ACADEMY
P-47D Thunderbolt
"Bubble Top"
(scala 1/72)
n° Catalogo ACA12491
(ex ACA02174)
Un fulmine... repubblicano
La Ditta Aeronautica che costruì il più imponente e il più pesante (oltre 7 tonnellate) caccia della Seconda Guerra Mondiale fu la Republic Aviation Company. Detta così, il nome della casa costruttrice può rappresentare ben poco; in realtà, la Republic nasce dalle ceneri di una compagnia molto famosa, il cui geniale proprietario era di origini russe: la Seversky Aircraft Company. Di Alexander de Seversky ho avuto occasione di scrivere nella recensione del Reggiane Re 2000 della Sword e invito l'affezionato lettore a leggere quelle righe, secondo me molto interessanti. Qui dirò che, a partire dal 1931, anno della sua fondazione, la Seversky ebbe alterne vicende, con il successo del P-35, che affrontò gli aerei giapponesi durante l'attacco di Pearl Harbor il 7 dicembre 1941 ma i successivi fallimenti, dovuti alla perdita di importanti commesse militari, costrinsero il consiglio di amministrazione della Società ad estromettere il fondatore e a ricostituire l'Azienda con il nome di Republic Aviation. La prima "creatura" di questa nuova azienda fu il P-43 Lancer, impiegato nel fronte asiatico (Cina); l'aereo aveva prestazioni migliori (soprattutto sopra i 20.000 piedi) del Curtiss P-40 ma, come il suo predecessore P-35, non aveva i serbatoi alari autostagnanti ed adeguate blindature e i 272 esemplari costruiti furono presto ritirati dal fronte.
La foto di sinistra in alto è un fotogramma del film "Victory trought Air Power" (La Vittoria attraverso la supremazia aerea), prodotto dalla Disney nel 1942 e basato sul libro omonimo di de Seversky. Nel film di propaganda (a cartoni animati), è lo stesso de Seversky ad esporre le teorie che avrebbero portato una nazione (in questo caso gli Stati Uniti) alla vittoria contro i nemici grazie alla grande disponibilità di aerei pesantemente armati e capaci di trasportare un enorme quantitativo di bombe. La foto di destra in alto, invece, ritrae una lunga fila di P-43 Lancer schierati su un campo di aviazione nel sud degli Stati Uniti. A parte la forma del timone verticale, che ricorda molto da vicino quella del P-35 (e di conseguenza del nostro Reggiane Re 2000), nel profilo del P-43 ci sono già le linee del successivo P-47 "Razorback".
Dopo il parziale insuccesso del P-43, la Republic presentò il prototipo del suo nuovo caccia pesante P-44, che montava il nuovo motore radiale Pratt & Whitney R-2800 Double Wasp da 1860 HP che gli consentiva una velocità di 404 miglia orarie (650 Km/h) a 20.000 piedi (circa 6.000 metri) ma aveva una scarsa autonomia. Per questa ultima limitazione, che lo rendeva poco adatto alla scorta dei bombardieri, il P-44 fu scartato.
Arriva “La Schiena Rasata” (P-47 Razorback).
Dopo l'insuccesso del P-44, i progettisti si misero nuovamente al lavoro e adattarono una cellula di P-43 con un motore Allison V-1710 a 12 cilindri a V raffreddato a liquido, che fu designato XP-47 ma anche questo progetto non fu accettato perchè le prestazioni erano inferiori ai caccia tedeschi. Ne fu realizzata un'altra cellula, designata XP-47A che fu presto abbandonata e successivamente prese vita un nuovo progetto, denominato XP-47B, completamente diverso, più grande, completamente metallico ad eccezione delle parti telate degli impennaggi e dotato di un enorme motore radiale a 18 cilindri, il Pratt & Withney R2800 con turbocompressore, in grado di fornire 2000 HP. L'aereo era (finalmente) dotato di serbatoi autostagnanti e disponeva di un abitacolo ampio e con aria condizionata per compensare le diverse condizioni climatiche in quota.
Nella foto di destra: uno dei primi esemplari di P-47B del 56° Gruppo di stanza all'aeroporto di Teterboro. La versione di serie aveva subito diverse modifiche rispetto al prototipo, come il tettuccio eiettabile in volo, gli impennaggi completamente metallici e un sistema di alimentazione pressurizzato. Ulteriori modifiche furono apportate sulle successive versioni, denominate P-47C e P-47D. La P-47D fu la versione più costruita, con 12.602 esemplari.
L'esperienza della Raf di dotare la sua linea caccia di Spitfire e di Mustang di tettucci trasparenti ad alta visibilità (Malcom Hood), seguiti dal Tempest e Typhoon con cappottina "a goccia", convinsero anche l'USAAF a dotare il Thunderbolt di un nuovo tettuccio di questo tipo, dando vita appunto al P-47D "Bubble Top".
Academy P-47D (Bubble Top) (scala 1/72).
Eccoci infine alla sezione "modellistica". Dico subito che il kit Academy non è una novità assoluta, ma di un rebox (che porta la data del 2012) di un kit uscito nel 1998. La domanda sorge spontanea: perché allora scrivere la recensione di un kit che ha già 17 anni (nel 2015) sulle spalle? Perché non riesco a "lavorare" quanto vorrei sui modelli in "programma" e sfogo quindi la mia "passione" modellistica acquistandone di nuovi. Per non dimenticare come sono fatti e il lavoro che mi aspetta, nel lunghissimo tempo che intercorrerà tra l'acquisto e la realizzazione, scrivo queste righe di commento che mi serviranno poi, un giorno, quando avrò la possibilità di metterci mano. Iniziamo dal contenuto della scatola: forse non è "ecologically sustainable", poichè la Academy imbusta tutto in blister sigillati, compreso le decal, ma questa "consuetudine" trasmette un'appagante sensazione di attenzione e cura. La scatola contiene quindi tre stampate di styrene grigio verde chiaro più una di trasparenti, per complessivi (oltre) 50 pezzi. La qualità della stampa è eccellente, senza sbavature e le pannellature sono incise e fatte molto bene (sono presenti anche i rivetti).
Il grado di dettaglio dell'abitacolo è più che soddisfacente: sono presenti il seggiolino, la cloche, la pedaliera, il pannello strumenti, il pavimento e gli strumenti laterali. Rovina un po' l'effetto finale la presenza di qualche estrattore di troppo ma, nel buio dell'abitacolo, una volta unite le semifusoliere, si vedrà ben poco. Sono presenti diversi carichi alari, dai serbatoi alle bombe, alle spezzoniere e i due tipi di elica, la Hamilton Standard e la più vecchia Curtiss Electric.
Non mi piace molto la scelta di separare il timone verticale in modo asimmetrico, perché comunque si vedrà la differenza tra fusoliera destra e sinistra; un'altra parte che non mi ha convinto particolarmente è il cofano motore. I flabelli di scarico sono solo leggermente accennati, mentre nella realtà erano ben separati dalla fusoliera (vedi foto sotto). A parte questa critica, altri difetti non ne ho trovati ed è meglio così...
Altri P-47D in scala 1/72 (Bubble Top).
Con l'affezionato lettore che non si fosse ancora stancato di leggere queste misere note, mi piace condividere queste ulteriori informazioni e considerazioni personali su che cosa si trova in giro nella scala 1/72.
Aprendo la scatola, troviamo 4 sprue di styrene grigio azzurro, il canopy in un pezzo unico e il foglio decal. Le pannellature sono ovviamente in rilievo, ma il grado di dettaglio e l'accuratezza degli stampi sono comunque lodevoli, tenendo conto che parliamo di un kit di oltre 40 anni fa. Il cofano motore (due pezzi) è stampato insieme alle due semifusoliere e l'effetto finale non è molto realistico, a meno di non creare un incavo per meglio evidenziare il distacco tra cofano motore e fusoliera (vedi nota a proposito del kit Academy). Nel kit è presente soltanto l'elica Curtiss, ma è riprodotta molto bene. Gli interni sono praticamente inesistenti (sedile e pilotino), ma con il canopy in un pezzo unico (e poco trasparente) si può vedere ben poco. Il motore a 18 cilindri è riprodotto su un unico pezzo, ma con una verniciatura accurata l'effetto sarà dignitoso. Il carico alare consiste in 4 bombe, stampate solidali con gli attacchi sub alari.
Poi arrivarono i "fulmini" con gli occhi a mandorla...
Nella metà degli anni 70 del secolo scorso, la Ditta giapponese Hasegawa iniziò un radicale processo di radicale trasformazione della sua linea di kit di modellismo. L'obiettivo era di dar vita a una nuova generazione che costituisse l'eccellenza e fosse un punto di riferimento per i modellisti più esigenti (e disposti anche a spendere di più). I plus di questi nuovi kit erano le pannellature incise (era la prima volta in assoluto - non tenendo conto dei "solchi" che realizzava la Matchbox), un buon grado di dettaglio e una notevole accuratezza nelle linee e nelle fasi di montaggio. Solo le istruzioni rimanevano alquanto complicate... In Italia i kit del Sol Levante (non solo dell'Hasegawa, ma anche Fujimi, Tamiya e Bandai) arrivavano con il contagocce, poiché fino agli anni '90 l'importazione di prodotti dal Giappone fu contingentata. A questa "nuova generazione" di kit appartengono il P-51 Mustang, l'Hurricane (dei quali si è già parlato in altre pagine del sito) e naturalmente il Thunderbolt. Io acquistai il kit del Thunderbolt nei primissimi anni '90, quando ancora "esercitavo", prima della ventennale "pausa riflessiva". Non ebbi l'impulso di realizzarlo immediatamente, ma lo riservai a un momento successivo (che dopo vent'anni non è ancora arrivato). Vediamo ora di che si tratta(va).
Nella foto di sinistra è visibile la scatola di cartoncino bianco (prima uscita) del kit del P-47D della Hasegawa. Sulla cover è presente la box art che ritrae il caccia pesante americano in livrea Usaaf durante un combattimento con Bf-109 tedeschi, mentre sgancia un serbatoio supplementare. In alternativa, l'Hasegawa forniva le decal per una versione Burma (India 1944). Nei decenni successivi il kit è stato riproposto con altre livree ed è ancora a listino.
Rivisto oggi dopo più di vent'anni dall'acquisto e quasi cinquanta dalla realizzazione (1974), dopo aver ammirato i recentissimi capolavori che la progettazione al computer e tecniche di stampaggio che fanno ampio uso del laser rendono oggi possibili, questo Thunderbolt non mi appare più un riferimento modellistico come allora. A parte le pannellature incise (sottilissime), il livello di dettaglio è appena dignitoso: i vani carrelli non ci sono, l'elica (una sola) non mi sembra della forma corretta, l'abitacolo è costituito dal pavimento che include un brutto seggiolino e il pannello strumenti è una decal. Il canopy è in pezzo unico, anche se (adeguatamente) trasparente. Le decal (nel mio caso) sono mediocri (e invecchiate). Per gli interni è disponibile il kit Aires 7036 in resina che è anche compatibile con il kit Academy.
e poi i "fulmini" cinesi...
Risale al 2005, quindi è piuttosto recente, la proposta della Hobby Boss per il P-47D Bubble Top. La scelta della Casa cinese, che è diventata una sua peculiarità distintiva, è quella di realizzare kit facili da costruire, rivolti essenzialmente ai bambini e ragazzi, pur conservando l'accuratezza richiesta dai modellisti più grandi e più esigenti (caratteristiche riassunte nella definizione "Easy Assembly Authentic Kit"). Senza timore di essere accusato di eresia, la filosofia della Hobby Boss mi ricorda molto quella della purtroppo scomparsa Matchbox. Certo, facendo i dovuti distinguo, anche in relazione alla tecnologia allora a disposizione per la realizzazione degli stampi, che era a livelli decisamente artigianali. I modellisti "negli anta" come me storceranno un po' il naso a queste mie esternazioni; i kit Matchbox sono stati spesso ritenuti, secondo me a torto, alla stregua di giocattoli. Eppure, se si ripensa alla produzione Airfix e Revell di quegli anni, si dovrebbe ricordare che i Matchbox, pur nei loro colori "psichedelici", si montavano facilmente e bene, a differenza degli altri su citati, che spesso richiedevano notevoli quantitativi di stucco e lime di discreta grana per "pareggiare" superfici e ampi vuoti nelle fasi di incollaggio...
Nella foto di destra è visibile la scatola con box art a tutta superficie del kit del P-47D della Hobby Boss. Come è ormai consuetudine della casa cinese, aprendo la scatola, le parti che compongono il kit sono incastrate in una vaschetta di colore nero; in tutto si contano 38 pezzi in styrene grigio chiaro e 1 trasparente per il canopy. Fusoliera e ali sono stampati in un solo pezzo ciascuno, ma il cofano motore è separato. Gli interni consistono nel seggiolino, nella cloche e nel pannello strumenti da completare con una decal. In teoria, essendo l'abitacolo accessibile da sotto, è possibile arricchire gli interni con altri dettagli (pavimento e cinture di sicurezza) ma difficilmente si potranno inserire gli strumenti laterali. Personalmente non condivido questa filosofia costruttiva, perché con le tecniche attuali è facilmente stampabile (come una volta) le fusoliere e le ali in due/tre pezzi distinti, senza che alla loro unione si creino scalini o vuoti. Inoltre, non credo che per un ragazzo sia un'operazione difficile incollare solo tre pezzi in più, con l'ulteriore vantaggio di rendere più agevole, al modellista più esperto, il maggiore dettaglio degli interni.
A dispetto dei pochi pezzi presenti nel kit, il grado di dettaglio è più che buono; le pannellature sono incise e corrette, il motore è riprodotto con adeguata accuratezza e nel kit si trovano i due tipi di eliche, la Hamilton Standard e la Curtiss. Il kit fornisce come carico alare sia i serbatoi carburante (di due tipi diversi) e bombe. Il canopy è in pezzo unico ma è di plastica sottile e trasparente. Le decal sono per due versioni, entrambe natural metal (un colore non certo facile per i principianti) e con insegne Usaaf. A meno di una piccola variante (un pezzo da aggiungere in fusoliera e ovviamente il tettuccio diverso), questo kit è stato "adattato" per poter costruire un Razorback, proposto nella sua scatola dedicata.
Rimaniamo ancora un poco nell'Asia Orientale...
... parlando del kit Tamiya. La sua uscita risale al 2004 e fu contemporanea alla versione Razorback. Il kit è un "downsizing" del kit in scala 1/48 uscito qualche anno prima. Come è consuetudine della Ditta con le due stelle, siamo davanti a un (altro) prodotto di eccellenza, come è possibile visionare dalla foto sotto.
Nella foto di sinistra è visibile la scatola del kit del P-47D della Tamiya. Nella foto che riprende il contenuto, si contano ben quattro sprue di styrene grigio chiaro zeppi di pezzi e, in un blister trasparente separato, le parti che compongono il canopy. Il grado di dettaglio e di accuratezza del kit è davvero di primissimo ordine e sono fornite diverse combinazioni di carichi alari (serbatoi, bombe e spezzoniere). Particolare (e piuttosto inconsueta, direi, è stata la scelta di dividere le due eliche Hamilton e Curtiss in due semieliche composte da due pale ciascuna, che devono poi essere assemblate per realizzare l'elica completa. Le decal consentono di realizzare due versioni Usaaf entrambe in natural metal, e forniscono una ricca dotazione di stencil.
...per tornare finalmente nell'occidente.
Ci rimane solo la Revell. La nota e storica casa americana ha/ha avuto a catalogo diversi P-47D, alcuni decisamente "preistorici" e altri più recenti. Il kit dedicato al P-47D "tout court" risale agli anni sessanta e non vale la pena parlarne. Tralasciamo quindi le vecchie glorie per concentrarci sui kit che possono interessarci modellisticamente ai giorni nostri.
Nella foto di destra è visibile la scatola con box art del P-47D-30 della Revell. Si tratta di un kit molto recente, che riproduce una particolare sottoversione della D. Le sottoserie D-26, D-27, D-28 e D-30 disponevano, rispetto alla D standard, di diverse migliorie al motore e di maggiore capacità dei serbatoi interni; inoltre furono montati flap ottimizzati per il recupero delle picchiate. La scatola del P-47-D-30 contiene 53 pezzi (lo styrene è grigio argento) che consentono di realizzare un abitacolo ben dettagliato; è disponibile anche un completo carico alare con serbatoi supplementari e bombe. L'elica fornita è solo una, la Curtiss Electric e il canopy è giustamente in due parti, vista la ricchezza degli interni. Nel kit troviamo anche la pinna dorsale che in realtà era caratteristica della sottoversione D-40 (e versioni successive), ma fu retroattivamente montata anche sugli esemplari già operativi perché migliorava di molto la stabilità in volo. Le decal, ricchissime di stencil microscopici, sono per due versioni, una Usaaf in natural metal (e superfici superiori della fusoliera in Olive Drab) e una de l'Armé dell'Air Francese.
Iniziamo la disamina dei kit nella "quarter inch scale" ricordando un altro "pilastro" del modellismo in plastica degli anni '60/'70 del secolo scorso: la Monogram.
Del kit del P-47 D Monogram ho scritto qualche riga nella pagina della recensione del nuovo Airfix Spitfire Mk Vb in scala 1/48 (clicca qui). Lì scrivevo, in breve, che si trattò del mio primo "esperimento" (fino ad oggi non portato a termine) di realizzare un kit in scala 1/48. Qui scriverò che il kit originario risale al 1967, ma già nel 1973 (la versione che posseggo) aveva ricevuto un "upgrade" con nuove parti e poi ancora c'era stato un successivo arricchimento "high tech" nel 1993 con parti fotoincise.
Nelle foto di sinistra, purtroppo non perfettamente visibili a causa di incompatibilità di formato, sono presenti rispettivamente la Box Cover del Kit uscito nel 1967, ritoccato nel 1973 (la cover a fondo bianco), seguita venti anni dopo dall'ultima proposta "High Tech" della casa americana, che includeva nella scatola anche un foglietto di fotoincisioni, di cui però ignoro il contenuto. Nell'ultima foto è visibile un'ottima realizzazione del kit Monogram con la tipica "scacchiera" sul cofano. Questa "finezza" contribuiva a valorizzare molto il risultato complessivo.
Il kit Monogram non era particolarmente ricco, essendo composto da circa una 40-ina di pezzi. Pure, l'abitacolo era sufficientemente riprodotto, fornendo un "pozzetto" in cui incollare il seggiolino, il pannello strumenti, la cloche e l'immancabile pilota. Il motore era solidale con la paratia posteriore ma, una volta montato e (ben) verniciato, riusciva a fare la sua dignitosa figura all'interno del cofano motore. Quest'ultimo non aveva la rastrematura verso il bordo stampata correttamente ma l'errore era facilmente rimediabile con attente passate di carta abrasiva. Le pannellature era ovviamente in rilievo ma ben fatte e sottili e i vani carrelli avevano riprodotta la struttura interna. Il canopy era stampato in due pezzi e il tettuccio "bubble" aveva una slitta che gli consentiva di scorrere all'indietro per mostrare i dignitosi interni. Con un poco di attenzione nel montaggio e nella verniciatura, il risultato finale era più che sufficiente, soprattutto se esaltato dalla "scacchiera" bianco e nera tipica di alcuni esemplari del Thunderbolt. Questa opzione non era offerta dalle decal ma era reperibile aftermarket (io acquistai un foglio della Tauromodel, visibile nella foto a destra) e aveva l'indiscutibile pregio di valorizzare grandemente il risultato finale. Ai tempi attuali il kit non è più disponibile a catalogo Revell Monogram, mentre è ancora reperibile la versione precedente (con canopy "tradizionale").
La nota ditta coreana realizzò nel (lontano) 1996 un kit in scala 1/48 dedicato inizialmente al P-47 nella versione N, seguito nel 2002 dalla versione D. Nel 2013 l'Italeri propose il rebox del kit Academy con nuove decal, dedicate ai Thunderbolt che operarono nei cieli d'Italia nella 2a GM. Contemporaneamente, anche l'Eduard utilizzò il kit coreano per proporre 2 nuove scatole, dedicate rispettivamente agli "Jug" (= brocca, soprannome dato al Thunderbolt dai piloti per le sue forme pesanti e massiccie) che operarono sui cieli tedeschi e italiani.
Nelle foto a sinistra sono visibili le box cover del kit originale Academy del P 47 N risalente al 1996, seguito dalla versione P 47 D del 2002. Su questa ultima base, nel 2013 l'Italeri propose la sua versione che in pratica differiva dal kit Academy solo per il foglio decal. Partendo dallo stesso kit, anche l'Eduard propose due nuove scatole (Limited Edition), differenti dall'originale non solo per le decal ma anche per l'aggiunta di un ricco corredo di fotoincisioni (2 fogli, di cui quella dedicata agli interni già preverniciata), di parti in resina (ruote carrello, pale dell'elica, interni e altri particolari) e maschere per la verniciatura.
Analizzando il kit Academy (le stesse considerazioni valgono per l'Italeri e l'Eduard), troviamo 5 sprue di styrene grigio medio opaco e uno sprue di trasparenti per complessive (circa) 90 parti più 11 pezzi trasparenti. Le ali sono aperte per consentire la visione delle mitragliatrici (fornite). L'elica è una sola (Hamilton Standard) e ben stampata in un solo pezzo. Gli interni sono appena sufficienti data la scala maggiore. La qualità dello stampaggio è di buon livello, se si accetta quale piccola sbavatura (ma parliamo veramente di piccoli difetti). I trasparenti sono limpidi e adeguatamente sottili. Le ruote sono ben scolpite e hanno l'effetto peso. Dal punto di vista della correttezza delle forme, il P-47 Academy non è una riproduzione eccellente (quale è il kit Tamiya) e anche la forma della "bubble top" non convince completamente. Bisogna però riconoscere che sono errori accettabili anche in questa scala e il risultato complessivo è dignitoso. Certo, gli "add-on" forniti dalla Eduard (fotoincisioni e parti in resina) consentono di completare con un elevato livello di dettaglio il kit che, una volta montato e verniciato, farebbe la sua ottima figura anche a un Concorso.
Un anno prima dell'uscita dei corrispondenti e derivati kit in scala 1/72, nel 2003 la notissima Ditta giapponese delle 2 stelle realizzò i kit in scala 1/48 del P-47 D in versione Razorback e BubbleTop. Noi ci occuperemo di quest'ultima versione, differendo dalla prima solo per piccoli dettagli.
Aprendo la scatola, il kit si presenta con 5 stampate di colore grigio chiaro e una di trasparenti, più una bustina trasparente contenente 2 anellini di vinile neri che dalle istruzioni non ho capito a che cosa servono. L'ottima impressione che mi aveva fatto il kit in 1/72 qui risulta addirittura amplificata: la precisione nello stampaggio e la cura dei dettagli è inappuntabile. Le mitragliatrici alari non sono presenti ma i flap sono separati e il meccanismo di apertura è ben riprodotto (l'Academy ha invece i flap solidali alle ali). Per i "maniaci" dell'iperdettaglio, sono ovviamente disponibili kit aftermarket in resina della Quickboost per i pozzetti delle mitragliatrici e un'ottima riproduzione del motore, sempre in resina. La Eduard invece fornisce, in fotoincisione, i nastri di proiettili per le mitragliatrici alari. Come nella scala 1/72 che da questo kit deriva, ovviamente, le eliche (disponibili sia come Curtiss Electric che Hamilton Standard) sono stampate a due pale per volta e devono essere incollate una coppia sull'altra per avere l'elica completa. Se proprio un difetto si deve trovare, le istruzioni, un fascicoletto in bianco e nero di 8 pagine, non sono il massimo della chiarezza, soprattutto se rapportate con i formati adottati da altri produttori, ovvero a colori e con ben evidenziate le fasi di montaggio e di colorazione. A proposito di colori, i riferimenti per le mimetiche sono solo Tamiya; le decal sono ottimamente stampate per 2 versioni, di cui una con le invasion stripes e la "scacchiera" bianca e nera da posizionare sul cofano motore.