Junkers Ju 87 B2
Regia Aeronautica “Picchiatello”
scala 1/72 (da kit Revell)
Premessa Storico/Modellistica
Una descrizione storica dello Stuka e in particolare del suo impiego nella Regia Aeronautica la potete trovare nella Sezione “Progetti”. In questa Sezione Modellistica ci occuperemo invece della realizzazione in scala 1/72 di una sua riproduzione, utilizzando “all’uopo” il quarantenne kit della Revell dedicato appunto allo Stuka.
Lo Ju 87 B2/R2 in kit oggi (2015).
Scala 1/72.
Revell (old tool)
Nella Foto a destra la scatola (vista parziale) dello Junkers Ju 87 Revell 1/72 (old tool). Nella foto si intravede, a sinistra, che la svastica sul timone verticale è stata obliterata “in fabbrica” a mano con un pennarello… E’ il kit utilizzato nell’articolo e quindi non mi dilungherò adesso. L’unica considerazione che faccio qui è che il kit risale al 1976 e che era (allora) un discreto kit, elica a parte (non si vede dalla foto ma è la parte meno riuscita). Altri commenti li troverete più avanti nell’articolo. Questo kit condivideva gli stampi con lo Ju 87 G (quello con i cannoni controcarro) che è stato a catalogo Revell fino in tempi recenti (oggi non è più disponibile).
Revell (new tool)
Nella Foto accanto a sinistra è ripresa la scatola dello Stuka Revell (new tool).
Nel 2001 la Revell (su licenza Italeri, vedi dopo) propose una nuova scatola (stampi in styrene di colore ocra) per lo Stuka B2/R2, dopo (solo) 25 anni dal precedente. Le pannellature sono ovviamente incise, gli interni più precisi e meglio dettagliati (ma mancano le strutture laterali della fusoliera). L’elica è (finalmente) decente, il canopy è in tre pezzi ma il parabrezza e la parte posteriore comprendono una parte della struttura della fusoliera: se gli incastri non sono stati realizzati perfettamente, bisognerà intervenire per eliminare le irrealistiche giunzioni. Gli ipersostentatori sono stampati meglio che nel modello precedente; la cofanatura motore, in tre pezzi principali, è separata dalla fusoliera ma manca la riproduzione del motore JUMO 211 D, presente invece nel kit più vecchio. Il montaggio non è agevole, perché gli accoppiamenti sono piuttosto imprecisi e l’utilizzo di carta abrasiva e stucco/cianacrilato rischia di danneggiare il dettaglio superficiale. Le decal sono per due versioni, entrambe Luftwaffe (come nel vecchio kit), una Nord Africa e una Fronte Occidentale.
AIRFIX
L'Airfix ha realizzato nel 2017 nuovi kit (in scala 1/72 e 1/48) dedicati allo Stuka (B2/R2) dopo il B1 in scala 1/72 uscito nel 2016. E' possibile leggere la recensione del nuovo kit qui.
Fujimi
Il kit Fujimi non è recentissimo: dovrebbe risalire alla fine degli anni ’80 (circa 1987). Ha pannellature incise, il dettaglio superficiale è buono, il canopy è (stranamente) in due soli pezzi e gli interni sono piuttosto semplificati. Il montaggio è agevole per gli accoppiamenti precisi, anche se su qualche pezzo è presente il flash. Sono disponibili diversi “upgrade” aftermarket e quindi ci si può divertire a super-dettagliarlo (a scapito del proprio portafoglio, naturalmente). Come ho detto prima, sono offerte due sole colorazioni, entrambe Luftwaffe, di cui una rappresenta lo Stuka dello Schlachtgeschwader 2 (SG-2) dedicato all’Asso tedesco Max Immelmann della 1a Guerra Mondiale. E' anche presente un set di decal dedicato alla Guerra Civile Spagnola ma sarebbe utilizzabile per un B1 poichè il B2 nell'aprile 1939 non era ancora disponibile.
Italeri
Le proposte dedicate allo Stuka dell’Italeri sono due: in scala 1/72 e in scala 1/48. Entrambi i kit sono recenti e quello in 1/72 (1996) è stato proposto in varie edizioni con diverse scatole (anche Revell e Tamiya) e livree; l’ultima in ordine di tempo è quella raffigurata nella foto a destra. La scatola offre un “Super Decal Sheet” che consente di scegliere 4 versioni: tre B2/ R2 Luftwaffe e un R2 Regia Aeronautica (208a Squadriglia Grecia 1940). Le 75 parti che compongono il kit sono suddivise in tre stampate, due di colore grigio chiaro e una di trasparenti con il canopy suddiviso in tre pezzi; le pannellature sono in negativo (incise) e il dettaglio superficiale è buono. E’ presente qualche segno di estrattore piuttosto “fastidioso” (per esempio sul pavimento dell’abitacolo); gli interni sono sufficientemente riprodotti ma per i più esigenti è disponibile il kit in fotoincisione della AirWaves (che però non offre il pannello strumenti). Per quanto riguarda le note sul montaggio, ho già scritto qualcosa a proposito del "gemello" Revell e quindi non mi dilungherò ancora.
A parte il diverso colore degli stampi e le decal, il kit Revell "new mould" (recensito sopra) e il Tamiya (di cui trovate i riferimenti sotto), sono identici all'Italeri.
ACADEMY
Il kit dovrebbe risalire al 2002: sulla scatola è ripresa la colorazione Nord Africana con il “serpentone”, molto simile a quella proposta dall’Italeri (e ad altre che troverete più avanti). Il foglio decal offre tre versioni: quella della illustrazione sulla scatola, una italiana (239° Squadriglia), la stessa proposta dall’Airfix (che fantasia!) e una con coccarde inglesi (preda di guerra), molto interessante (e soprattutto unica, tra tutti i kit Stuka reperibili). Le pannellature sono (ovviamente) incise, gli interni buoni (sono presenti anche le pannellature laterali). Stranamente (trattandosi di un kit recente) NON è presente il faro di atterraggio sull’ala (come nel vecchio Revell…). Gli accoppiamenti sono buoni e il montaggio non è difficoltoso. Anche per l’Academy sono disponibili set di dettaglio in aftermarket.
TAMIYA/Bilek
Lo Stuka della Casa giapponese risale al 1997 e, come si legge sulla scatola, è il Rebox dello Stuka Italeri. E’ composto da 75 pezzi più il canopy diviso in tre parti. Le decal sono per tre mimetiche, tutte Luftwaffe. Per il resto della recensione si rimanda a quella del kit Italeri.
Recentemente ho trovato il kit Italeri "inscatolato" anche con un'etichetta Ceca (Bilek) che lo propone in due scatole diverse, nelle versioni B2 e R2. Decal solo Luftwaffe.
ZVEZDA
Lo Stuka della Casa russa è uscito nel 2015, quindi è molto recente. Come si legge in alto a sinistra della scatola, si tratta di un kit "snap fit", ovvero che si assembla senza colla e per questo potrebbe sembrare un prodotto "entry level". Così non è: il kit è composto da 70 parti e il dettaglio è di buon livello, sia per l'esterno che per l'interno. Il canopy è però fisso anche se l'abitacolo è ben riprodotto e quindi non sfigurerebbe a canopy aperto. Le decal sono per 2 versioni (Luftwaffe) e i riferimenti dei colori sono Humbrol. Il prezzo è molto conveniente (intorno ai 10 €).
SCALA 1/48
Airfix
Anche per la scala superiore la proposta Airfix è stata rinnovata nel 2017. Come nella scala 1/72, è stato realizzato prima il B-1 e poi il B-2/R-2. Rispetto al kit precedente, realizzato alla fine degli anni '70 del secolo scorso, è un prodotto di ottimo livello. Le parti che lo compongono sono 158, oltre il doppio rispetto al suo "antenato". In realtà qualche pezzo è tipico della versione B1 (quindi non può essere utilizzato) ed sono presenti nuovi sprue con parti specifiche per il B2. Tutti le parti sono ottimamente stampate sul lato esterno, senza flash. Sul lato interno sono presenti diversi segni di estrattori, anche tra la struttura interna delle semi fusoliere. Le pannellature sono ovviamente incise, nel recente stile Airfix (quindi piuttosto profonde e larghe) ma, data la scala maggiore, sono sicuramente più coerenti.
Gli interni (segni estrattori a parte) sono adeguatamente dettagliati ed è presente una buona riproduzione del motore che potrà essere maggiormente dettagliato "scratchbuild" con tubi e cavi, in quanto non sono ancora disponibili set aftermarket. Le alette sulle ali sono separate e le ruote hanno l'effetto peso. I trasparenti sono limpidi e del giusto spessore.
Le decal sono per 2 versioni, solo Luftwaffe.
ITALERI
Lo Stuka Italeri anche nella scala superiore offre un ricco foglio decal (che comprende gli stencil ma non le svastiche, evidentemente per non offendere nessuno con quel simbolo) per quattro versioni (tutte Luftwaffe - da una ditta italiana mi sarei aspettato anche una livrea Regia Aeronautica), una riproduzione dello Jumo 211D e parti in fotoincisione (pannelli strumenti, walkways, cinture di sicurezza e altre parti). Il kit contiene un buon numero di parti e quindi il dettaglio è più che buono (interni compresi). Il canopy è in (ben) quattro parti distinte. Nel dicembre 2017 è uscita una nuova proposta con nuove decal, per 4 versioni Regia Aeronautica (di cui una con coccarde RAF, preda bellica) e una Luftwaffe (con il "solito" serpentone).
HASEGAWA
Anche nella scala 1/48 la Casa giapponese propone il suo Stuka con il “serpentone”. Lo stampo originale risale al 1994 ma il Rebox (Limited Edition) è del 2013. Il kit è composto da ben 118 pezzi in styrene grigio chiaro, oltre a 7 parti trasparenti (che non sono protetti da un blister separato e quindi sono a rischio graffi). Il foglio decal propone due versioni, entrambe Luftwaffe sul Fronte Africano. Come le altre scatole di altre Ditte dedicate allo Stuka, sulla illustrazione la svastica presente sul timone verticale non è visibile (in questo caso è obliterata con un rombo). Gli interni sono ben dettagliati ma il pavimento crea qualche problema di montaggio al momento di chiudere le semifusoliere e deve essere “rifilato”. Anche il montaggio delle ali e l’accoppiamento ali/fusoliera richiedono qualche “aggiustamento”: superficie alare superiore e inferiore non combaciano perfettamente così come le linee di pannellatura ed è presente il flash che ovviamente deve essere rimosso. Attenzione a quando si rimuovono le parti trasparenti dallo sprue, perché i punti di supporto sono sul frame e non sulla parte inferiore del trasparente e un “taglio” non preciso rischia di danneggiare il profilo dell’intelaiatura. il kit è anche commercializzato (negli USA) con il marchio Monogram/Pro Modeler oppure con il marchio Revell.
21st Century Toys
Un altro “serpentone”… con marchio californiano ma di produzione cinese risalente a pochi anni fa. I pezzi che compongono il kit sono già separati dallo sprue e chiusi a piccoli “gruppi” in bustine trasparenti. Il dettaglio superficiale è buono e gli interni discreti (parliamo di un kit 1/32, quindi di generose dimensioni) ma possono essere arricchiti da set di dettaglio aftermarket. Stranamente il marchio “21 Century Toys” è impresso a rilievo sulle ali e “realisticamente” deve essere rimosso. L’assemblaggio delle ali superiori e inferiori è “rinforzato” con viti autofilettanti, che vengono poi nascoste da appositi “tappi” di plastica. L’accoppiamento delle semifusoliere non è perfetto e lascia un “gap” che va corretto con stucco/cianacrilato mentre quello tra fusoliera e ali è senza problemi (fatte salve le dimensioni ragguardevoli, ovviamente). Il posizionamento dei “serpentoni” sulla fusoliera richiede molta perizia e pazienza. In conclusione, non si tratta di un kit “superdettagliato”, ma con un (discreto) lavoro di upgrade una buona riproduzione dello Stuka “Berta” viene “sicuramente” fuori.
Trumpeter
Aprendo la scatola, anche un modellista con esperienza pluriennale può essere preso da una (leggera) tremarella: 336 parti di styrene grigio suddivisi in 10 sprue confezionati singolarmente più 13 pezzi trasparenti in un blister a parte farebbero venire i sudori freddi a chiunque… nel kit sono altresì presenti tre ruote in simil gomma nera (le due del carrello principale e una per il ruotino posteriore); un foglio decal per tre versioni (tutte Luftwaffe, compresa l’inflazionata Immelmann) e fotoincisioni per ulteriori parti di dettaglio (sulle quali è stampata la data del 2011, presumo quindi che il kit risalga a tale anno). Tutta questa “ricchezza” non trova completamente corrispondenza nella fedeltà di riproduzione, come troverete descritto più avanti. Il dettaglio superficiale degli stampi è ottimo; l’unico punto (nonostante i 336 pezzi a disposizione) non adeguatamente riprodotto è il meccanismo di controllo degli alettoni, come la scala generosa avrebbe consentito (anche utilizzando le fotoincisioni). Solo il motore Jumo 211D è composto da ben 50 parti; peccato che tanto lavoro rischia di essere assolutamente vanificato perché la Trumpeter non ha previsto la possibilità che sia esposto: la cappotte motore è realizzata in due pezzi (destro e sinistro) perfettamente simmetrici e quindi per mostrare il motore si deve intervenire “chirurgicamente”. Gli interni sono ben riprodotti, con la tecnica dei “pannelli” che devono essere poi incollati nella parte interna della fusoliera. Strana è la scelta di realizzare il pannello strumenti con una decal (?!?) e le fotoincisioni non prevedono le cinture di sicurezza. Come ho scritto prima, nonostante la scala generosa, il kit presenta alcuni difetti di progettazione, che sono:
- Forma errata e sottodimensionata del “muso”
- Forma errata delle grembiolature del carrello
- Carico sub alare inesatto (tipico delle versioni successive).
Revell
Il kit è vecchio e fuori produzione: risale al 1969, ma a parte le pannellature in rilievo e una moltitudine di rivetti bene in evidenza, è tutt’altro che un brutto kit. Gli interni sono accettabili ma ovviamente migliorabili. Lo Jumo 211D è riprodotto, non con la dovizia di particolari e di pezzi del kit Trumpeter ma, come nel kit Trumpeter c’è il problema che se si vuole mostrarlo, bisogna intervenire “di bisturi” sulle semifusoliere. L’accoppiamento tra le fusoliere e tra fusoliere e ali è molto buono, anche tenendo conto dell’anzianità del kit e bisogna intervenire solo marginalmente di stucco/cianacrilato. Le decal a distanza di così tanti anni possono essere diventate molto fragili e i “serpentoni” possono facilmente spezzarsi durante il posizionamento. Sono vivamente consigliate decal aftermarket (BASTA SERPENTONI!!!).
AIRFIX
Veniamo a questo “mostro sacro” del modellismo statico in plastica che contende al Mosquito della stessa Ditta il primato del kit aeronautico (in plastica) più grande in commercio (Serie 18). Sei sprue in styrene grigio chiaro, di cui due per la fusoliera e parti relative, due per le ali e due di parti più piccole. Le ruote sono in vinile nero (per imitare la gomma) più uno sprue a parte di trasparenti (che comprende anche i “vetri” degli strumenti del pannello principale). La sensazione di “abbondanza” è però meno forte rispetto al più recente Trumpeter (in scala più piccola). Gli interni sono ben riprodotti anche se non c’è traccia di fotoincisioni; sono assenti le cinture di sicurezza ma i piloti sono ben scolpiti, con parti separate (testa, torso, braccia e gambe) per far loro assumere “pose” diverse. Il motore è ovviamente ben riprodotto, con i supporti che sono parte integrante della fusoliera. Ci si potrà divertire, con un buon riscontro fotografico, a dettagliarlo ulteriormente con tubi e fili. I pannelli motore sono stampati separatamente quindi per mostrare il motore non è necessario intervenire di bisturi. Sulle ali il dettaglio è molto buono, arricchito dalla presenza degli alloggiamenti delle armi in fusoliera, dagli alettoni e dai flap separati. Il montaggio, data la scala, richiede pazienza e accuratezza, in particolare l’assemblaggio ali fusoliera, anche per la totale assenza di guide e/o rinforzi. Sulle estremità alari, in corrispondenza dell’alloggiamento in fusoliera, sono presenti due minuscoli “moncherini” di plastica che sarebbero insufficienti anche per la scala 1/72. Le decals sono per due versioni (solo Luftwaffe) ma mancano le svastiche (anche nell’illustrazione sulla scatola).
MPC
Nella scala 1/24 si trova anche questo kit (foto a destra) che pubblicizza il contenuto evidenziando le dimensioni ragguardevoli dell'apertura alare (2 piedi, ovvero 60 cm).
La scatola contiene oltre 350 parti, che consentono di riprodurre fedelmente gli interni e il motore. In realtà, a scatola aperta, si capisce subito che sotto il marchio MPC si nasconde: l'AIRFIX! E' lo stesso kit descritto prima; le differenze sono nel tipo di styrene utilizzato e nelle decals.
Amati/Hachette Stuka G-2 Kanonenvogel
Anche se è un po' fuori tema (non trattandosi di un “Berta”), cito questo “gigante” in scala 1/16. Nel 2011 la Hachette, nota Ditta di Vendita in edicola e per corrispondenza, propose un kit di montaggio a fascicoli in scala 1/16 dello Stuka nella versione G-2 (con i cannoni sub alari da 37 mm). Il modello, essenzialmente in lamierino d’ottone/rame, è stato realizzato dalla italiana Amati, specializzata nella riproduzione di scafi navali. In tutto sono 140 fascicoli, che contengono: Fusoliera e struttura in ottone; Rivestimento metallico; Parti mobili; Cruscotto in metallo con gli strumenti in ottone inciso; Elica di legno. Il tutto per costruire un “bestione” lungo 71,5 cm, con 93,4 cm di apertura alare e alto 25 cm. Il costo complessivo? oltre 1.000 euro!
Lo Stuka B2-R2 della ReveIl (old mould) (1/72).
Nella Foto sotto si vede il contenuto del kit Revell: solo 35 pezzi e non tutti completamente riusciti. Le dimensioni della fusoliera (sulla quale sono già intervenuto “di bisturi") e delle ali in scala sono sostanzialmente corrette; la sezione della fusoliera è un po’ più stretta rispetto a come dovrebbe essere ma una volta montato il tutto ma il difetto non si dovrebbe notare (troppo). Le pannellature sono decenti ma in rilievo e dovranno essere incise; l’elica è errata (potrebbe andar bene per un B1) e deve essere sostituita. L’alettone esterno è realizzato in due pezzi: una parte più grande attaccata all'ala (come l’alettone interno) mentre un pezzo di circa 1 cm è solidale con l’estremità alare che è un pezzo separato dall'ala. Una volta incollato si nota che è (irrealisticamente) in due pezzi e quindi ho deciso di rimuovere l’alettone esterno e di ricostruirlo con un pezzo sagomato di plasticard. Anche i carrelli non sono un granché e si possono salvare solo le grembiolature delle ruote (anche quest'ultime sono da sostituire). I piloni dei carrelli devono essere ricostruiti e utilizzerò quelli (sovradimensionati) di un vecchio kit Airfix Serie 1 dedicato allo Stuka B. Il canopy è in pezzo unico (e di discreto spessore) e dovrebbe essere sostituito da un canopy vacuform. Gli interni sono una base di partenza: il sedile del pilota è buono, anche se ha le cinture di sicurezza in rilievo. Il pannello strumenti è una decal, e la strumentazione del navigatore/mitragliere è assente (anche il seggiolino è mediocre). Mi sono procurato il set in fotoincisione AirWaves dedicato allo Stuka Fujimi (e quello per l'Italeri) ma ho già scoperto di non poter utilizzare l'ottimo pannello strumenti (vedi sotto la foto) perché non entra nella fusoliera leggermente sottodimensionata del Revell. Ma va bene così, perché nel kit in fotoincisione sempre della AirWaves dedicato allo Stuka Italeri il pannello strumenti non c'è... per il Revell mi rassegnerò ad autocostruirlo. Leggendo queste note, un affezionato lettore sarebbe portato a chiedermi: ma perché non l’hai buttato nella spazzatura e non hai acquistato un kit decente? Io potrei rispondere che il kit decente ce l’ho (Italeri/Revell) ma se fosse tutto facile dove sarebbe il divertimento? Io mi sento molto soddisfatto quando, davanti a una difficoltà, riesco ad escogitare una soluzione per superarla; d’altra parte, per abitudine non mi piace buttare le cose…
Nella Foto sopra a sinistra si intravede, sulla semiala sinistra, il faro d'atterraggio (non presente nel kit) realizzato con un pezzo di sprue trasparente sagomato a mano e "incastrato" nell'ala. Tutta la cofanatura motore (tranne la parte inferiore nella quale è posizionato il radiatore) è stata asportata per lasciare visibile lo Jumo 211D (che dovrà necessariamente essere dettagliato per risultare "credibile"). Per sostituire l'elica (indecente) mi sono procurato il set QuickBoost in resina dedicato allo Stuka Fujimi, che fornisce le pale (separate), l'ogiva e una dima per posizionare le pale con il corretto passo. Nella foto a destra è invece visibile il "blister" su cartoncino contenente l'orripilante Stuka Airfix Serie 1 che sarà (marginalmente) utilizzato come magazzino pezzi solo per i piloni dei carrelli (che dovranno essere comunque modificati perché sovradimensionati). Per chi ha superato gli "anta" come me, il kit in questione (Airfix) se lo dovrebbe ricordare come facente parte dei circa 40 kit (della stessa risma) usciti insieme ai fascicoli della Storia dell'Aviazione della Fratelli Fabbri Editori, nei lontani anni '70 (1973) del secolo scorso. Si trattava della prima "Opera Omnia" dedicata al mondo dell'Aviazione Militare, dalle origini fino al contemporaneo. Per un ragazzino come me che allora finiva la quinta elementare e iniziava la prima media, fu un acquisto impegnativo, dato che erano NOVE volumi di discrete dimensioni più un Dizionario di termini aeronautici, quindi la raccolta durò molti mesi. Una sezione trattava la Storia dell'Aviazione, la seconda (Profili) descriveva gli aerei più famosi sia dal punto di vista tecnico che dell'impiego, corredando la trattazione con diversi disegni a colori delle mimetiche. Ogni tre fascicoli era accluso un kit (essenzialmente Airfix e Revell) "entry level" dedicato ai caccia. Sulla penultima di copertina del fascicolo (abbinato al kit) erano stampate le istruzioni per il montaggio e sull'ultima era presente una foto del modello montato come guida alla colorazione. Di quella serie originale di circa 40 sono sopravvissuti (nella loro bustina trasparente) soltanto il Fiat CR 42 e il Macchi C 200, entrambi Revell. Tutti gli altri hanno purtroppo subito una fine ingloriosa e talvolta (molto raramente in realtà) contribuiscono alla realizzazione di altri modelli con qualche pezzo superstite.
Torniamo al kit Revell: è iniziata la noiosissima fase della reincisione delle pannellature. Questa volta, per cambiare, non ho iniziato dalle ali come ho fatto fino ad ora ma dalla fusoliera (sinistra); le pannellature verticali che continuano da una semifusoliera all'altra saranno "raccordate" unendo temporaneamente le due semifusoliere con il nastro carta e, dopo aver inciso una pannellatura su un pezzo, si continua con il nastro Dymo sull'altro pezzo e si incide con lo scriber. Tutto questo per evitare che, incidendo preventivamente e separatamente i due pezzi, all'unione saltasse fuori qualche "scalino" dovuto alla tolleranza degli stampi, allora realizzati completamente a mano e quindi suscettibili di disallineamenti.
Nella foto a destra si vedono le due semiali (già quasi completamente re-incise) a cui ho attaccato, nella parte inferiore, i "moncherini" delle grembiolature carrello ricavate dal vecchio Stuka Airfix Serie 1, che dovranno essere pareggiate con le semiali inferiori con qualche goccia di cianoacrilato steso con lo stuzzicadenti e una passata di carta abrasiva. Alle estremità alari mancano gli ipersostentatori esterni, che sono stati ricostruiti con due strisce di plasticard e che saranno posizionati al momento di incollare le ali alla fusoliera.
Nelle foto a sinistra si vede il lavoro di dettaglio degli interni, iniziato con la posa delle strisce di Evergreen, utilizzate per riprodurre la struttura interna delle semifusoliere. Per prova, è stato inserito lo Jumo 211D, che deve essere ancora rifinito e dettagliato. Con l'ausilio delle foto, aggiungerò i vari strumenti/comandi dell'abitacolo.
Parallelamente sto lavorando al pannello strumenti (autocostruzione con plasticard e pezzetti di sprue).
Nelle foto a destra il pannello strumenti, ancora da rifinire ulteriormente, ma mi sembra una buona base di partenza, contando che è "self made". Mancano anche i pedali; utilizzerò quelli della AirWaves (molto belli). Per completare gli interni, devo verificare l'ingombro del pavimento per la corretta collocazione degli strumenti sui pannelli laterali.
Un altro passo avanti: ho completato il dettaglio delle pareti laterali e ho incollato il pannello strumenti, completato dai bellissimi (e microscopici) pedali della AirWaves. Infine, ho ultimato le postazioni di pilota e navigatore (utilizzando alcune parti in fotoincisione AirWaves come le cinture e il seggiolino del navigatore) in modo da potermi poi dedicare al motore. Manca la cloche perché c'è un po' di lavoro da fare se voglio utilizzare quella (piuttosto bruttina) del kit, più adatta a un B1 che a un B2.
Nelle foto a destra sono riprese le due semiali alle quali ho attaccato i carrelli, ottenuti come "collage" tra piloni Airfix, grembiolature Revell e ruote True Detail (in resina). Qualche piccolo "aggiustamento" per pareggiare i punti di incollaggio tra piloni e ruote è ancora necessario, ma il più è fatto.
Si comincia a chiudere la fusoliera, un pezzo per volta. Ho cominciato dal timone verticale in coda, poi la zona dell'abitacolo. La parte anteriore per ultima, perchè devo ancora inserire il rettangolino di acetato trasparente sotto la fusoliera, che nella realtà era una vera e propria "finestrina" che consentiva al pilota di avere la visuale inferiore in fase di risalita dalla picchiata. Nel frattempo sto lavorando ai supporti del motore che ho dovuto ricostruire con il plasticard perché durante l'operazione di foratura uno dei supporti si è spezzato. La foto a sinistra chiarisce meglio di mille parole di che cosa sto parlando.
Foto a destra: un close up degli interni, ripreso da dietro.
Un altro (notevole) passo avanti: è stato aggiunto lo Jumo 211D. Sono partito dal blocco motore fornito dal kit, al quale ho aggiunto gli scarichi in resina della QuickBoost (completati da elementi in plasticard), il filtro dell'olio superiore in plasticard con la mascherina frontale forata in fotoincisione (dal kit Eduard), i supporti ricostruiti con plasticard e sprue (perchè quelli originali non erano molto belli e per di più uno l'ho spezzato), più tubi vari in sprue stirato.
Terminato il dettaglio al motore, per "accogliere" l'ottima ogiva della Quickboost ho inserito un disco di styrene (è il supporto per l'elica) prelevato da un vecchio kit Heller dedicato al Curtiss P-40 E. Il modello Heller non era brutto (per gli anni che si porta sulle spalle) ma è sottodimensionato e quindi ho deciso che non lo terminerò, destinandolo quindi a "magazzino pezzi". Per fortuna il disco è esattamente del diametro che deve essere e quindi il lavoro di adattamento è stato molto contenuto.
Non mi sembra vero: anche lo Stuka ha ricevuto le ali! L'accoppiamento ali fusoliera nella parte superiore è quasi perfetto, mentre sotto è un delirio... le due semiali sono realizzate in modo da completare "la pancia" della fusoliera, ma gli incastri sono molto imprecisi e c'è un notevole scalino tra parte sinistra e parte destra. in più, verso la parte anteriore, addirittura una fessura di quasi un millimetro che dovrà essere colmata con copiose colate di cianoacrilato. Non dimentichiamo che si tratta di uno stampo di quasi 40 anni fa...
Dopo una notevole opera di lisciatura, anche la parte inferiore, quella più "frastagliata", è stata (quasi) ricondotta alla ragione... giusto una passata di carta abrasiva fine bagnata per completare il lavoro e si potrà passare alle fasi successive (timoni di coda e "vacuforming" del canopy). A proposito del vacuforming, poiché sono un po' arrugginito (sono passati trent'anni dall'ultimo canopy, (quello dello Spitfire Mk Vb Airfix 1/48), ho provato a fare qualche tentativo, utilizzando canopy di vecchi kit dal magazzino pezzi. Lo "stampo" è un pezzo di legno ricavato da un listello da 6 cm di faggio e spesso circa 12 mm. I contorni del canopy sono stati disegnati con un pennarello e il "foro" è stato creato con un seghetto da traforo e rifinito con la fresa montata sul minitrapano. Al momento, però, le prove fatte facendo scaldare vari fogli di acetato trasparente di diverso spessore sulla fiamma di un accendino non hanno sortito gli effetti sperati...
Per "consolarmi" dei pessimi risultati ottenuti dai tentativi di vacuformizzare il canopy, ho aggiunto gli ipersostentatori esterni che avevo autocostruito con due striscette di plasticard sagomate. Almeno questi sembrano essere venuti decentemente...
A proposito del vacuforming del canopy: ho fatto un giro su internet e ho trovato un interessante video tutorial di due modellisti (Simone e Valerio) che si sono costruiti una vera e propria "stazione" di vacuforming utilizzando una scatola di legno dal coperchio di cartone forato, un aspirapolvere e una pistola ad aria calda. Per il video, cliccare qui.
Lo Stuka nel frattempo procede: il timone orizzontale di destra è stato già fissato con i suoi supporti mentre quello di sinistra è ancora "sospeso". Il vecchio Stuka Revell (pur con le modifiche/aggiunte fatte) sembra assomigliare abbastanza all'aereo che vuole riprodurre...
Ispirato dal video di cui sopra, sono andato a comprarmi una "pistola", le cui generose dimensioni sono ben visibili dalla foto a sinistra. Ho speso un po' di più (50€) di quanto avevo preventivato, ma devo ammettere che si tratta di un ottimo utensile: consente infatti una regolazione elettronica quasi millimetrica del flusso e della temperatura dell'aria, impostabili attraverso una semplice tastiera e verificabili su un display digitale LCD posto posteriormente. Non è quindi un semplice asciugacapelli "camuffato"...
Ho quindi ripreso lo "stampo" di legno che avevo realizzato e il vecchio canopy di un orripilante P-51 D Mustang Revell risalente agli anni '60. Ho ritagliato un rettangolo di acetato da una confezione di una cuffietta "cinese" che ho poi fissato con delle puntine sullo stampo (in realtà puntone: notare i fori sul legno e la vistosa crepa prodotta dalle "puntone" che ho bloccato con del cianoacrilato). Ho impostato la velocità dell'aria al minimo e la temperatura a 180° e dopo circa un minuto di riscaldamento, una veloce e decisa pressione del canopy sul foglio di acetato ammorbidito dall'aria calda e voilà! Ho ottenuto una sua riproduzione "vacuform" quasi perfetta (visibile in basso a destra). Per essere perfettamente sicuro del risultato finale farò altre prove prima di utilizzare il canopy dello Stuka (che richiederà un foro di maggiore lunghezza) ma sono sicuro che la strada della "pistola" è quella giusta... Grazie agli amici modellisti che hanno postato il video!
Per il canopy vacuform dello Stuka ho alla fine utilizzato un foglio di acetato di 1 mm. Il maggiore spessore, pur avendo richiesto una fase di riscaldamento più lunga e accurata con la pistola ad aria calda, mi convinceva di più per la maggiore stabilità della copia rispetto a quelle fatte con fogli di acetato più sottili e per la necessaria "resistenza meccanica" che sarà richiesta per le lavorazioni successive descritte più avanti. Per facilitare il distacco del "master" dal foglio di acetato ho steso un sottile velo di lubrificante siliconico sulla superficie del canopy Revell. Sono riuscito a fare 3 stampi; di più non posso perché già il canopy originale iniziava a dar segni di "stanchezza".
Nella foto a sinistra si vede lo Stuka e l tre canopy "vacuformizzati". Quello di centro è il più "cotto" e difficilmente potrà essere utilizzato. Ho anche scoperto che l'acetato che ho utilizzato, già in origine piuttosto spesso (1 mm.) e rigido, per effetto dell'aria calda si è "temprato" e risulta inattaccabile dalle forbici e dal tagliabalsa. Per poter tagliare lo sfrido, ho dovuto utilizzare il minitrapano con una lama circolare e poi con una fresa. La difficoltà di lavorazione mi sta facendo ricredere di aver fatto la scelta giusta e quasi sicuramente dovrò ripetere l'operazione utilizzando un foglio di acetato più sottile, sperando di non danneggiare irreparabilmente il canopy originale, cosa che non mi consentirebbe di concludere il modello. Roba da non riuscire a dormire la notte: per un solo pezzo... Nel frattempo, il timone orizzontale sinistro è stato fissato.
Mentre aspetto che mi venga l'"ispirazione" per risolvere il problema del canopy, ho spennellato ben bene di Maskol quello fornito nel kit per poterlo utilizzare come "mascheratura" per la prima mano di grigio di fondo. Il vano motore è stato parimenti mascherato utilizzando nastro carta e Maskol per coprire le zone non raggiunte dal nastro. Infine, sono stati protetti con il Maskol anche le ruote e il faro d'atterraggio.
Nella foto a sinistra è stata data una mano di grigio medio Puravest acrilico come prova verniciatura. Superiormente la "situazione" è abbastanza soddisfacente, con le pannellature (incise a mano) ben visibili. Tranne un piccolo ritocco nella zona fusoliera dietro l'abitacolo, non c'è altro da fare. Inferiormente i punti da ritoccare sono più numerosi, ma tenendo conto che si tratta di un kit di quarant'anni fa, non ci possiamo lamentare (troppo). Il prossimo scoglio, come già anticipato, sarà realizzare il canopy.
Nella foto a destra sono state date due mani molto diluite di RLM 65 (Hu 65). La copertura non è ancora al 100%, quindi sarà necessario ripassare ad aerografo la parte centrale della fusoliera e la semiala destra. L'aspetto superficiale è un po' "gessoso" ma confido poi negli strati successivi di trasparente lucido Vallejo per la posa decal. I freni aerodinamici, le antenne e la bomba ventrale saranno aggiunte dopo questa fase. Nella foto risulta scarsamente visibile, ma sulla fusoliera, davanti all'attaccatura delle ali, un quadratino di nastro carta protegge il vano che, posizionato sopra la bomba ventrale, consentiva al pilota di verificare il corretto sgancio della bomba. La presenza del vano (spesso trascurato dalle case modellistiche) è testimoniata dall'immagine a destra ("catturata" da un documentario della Delta Editrice di qualche anno fa dedicato allo Stuka) che ritrae la "pancia" dello Stuka conservato al Museo R.A.F. di Hendon, vicino Londra.
Nella foto a sinistra, un (piccolo) passo avanti: la banda gialla sul muso, che è stata data a pennello rimuovendo parzialmente la mascheratura del vano motore. Next step: la stesa (ad aerografo) del RLM 70 dopo la mascheratura delle parti inferiori e successivamente la stesa dell'RLM 71 per il "classico" schema mimetico degli Stuka.
Nella foto a destra, si comincia a fare sul serio: ancora con la mascheratura (da completare nella zona del timone), è stata data una prima mano di Hu 30 uniforme e poi di Hu 91 .
Come al solito, c'è sempre qualche dettaglio da rifinire, ma ecco in foto la mimetizzazione "di base" con il classico schema "a losanghe" (RLM 70 e RLM 71) con le superfici inferiori in RLM 65.
Successivamente dovrò procedere con la copertura in Verde Oliva Scuro 2 superiormente e del Grigio Azzurro Chiaro 1 inferiormente per simulare l'obliterazione delle croci nere sulle ali e in fusoliera.
In realtà, l'aggiunta del canopy (parte posteriore) non è stata indolore come pensavo e ho dovuto "rimaneggiare" l'area circostante, rendendosi necessario un "ritocco" della verniciatura. Manca l'aggiunta del verde scuro RLM 70 per poi procedere con lo strato di Verde Oliva scuro 2.
Ecco lo Stuka con la mimetizzazione originale (nuovamente) completata; su questa base si dovranno soprapporre le bande in fusoliera e sulle ali di Verde Oliva Scuro 2 per l'obliterazione delle croci della Luftwaffe. Similarmente, si dovranno realizzare le bande di Grigio Azzurro Chiaro 1 per le superfici inferiori per poi applicare i fasci alari (solo inferiormente), i codici di reparto in fusoliera e la croce sabauda sul timone di coda. Durante la fase di "spoliazione" si è staccato l'alettone interno destro, che sarà incollato al termine delle fasi su descritte.
Nella prima foto di destra sono visibili i due semplici mascherini di cartone utilizzati per ricoprire la mimetizzazione originale con una mano a spruzzo di verde oliva scuro, che è stato utilizzato anche sulle ali per "coprire" le croci alari (con una semplice mascheratura (patafix+nastro carta). Nella seconda foto la mascheratura leggera per la parte inferiore.
Nelle foto a sinistra il "risultato" delle due mascherature, superiore e inferiore. Non sono visibili in foto i due rombi dipinti sul timone verticale per obliterare le svastiche (che saranno poi coperti dalla croce sabauda). Nella foto sono anche visibili i "moncherini" di sprue stirato che simulano le estremità delle canne delle mitragliatrici alari (ancora da dipingere con il Gun Metal). Sulle semiali inferiori, come da foto dello Stuka "Picchiatello", il grigio utilizzato per "coprire" le croci alari era esteso a buona parte del bordo d'attacco alare (il contrasto con l'Hellblau è poco visibile in foto).
Lasciamo temporaneamente "riposare" lo Stuka dopo i ripetuti "maneggiamenti" per completare la mimetica e procediamo con le altre parti che compongono il modello. E' ora quindi di assemblare l'ottima elica della QuickBoost (vedi foto a destra).
Nella confezione sono presenti l'ogiva e le tre pale che devono essere incollate, una alla volta all'ogiva facendo uso della dima acclusa, che consente di posizionare la pala nella giusta lunghezza e passo. Il risultato finale è di ottimo livello ed è tutt'altra cosa rispetto al simulacro fornito nel kit....
Finalmente la "mimetica" è conclusa. Sono state realizzate anche le "bande nere" che riproducono le tre strisce in gomma nera sulle ali. Nel kit Revell sono a rilievo ed è stata eliminata la quarta anteriore destra perché non presente nell'aereo vero, ricostruendo con l'incisore le pannellature alari. La finitura traslucida, a chiazze in alcuni punti, è dovuta alla prima mano di trasparente lucido acrilico che aiuterà la posa delle decal. Una successiva mano sarà passata per fissare le decal (in fusoliera e sub alari) e per preparare il modello alla fase di weathering successiva. Dopo di ciò si potrà completare il modello con le parti mancanti.
Cominciano ad arrivare le Decal! Mi sono procurato un foglio (un "foglietto", in verità) della LF Models dedicato a un esemplare di Picchiatello in forza alla 209 Squadriglia del 97° Gruppo operativo in Africa Settentrionale (Libia) nel 1941 e finito in mani inglesi nello stesso anno nel mese di settembre. Nel piccolo foglio sono presenti sia i fasci alari che le coccarde RAF. I fasci alari, come risulta dalla foto dell'esemplare "vero", sono stati applicati al contrario (con i fasci rivolti verso la coda), anche se nella foto manca ancora quello sotto la semiala destra. Le decal della MF Model sono molto sottili e mi hanno fatto sudare sette camicie perché tendono facilmente ad accartocciarsi. Per farle stendere nuovamente, ho dovuto immergerle in una soluzione (tiepida) di DecalSoft, appoggiarle nuovamente sulla base di carta ritagliata con le forbicine e farle scivolare nuovamente con le pinzette sul modello. Per fortuna, anche questa fase è superata... la successiva prevede la realizzazione del collimatore e della staffa di protezione "anti capocciata"...
Il collimatore e la protezione "anti capocciata" sono state collocate anche se non sono ancora visibili. Nel frattempo ho aggiunto la bomba ventrale e l'apposito supporto. Next step la mitragliatrice posteriore, che ho deciso di posizionare dopo il fissaggio del canopy per evitare spiacevoli rotture. Non ho utilizzato quella del kit, di pura fantasia e sovradimensionata, ma ho acquistato un set della Aires di 4 MG-81 e ne ho utilizzata 1.
Una mano di trasparente opaco ha fissato il "weathering" (molto leggero) fatto con i colori a tempera. Ormai siamo alle battute finali (si spera) e posso iniziare a predisporre l'ambientazione, ovviamente desertica (siamo in Libia nell'estate del 1941).
Nel frattempo è stata posizionata l'ottima elica della QuickBoost. Nulla a che vedere con il misero simulacro che era fornito nel vecchio kit Revell...
Ecco la basetta che è stata preparata per lo Stuka, ancora "nuda". Le sue dimensioni (15x20cm) sono quasi insufficienti a contenere le "forme" dello Stuka, soprattutto le lunghe ali. La base è stata realizzata con la masonite (il retro della cornice) su cui è stato incollato, con il vinavil diluito con acqua, uno strato non omogeneo di terriccio per presepe, abbondantemente schiarito a tempera per riprodurre l'ambientazione libica. Non avevo l'intenzione di riprodurre la sabbia, sulla quale l'aereo "vero" sarebbe affondato e non sarebbe mai stato in grado di decollare, ma piuttosto un terreno argilloso, più compatto e più idoneo per accogliere un campo d'aviazione.
Nelle foto di sinistra: la "trovata" per tener fermo il filo dell'antenna mentre la goccia di cianacrilato faceva il suo dovere. Si tratta di un filo particolare perché è elastico e quindi una volta incollato rimarrà teso come dal vero. Nell'altra foto sono visibili le tre antenne dorsali (particolari in fotoincisione) e il ruotino di coda.
Nelle foto sopra: anche per lo Stuka "Picchiatello" siamo arrivati alla fine.. Sulla basetta allestita all'uopo sono visibili il figurino della CMK che fa parte di un set di tre (due piloti e un meccanico), la scala e il tavolo sono stati autocostruiti con parti provenienti da un vecchio kit della ESCI, di cui fanno parte anche il bidone e la cassetta di legno. Tenendo conto del kit di partenza, con quasi quarant'anni sulle spalle, mi considero soddisfatto del risultato finale, anche se è stato necessario arricchirlo con diversi particolari aftermarket. L'elica QuickBoost fa la sua "porca" figura rispetto alla pessima riproduzione fornita nel kit. Sullo sfondo sono visibili, nella foto 1, due Picchiatelli della 208° Squadriglia in volo e, nella foto 2, la Box Art della vecchia scatola Revell con la foto del modello finito "come da scatola".
Possiamo finalmente iniziare il prossimo: Fieseler Storch "Regia Aereonautica".
AG 2017