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The Fairey Barracuda

Mushroom Model Publications

ORANGE Series

Published: 2017

Author: Matthew Willis

A4, 168 pages

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Il pesce predatore che spruzzava… olio.

 

Come ho già avuto occasione di scrivere in un’altra pagina di questo sito, la Gran Bretagna disponeva di aerosiluranti imbarcati già dagli anni ’30, a differenza dell’Italia che non aveva né portaerei né aerei ascrivibili a questa categoria.

Il “cavallo di battaglia” della Royal Navy era il Fairey Swordfish che, pur essendo di concezione obsoleta, si rivelò micidiale in diversi scontri con la Regia Marina, come appunto ho descritto parlando delle battaglie nel Mediterraneo. Chi fosse interessato a leggere quelle note, può cliccare qui.

Nella foto di sinistra, è visibile uno Swordfish sulla pista di decollo. Durante i primi mesi del conflitto, la Royal Navy si rese conto della necessità di disporre di mezzi più moderni ed emise nuove specifiche per la realizzazione di aerosiluranti che potessero sostituire ed aggiornare l’obsoleto Swordfish.

La stessa Fairey propose prima il Fairey Albacore, ancora con ala biplana ma con abitacolo chiuso che però aveva rispetto al suo predecessore minore manovrabilità e quindi non costituì per i piloti un degno rimpiazzo.

Il Ministero dell’Aeronautica inglese emise quindi una nuova specifica per un aereo che potesse rivestire il doppio ruolo di aerosilurante e di attacco al suolo, e la Fairey rispose con il Barracuda, di concezione più moderna rispetto ai Swordfish e Albacore (ala monoplana, carrello retrattile).ā€‹

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La realizzazione però subì notevoli ritardi, a causa di problemi di sviluppo del motore Rolls Royce Exe inizialmente utilizzato, che fu poi sostituito dal “glorioso” Merlin da 1.300 Hp, accoppiato ad un’elica tripala metallica a passo fisso.

A causa di questi aggiustamenti, il Barracuda potè ricevere i primi test soltanto nel 1942, durante i quali si rese necessario irrobustire la struttura con un conseguente aggravio di peso. La prima versione di questo aereo, la Mk I, nacque già penalizzata quindi da scarse prestazioni, a causa del motore poco potente in relazione alla massa del velivolo e a causa di ciò i 30 esemplari costruiti non divennero mai operativi.

La versione Mk II, con il nuovo motore Merlin 32 da 1.600 Hp ed elica quadripala a passo fisso fu la prima ad entrare in servizio nel marzo del 1943.

Successivamente fu realizzata la Mk III dotata di radar antisommergibile; si diede anche corso allo sviluppo di una versione Mk V per l’impiego nel Pacifico con la fusoliera riprogettata e un più potente motore Griffon da 2.030 Hp ma di questa versione, entrata in produzione nel 1945, ne furono utilizzati solo 30 esemplari prima della fine del conflitto. In tutto gli esemplari costruiti furono 2.600 ma nessuno è sopravvissuto fino ai giorni nostri.

Uno dei principali problemi, oltre alla cattiva reputazione di essere un aereo pericoloso (i primi esemplari furono persi in incidenti mortali), furono le perdite d’olio, in particolare del sistema idraulico vicino al pilota, che si ritrovava la faccia inondata da spruzzi oleosi.

Terminiamo qui questa breve e spero non noiosa introduzione “storica” per concentrarci sulla recensione del libro oggetto di questa pagina web.

Un lettore… affezionato.

 

Sono già diversi i testi della Mushroom Model Pubblication che ho acquistato (e recensito); ciò a riprova di una più che discreta qualità unita (talvolta) a un costo contenuto (in offerta).

Questa monografia, in particolare, come annunciato dal titolo, è dedicata al Barracuda, che è stato uno dei primi kit appartenenti alla mia gioventù modellistica, come descriverò più avanti.

Il volume, con copertina in cartoncino leggero di colore bianco sporco, si presenta piuttosto imponente nel suo formato A4 e voluminoso stante e sue 168 pagine.

Sfogliando il volume, in lingua inglese, si trovano molti testi che descrivono la storia e l’impiego di questo aerosilurante non particolarmente riuscito.

In particolare, nelle prime 32 pagine se ne descrive la genesi e la fase iniziale di test. La parte descrittiva ha qui una brusca interruzione per lasciare spazio a tavole al tratto in china in scala 1/72 e 1/48. I disegni sono trittici, quindi mostrano il Barracuda di fronte, dall’alto e di profilo e, purtroppo solo in scala 1/48, anche con le ali ripiegate. Le versioni rappresentate dai disegni al tratto sono la Mk II e la Mk III.  

La monografia offre poi una 80-ina di pagine per l’impiego operativo del Barracuda, sempre corredando il testo con diverse fotografie, tutte in bianco e nero e non di eccelsa qualità.

Il volume prosegue con l’impiego postbellico e con una sezione tecnica con prestazioni e caratteristiche, quest’ultima corredata di diverse foto di buona qualità e disegni tratti dal manuale d’uso e manutenzione di particolari dell’aereo. Curiosità: in questa sezione sono presenti diverse foto di un esemplare recuperato in mare e piuttosto malridotto, che sarà (forse) oggetto di restauro.

Infine, il volume dedica una sezione di 29 profili a colori di grande formato e ben fatti delle varie versioni dell’aereo.

Conclusioni: una monografia ricca soprattutto dal punto di vista testuale, arricchita con buone foto in bianco e nero, da disegni al tratto e da profili a colori.

Il soggetto rappresentato non è dei più noti ma comunque è immancabile in una collezione di aerei britannici della Seconda Guerra Mondiale.

A complemento di questa recensione, cito le altre fonti bibliografiche passate e presenti dedicate al Barracuda, se qualcuno volesse ulteriormente arricchire la propria biblioteca:

Titolo
Autore
Anno Pubblicaz.
nĀ° Pagine
Aircraft Profile number 240
David Brown
1972
24
Warpaint 35
W.A. Harrison
2004
36
'From the Cockpit' series number 16
Ad Hoc Publications
2012
144

Il Fairey Barracuda nel modellismo in scala.

 

Come per altre recensioni bibliografiche, completerò questa pagina spendendo qualche parola sui kit disponibili sul mercato modellistico dedicati al Barracuda.

 

Scala 1/72.

 

Incominciamo dal più vecchio: FROG.

Risale al 1964 lo stampo della purtroppo scomparsa Ditta inglese dedicato al Barracuda Mk II.

La qualità del kit è da commisurarsi con quanto disponibile in commercio nella metà degli anni ’60; tuttavia, il kit non doveva essere così male, visto che anche l’Hasegawa, come per altri soggetti FROG, lo propose con il suo brand alla fine degli anni ’60.

 

Nella foto di destra, è visibile la Cover Art della scatola del Fairey Barracuda in mio possesso, realizzato dalla FROG, venduto in joint-venture con la Tri-ang nel 1965. Il kit è stato commercializzato fino al 1976, anno della chiusura della Ditta inglese.

Il kit è composto da (soli) 46 pezzi, che contribuiscono a fornire una riproduzione sufficiente del Barracuda; i punti migliorabili del kit sono la zona carrelli, semplificata e ovviamente gli interni che si riducono a un pavimento, una coppia di sedili e di piloti, il tutto scarsamente visibile sotto il canopy trasparente, purtroppo spesso e in pezzo unico. Degni invece di nota sono le superfici mobili, realizzate separatamente (anche i flap) e il faro d’atterraggio sulla semiala sinistra, particolare spesso trascurato anche in realizzazioni molto più recenti di questa.ā€‹

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Il kit è stato successivamente commercializzato dalla NOVO che, come sappiamo, rilevò la gran parte degli stampi FROG dopo il suo fallimento a metà degli anni ’70 e, dopo la chiusura della NOVO, è stato riproposto da altre Ditte dell’ex blocco sovietico fino ai giorni nostri come la Eastern Express , la ZTS-Plastyk e la Ark Model. Chi fosse interessato a questa ultima riproduzione, con buona dose di flash ma con decal di buona qualità per 2 esemplari Royal Navy, può trovarlo presso rivenditori internet (sito: super-hobby.com) a un prezzo poco superiore ai 10 €.

Conclusioni: un kit obsoleto, che richiede notevole lavoro per adeguarlo agli standard moderni (re-incisione delle pannellature, adeguamento interni e carrelli, vacuforming del canopy, etc.). Purtroppo non esistono accessori aftermarket specifici e l’eventuale lavoro di miglioramento deve essere fatto “alla vecchia maniera” e quindi il gioco può non valere la candela, visto anche che esiste un’alternativa più recente di cui parleremo subito dopo.

MPM/SPECIAL HOBBY FAIREY BARRACUDA 1/72

 

E’ molto più recente del kit Frog la proposta ceca della MPM/Special Hobby dedicata al Barracuda; anzi, più correttamente dovrei dire “le” proposte, dato che sono disponibili 2 scatole dedicate alla versione Mk II, una scatola alla versione Mk III e 1 scatola dedicata alla Mk V. Quest’ultima fu la versione finale dell’aereo, completamente riprogettata e caratterizzata da una nuova fusoliera, con il timone di coda più appuntito per contrastare la maggiore coppia di rotazione dell'elica, con il radome del radar  spostato sotto l'ala sinistra e con il Griffon 37 da 2 030 HP.

Nella foto di sinistra, sono visibili la Cover Art del kit MPM del Fairey Barracuda e la riedizione della Special Hobby del 2016, con qualche differenza di realizzazione rispetto al suo predecessore, come descritto più avanti.

Lo stampo originario (quello del Mk II) è del 1999 ed è stato realizzato dalla MPM Production; si tratta(va) di un kit bimateriale (styrene short run e resina).

In particolare, si trovano 2 stampate in styrene grigio chiaro per le ali, la fusoliera, i dettagli degli interni e i  carrelli. Su altre 3 piccole stampate in resina si trovano il pannello strumenti principale, le mitragliatrici, l’elica con le pale suddivise, gli scarichi motore e altri piccoli dettagli.

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La finitura superficiale delle parti in styrene del kit MPM è di buon livello, tenendo conto che si tratta di un kit short run; le pannellature sono finemente incise. Non sono presenti però nel kit siluri o bombe e mancano i piloti. Il canopy è anch’esso ad iniezione ma è stampato in un pezzo unico. Le decal sono per 4 versioni, due mediterranee e 2 pacifico. Le differenze sono solo nel tipo di coccarde usate (nelle versioni del Pacifico – che non hanno il centro rosso per evitare di essere scambiati per aerei giapponesi) ma la mimetica è identica per tutte (Extra Dark Sea Grey/Dark Slate Grey per le superfici superiori e Sky per le inferiori).

Conclusioni: il kit è un notevole passo avanti rispetto al Frog, di 35 anni più vecchio, ma con i tipici difetti di uno short run, ovvero la totale mancanza di riscontri o “pin” per il montaggio, particolarmente critico nella zona ali/fusoliera per assicurare il corretto diedro alare. Le parti in resina sono notoriamente ostiche per il rischio rottura al momento del distacco delle parti dallo stampo e le pale dell’elica non hanno un riscontro per la corretta inclinazione. Gli interni sono suscettibili di miglioramento, almeno per le cinture di sicurezza. Non sono però disponibili, come per lo Special Hobby da questo ricavato, accessori specifici aftermarket, se non le maschere di verniciatura della Montex. Il canopy, come già scritto è in pezzo unico anche se adeguatamente trasparente.

Dal kit MPM la Special Hobby ha ricavato nel 2008 la sua proposta dedicata al Barracuda; anzi, più correttamente dovrei dire “le” proposte, dato che sono disponibili 2 scatole dedicate alla versione Mk II, una scatola alla versione Mk III e una scatola dedicata alla Mk V. Quest’ultima fu la versione finale dell’aereo, completamente riprogettata e caratterizzata da una nuova fusoliera, con il timone di coda più appuntito per contrastare la maggiore coppia di rotazione dell'elica, con il radome del radar  spostato sotto l'ala sinistra e con il Griffon 37 da 2 030 HP. Nel 2019 è stata annunciata anche una versione speciale della Mk III denominata ASV Mk.XI Radar ma non è ancora reperibile in commercio.ā€‹

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I kit della Special Hobby dedicati al Barracuda Mk II (Home Fleet e Pacific Fleet) sono stati aggiornati nel 2016 e hanno diverse differenze rispetto al suo “fratellastro” MPM: sono infatti scomparse le parti in resina a favore di 3 ricche stampate in styrene short run, che contengono più di 100 parti (di cui 5  però non utilizzabili su questa versione) alle quali si aggiungono 12 parti trasparenti (il canopy principale è ancora in pezzo unico).

Il grado di dettaglio è superiore al MPM, soprattutto negli interni, che però non offrono le cinture di sicurezza e dovranno essere procurate aftermarket (ottimo il kit generico della Eduard dedicato proprio a tale indispensabile accessorio).  Sono disponibili, come carico esterno, un siluro e una bomba ventrale mentre sotto le ali sono presenti gli attacchi per le bombe di minore calibro ma queste ultime non sono presenti nel kit.

Tra fusoliera e ali, per agevolare il montaggio di queste parti, sono presenti dei piccoli riscontri ma è ancora poca cosa rispetto a pari realizzazioni in questa scala (leggi Airfix e Revell) che offrono anche piloni di rinforzo per il corretto diedro alare. La “tecnologia” short run in quest’aspetto è ancora inferiore e migliorabile. A proposito di ali, esse sono realizzate in sola configurazione “aperta” e gli alettoni sono solidali alle ali/timoni.

Le decal sono per 2 versioni a scatola, sono ben stampate e offrono un ricco assortimento di stencil, dei quali è ben indicato il posizionamento nelle accurate istruzioni a colori, sia per il montaggio che per la verniciatura. Peccato che lo schema colori sia povero, poiché fa riferimento alla Gunze Sangyo e alla Alclad (della quale sono disponibii solo poche tinte utilizzabili) ma sono riportati i nomi dei colori Raf quindi è abbastanza facile trovare la corrispondenza con i colori di altre marche. Il prezzo: inferiore ai 20 €, il che è ottimo se rapportato alla qualità generale del kit. Non sono presenti accessori aftermarket in fotoincisione ma sono reperibili, come già evidenziato, le maschere di verniciatura (Montex e PMask) più 2 set in resina, uno per 3 tecnici e uno per 3 avieri in piedi della CMK, utili per la realizzazione di un diorama.  

Conclusioni: un ottimo kit per un soggetto non particolarmente noto, dal costo contenuto rispetto alla qualità complessiva e decisamente diversi gradini sopra il vetusto Frog e il tutto lo si deve allo spirito di intraprendenza e alla cura di Ditte ceche come la Special Hobby. A voler essere pignoli, mi avrebbe fatto piacere trovare in commercio un “arricchimento” in fotoincisione per ulteriori dettagli interni ed esterni e un canopy apribile per mostrare i già completi interni. Detto questo, magari i kit “ai miei tempi” fossero stati così…   

 

SCALA 1/48

 

Rimaniamo in casa Special Hobby per parlare del Barracuda nella “quarter inch scale”.

Il kit è stato realizzato nel 2004 inizialmente nella versione Mk II; nel 2005 è stato “upgradato” in una versione “high tech” che consentiva di assemblare sia la Mk II che la Mk III e infine nel 2006 è stata realizzata la versione Mk V.

Partendo dalla versione iniziale del 2004, diciamo che essa era composta da 3 stampate di styrene short run di colore grigio medio (fusoliere, ali, carrelli, flap, elica e alcuni particolari interni ed esterni). A queste si aggiungono 8 piccoli sprue di resina poliuretanica per i sedili, le mitragliatrici, gli scarichi, le prese d’aria dei carburatori e altri dettagli degli interni. Per concludere, nella scatola è presente un piccolo foglio di parti in fotoincisione per le cinture di sicurezza, per 3 filtri dell’aria e le antenne radar (a mio parere troppo sottili per essere realistiche in questa scala) e infine un piccolo sprue per le 10 parti trasparenti. Il pannello strumenti è realizzato solo in styrene.

 

Il canopy principale è realizzato in 2 parti ma tale suddivisione è funzionale solo allo stampaggio in quanto non consente il montaggio a cabina aperta per mostrare gli interni adeguatamente riprodotti data la scala maggiore.

Le parti mobili degli alettoni e del timone sono solidali con le corrispondenti parti fisse e quindi non è possibile montarle in posizione “mossa” a meno di non agire “di bisturi”. Le ruote non hanno l’effetto peso.

Le decal sono per ben 3 versioni ma, a differenza della versione 1/72 (di 12 anni più recente) NON sono presenti gli stencil e quindi per me è un minus abbastanza importante, soprattutto in questa scala.

I riferimenti colore, anche se non espressi esplicitamente, sono Humbrol a differenza del suo fratellino minore (ho verificato la corrispondenza delle sigle dei colori H-numero con il catalogo della Casa inglese di tinte per modellismo).

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Il montaggio ali/fusoliera è particolarmente critico per la totale mancanza di riscontri e di irrobustimenti, che rischiano di compromettere il corretto allineamento delle parti e il rispetto del giusto diedro alare.

Un altro punto negativo, soprattutto rapportato al suo fratellino in scala minore, è la completa assenza di carichi di caduta (bombe e siluri) che però si ritrovano nella versione “high tech” di questo kit, di cui parlerò subito dopo.  

Il prezzo è nell’intorno dei 38-40 €; i soli accessori specifici aftermarket sono le maschere di verniciatura per il canopy e parti trasparenti della Montex e, sempre Montex, le maschere che comprendono, oltre a quanto già indicato,  le “roundels” e le sigle di reparto (per 3 mimetiche).

Conclusioni: la sensazione personale, osservando il contenuto di questa scatola in particolare, che la Ditta ceca non si sia impegnata al massimo, realizzando un kit sicuramente di buona qualità ma decisamente perfettibile.

Il prezzo stesso è abbastanza elevato, anche se va rapportato con la presenza di particolari in fotoincisione e in resina che però non aggiungono “quella marcia in più” al kit tipica di accessori del genere.

La stessa Special Hobby si sarà resa conto di ciò quando, l’anno dopo, ha realizzato appunto la versione “high tech”, che però condivide i difetti più importanti del kit “base”, ovvero la mancanza di riscontri nel delicato accoppiamento tra ali e fusoliera e la mancanza di stencil nel foglio decal.

 

 

La versione High Tech del Barracuda Mk II consente, come ho scritto sopra, la realizzazione in alternativa di una versione Mk II o di una versione Mk III e  dispone di alcune parti in più rispetto alla versione “base”, che però sono disponibili soltanto in resina poliuretanica e in fotoincisione. Le stampate in styrene sono le stesse del kit base.

In particolare, sono presenti:

1.   Un foglio in fotoincisione di maggiori dimensioni per altri dettagli oltre a quelli presenti nel kit base, comprendendo, tra gli altri, anche il pannello strumenti principale (da completare con la strumentazione stampata in tecnica fotografica); sono presenti in fotoincisione anche le alette delle bombe e del siluro, per incrementare il realismo di queste parti.

2.   20 sprue in resina poliuretanica per bombe, siluro, gambe carrello, pannelli fusoliera, armi, radome (per la Mk III) e altri particolari interni ed esterni.

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Le decal sono per 4 versioni e, come scritto sopra, mancano gli stencil. Un appunto riguarda anche il colore rosso delle coccarde (per le mimetiche che lo prevedono), che risulta essere troppo brillante.

Il prezzo: girando un po’ su internet, il kit si dovrebbe trovare nell’intorno dei 40 €, quindi a un prezzo di poco superiore alla versione base, con un rapporto qualità/prezzo decisamente più favorevole.

Conclusioni: un kit “migliorato” del Barracuda ad un pezzo decisamente accessibile e congruente con il contenuto. A sfavore della proposta Special Hobby (che, sottolineo, è l’unica presente sul mercato in questa scala) rimane il difetto tipico degli short run che rende sicuramente più problematico l’assemblaggio e un foglio decal non all’altezza.  

AG 2019