquito. Al centro, la versione F.3, con la “pinna” verticale che si raccorda al timone. Infine, a destra, la NF.21 (Night Fighter), versione imbarcata, con il radar a “ditale” posizionato davanti al muso e le ali ripiegate per lo stivaggio nelle portaerei.

Un altro “cinquantenne”…

Sotto sono visibili le foto del contenuto del kit dell'Hornet Frog, risalente al 1971. In tutto sono 31 parti, compreso il canopy trasparente e l'espositore. Il kit visibile nelle foto ha gli stampi di colore grigio, mentre in quello in mio possesso sono in blu scuro. La plastica è quella vetrosa nel più puro stile Frog. Le decal sono per 2 versioni, entrambe post-belliche (1950). Poichè le decal sono irrecuperabili per vetustà, ho acquistato un foglio decal della Print Scale Decals dedicato appunto all'Hornet. Gli interni sono molto spartani: non c'è il sedile ma un “pavimento” nel quale si incastra lo schienale, il pilota e la cloche. Il dettaglio superficiale è discreto per il periodo, ovviamente realizzato in positivo. Il canopy è un po' bruttino: in un pezzo unico ma soprattutto spesso e con deformazioni dovute allo stampo. Un bagno di qualche giorno nel Future lo migliora sicuramente, ma non bisogna aspettarsi miracoli. Altri particolari, come le eliche, stampate in un solo pezzo con l'ogiva e le ruote, sono semplificati e richiedono un minimo di lavorazione per un migliore realismo o il ricorso (ove possibile) all'aftermarket. Nella semiala inferiore sinistra è presente il foro per il faro d'atterraggio ma nella scatola non è presente il corrispondente pezzo trasparente. Il ruotino di coda è presente sia in versione estesa (carrello estratto) che ripiegata.

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Nella foto a sinistra, si vedono i pezzi principali del kit Frog. Sono state incise le poche pannellature (ricordo che la struttura dell'Hornet è in legno come il suo progenitore Mosquito), sono state incollate le ali, parzialmente realizzati gli interni con parti di recupero provenienti da altri kit e avanzi di fotoincisione (si nota anche il pavimento in plasticard). La parte inferiore della fusoliera anteriore, che ospita i 4 cannoni da 20mm è stata asportata (perchè molto grossolana) e sarà sostituita da un pezzo di risulta proveniente dal Mosquito Airfix (old tool) oppurtunamente modificato. In fondo alla foto si vedono le eliche, solidali con le ogive, già dipinte. Alle ogive sono stati aggiunti i dischi posteriori, ottenuti lavorando parti di recupero. Gli scarichi motore devono essere inseriti prima di assemblare le semiali.

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Nella foto a destra sono visibili gli interni che, come ho scritto sopra, in buona parte sono stati realizzati con parti recuperate dal magazzino pezzi e adattate allo scopo e qualche fotoincisione avanzata per gli strumenti laterali. Anche le cinture sono in fotoincisione e provengono da un set della AirWaves dedicata a cinture, specchietti e ammortizzatori per i carrelli degli aerei RAF WWII. Con la tecnica del drybrushing ho schiarito gli interni che, sull'Hornet, sono tutti neri.

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Nella foto a sinistra si vede in primo piano l'ala sinistra ripresa da sotto, dove si notano l'alettone riposizionato verso il basso, le pannellature incise e il faro d'atterraggio, realizzato con la colla trasparente Revell poiché il corrispondente pezzo non era presente nel kit. In secondo piano si nota la fusoliera, sempre ripresa da sotto, in cui è visibile la sezione anteriore (in grigio chiaro) dei cannoni da 20mm, ottenuta modificando e adattando la corrispondente parte proveniente dal kit del vecchio Mosquito Airfix Serie 3 che non avevo utilizzato per la realizzazione del modello, dato che ho preferito l'opzione con il cannone Molins da 57 mm. Se qualcuno fosse curioso di vedere il risultato finale del Mosquito, può cliccare QUI.

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Nella foto a destra si vede in primo piano la fusoliera completa dell'Hornet. E' stato aggiunto, realizzato con una striscia di plasticard da 0,25 mm, il rinforzo dorsale, che era caratteristica anche del suo progenitore Mosquito. Come step successivo si dovranno ovviamente aggiungere le ali.

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Nelle foto a sinistra: sono arrivate le ali. L'ala di destra risulta già pareggiata con la fusoliera, dopo un discreto lavoro (visibile) di stucco e successiva carteggiatura. La giunzione tra ala sinistra e fusoliera deve essere ancora livellata. Si nota il “pin” sinistro dell'elica che si è spezzato e dovrà essere ricostruito con un pezzetto di sprue stirato.

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Nella foto a destra: sono stati aggiunti i timoni di profondità. Il modello è stato lavato con acqua e sapone ed è stato appoggiato il canopy, rivestito con Maskol, in previsione della verniciatura con il grigio di fondo. Il modello sarà poi dipinto con l'alluminio (natural metal). Notare gli alettoni alari collocati in posizione “mossa”. Ultimo particolare: è stato ricostruito con un pezzetto di sprue stirato il “pin” dell'elica sinistra, spezzatosi in fase di montaggio.

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Nella foto a sinistra: ho dato una mano di fondo di acrilico Humbrol 34 (Flat White) in preparazione dell'Humbrol 56 Aluminium sempre acrilico. Ho usato il bianco invece del grigio per dare maggiore risalto alla vernice metallizzata. Sulla “schiena” dell'Hornet si nota la fascia di rinforzo, così come era sul Mosquito.

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Nella foto a destra: dopo l'Humbrol 34 ho dato una mano di acrilico Humbrol 56 Aluminium. Step successivo: una mano di trasparente lucido acrilico per la posa delle decal.

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Nella foto a sinistra: è iniziata la posa delle decal. Nel foglio Print scale non sono previsti stencil.

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Nella foto a destra: la posa delle decal è terminata. Ora un nuovo strato di traparente lucido Vallejo per fissare le decal e per il (leggero) weathering.

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Nella foto a sinistra: dopo il leggero weathering, si può procedere con uno strato di trasparente opaco Vallejo per fissare il tutto e poi quanto ancora rimane per completare il modello. Per un kit che ha 53 anni sulle spalle non è proprio da criticare…

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Nella foto a destra: è stato posizionato il canopy e i frames sono stati realizzati con strisce di decals preverniciate in alluminio. Si nota in primo piano la luce di navigazione rossa alare, realizzata con una base di Kontacta Clear trasparente della Revell, verniciata con il rosso trasparente Vallejo. Next step: carrelli e eliche; anche l'Hornet si avvia alla conclusione. 

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Nella foto a sinistra: è arrivato il carrello principale, una delle 2 eliche (sono diverse perchè controrotanti) e il tubo di Pitot. Manca l'altra elica e l'antenna dorsale “a frusta” poi il modello può dirsi completato.

Nelle foto sotto: anche il progetto Hornet è giunto alla conclusione. Con il senno di poi, tante cose si potevano fare in più (per esempio, migliorare e aggiungere il carico di caduta), mettere le ruote con il battistrata scolpito anzichè liscio, etc. ma ricordo all'affezionato lettore che si tratta di un kit risalente a più di cinquant'anni fa e, se avessi voluto far meglio, sarei partito dalla già migliore base del kit AZ Models. La personale soddisfazione, come ho già scritto in precedenza, è aver salvato un kit dignitoso di una casa famosa (la Frog) da una fine ingloriosa (a prendere la polvere su uno scaffale della libreria nel box auto).

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