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jeep box
AIRFIX
Willys British Airborne Jeep WWII
(scala 1/72)
n° Catalogo: A02339

Il ricordo del D-DAY

Il 6 giugno 2014 si sono celebrati i 70 anni dal "giorno più lungo", ovvero lo sbarco in Normandia degli Alleati, avvenuto appunto il 6 giugno del 1944. La commemorazione di tale data, che ha visto la più grande invasione della storia dell'Umanità, ha ispirato molte case di modellismo a realizzare nuovi kit e a riproporre altri già in catalogo con nuovi assortimenti e combinazioni, nuove decal e nuove mimetiche. L'operazione di "marketing", a mio parere perfettamente riuscita, è stata compiuta anche con il kit della "mitica" Willys, qui proposta (anche) in una versione aerotrasportata della RAF. 

Come è noto, l'Operazione Overlord, il nome in codice che fu dato dagli Alleati allo sbarco e all'invasione della Normandia, prevedeva, per la prima volta nella storia, un attacco preventivo effettuato, la notte precedente allo sbarco, da lanci di truppe aviotrasportate, allo scopo di occupare alcuni punti ritenuti strategici nell'entroterra. Alla parte ovest delle zone di sbarco, furono assegnate l'82a e la 101a divisione aerotrasportata statunitensi, comandate rispettivamente dai generali Matthew Ridgway e Maxwell D. Taylor, mentre la zona est fu destinata alla 6a divisione aerotrasportata britannica, comandata dal generale Richard Nelson Gale.

Nella notte tra il 5 e il 6 giugno 1944 furono quindi effettuati diversi lanci di paracadutisti sul territorio nemico, con l'obiettivo di conquistare i ponti (prima che venissero distrutti dalla prevista ritirata tedesca) e altri punti strategici e di distruggere le postazioni d'artiglieria che avrebbero ostacolato la forza di sbarco. I lanci furono però compromessi dall'inesperienza - come scrivevo sopra, era la prima volta che si effettuava una così massiccia operazione di truppe aviotrasportate -, dalle condizioni meteo e del terreno. La 6ª divisione aerotrasportata britannica fu la prima ad entrare in azione, dieci minuti dopo la mezzanotte: i suoi obiettivi erano la conquista del ponte sul fiume Orne e del Ponte Pegasus sul canale di Caen tra Ranville e Benouville, la distruzione di cinque ponti sul fiume Dives, a est della zona di atterraggio, e la distruzione di una batteria di 4 cannoni a Merville. Questi ultimi, che si riteneva fossero di calibro 150 mm, invece risultarono di calibro 75 mm, inefficaci per colpire, data la distanza, le spiagge dello sbarco. I cinque ponti sul Dives e i cannoni furono distrutti, mentre i ponti sull'Orne e sul canale di Caen furono conquistati e mantenuti intatti fino all'arrivo dei commando alla fine del 6 giugno. L'82ª e la 101ª aviotrasportate, composte da truppe statunitensi, furono meno fortunate, in parte a causa dell'inesperienza dei piloti ed in parte a causa delle difficili condizioni del terreno (vaste zone della penisola del Cotentin erano state infatti allagate dai tedeschi proprio per ostacolare eventuali operazioni di truppe paracadutate). All'atterraggio, i paracadutisti si trovarono sparpagliati su un'area larga decine di chilometri; alcuni finirono addirittura in mare e molti invece finirono nelle zone allagate dal nemico. Oltre ai paracadutisti, altre truppe alleate furono aviotrasportate con mezzi e equipaggiamenti utilizzando alianti, che furono trainati in prossimità dei bersagli assegnati e poi sganciati. Sull'illustrazione della scatola del kit Airfix è appunto raffigurata una Willys in procinto di essere caricata su un aliante Horsa. Per il traino degli alianti furono utilizzati i velivoli più disparati, secondo la disponibilità; gli americani utilizzarono i C-47 Dakota, i B-17, i B-25, ma anche i caccia bimotori P-38 e persino i lenti e goffi idrovolanti Catalina. Gli inglesi utilizzarono oltre 250 alianti del tipo Horsa, ma a causa delle sue maggiori dimensioni (e peso) rispetto ai Waco statunitensi, per il loro traino potevano essere impiegati solo aerei da trasporto come il C-47 (con qualche difficoltà) e i grossi quadrimotori da bombardamento Halifax e Stirling. In compenso, potevano portare 25-30 soldati ciascuno (contro i 13 del Waco) o, in alternativa, una Willys completamente equipaggiata o un obice da 6 libbre.

Una parte degli alianti utilizzati, purtroppo, precipitarono o effettuarono atterraggi di fortuna che causarono feriti e perdite. Dopo ventiquattro ore, solo 3.000 uomini della 101ª erano riusciti a radunarsi; molti continuarono a vagare da soli o in piccoli gruppi e a combattere dietro le linee nemiche per giorni. 


 

ll giorno dopo il "D-Day" (il 7 giugno 1944), la stampa italiana cerca di minimizzare l'invasione alleata. Sotto i titoli di testa de Il Secolo, si riportano le notizie della "distruzione" di una intera divisione alleata e di diverse unità di paracadutisti e truppe sbarcate in annientamento. Nella realtà, l'avanzata alleata procedette piuttosto lentamente a causa dei contrattacchi tedeschi, che disponevano di forze consistenti dislocate in punti strategici. Solo alla fine di giugno del 1944, gli alleati riuscirono, anche grazie a una accurata organizzazione logistica e al completo dominio dell'aria, a conquistare una salda testa di ponte nel nord della Francia. 

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Un altro lancio di alianti in grande numero è legato all'operazione Market Garden, avvenuto in Olanda nel 17 settembre del 1944 e raccontata nel film Quell'ultimo Ponte (A Bridge Too Far) del 1977 di Richard Attemborough, il regista inglese recentemente scomparso. Lo scopo dell'offensiva, sotto il comando del Generale Montgomery, era quello di attraversare il Reno e ricongiungere le truppe aviotrasportate alleate con quelle sbarcate tre mesi prima in Normandia, quindi avanzare sul suolo tedesco e sulla vitale regione industriale della Ruhr, per provocare un crollo definitivo del nemico e concludere la guerra entro il Natale del 1944. L'operazione coinvolse oltre 35.000 soldati aviotrasportati, ma per alcuni errori strategici commessi dagli Alleati, per le condizioni meteo sfavorevoli che non consentirono un'efficace copertura aerea e persino per difficoltà nelle comunicazioni radio, si tramutò in un (quasi) totale fallimento. Le perdite, soprattutto tra i civili olandesi, furono elevatissime: dai 20.000 ai 30.000 morti. Il Principe Bernardo dei Paesi Bassi ebbe a dire allo storico Cornelius Ryan, autore del libro da cui è stato tratto il film: "il mio paese non potrà mai più pagarsi il lusso di un altro successo di Montgomery".

La Willys in versione “British Airborne”
 

Il kit "originale" della Willys lo si deve alla Ditta francese Heller, che lo realizzò alcuni anni fa (anni '90). La qualità dello stampo è però tale che anche oggi, sotto il (nuovo) marchio Airfix, fa la sua figura.

La scatola si presenta con un contenuto piuttosto ricco (in particolare per un Serie 2): ben 71 pezzi, che consentono di costruire la Jeep in due livree (una RAF airborne e una USA), con tanto di carrello per il trasporto e/o un obice da 75 mm.

I pezzi che compongono il kit sono distribuiti su due sprue grigio chiaro più uno sprue di trasparenti, per il parabrezza e i fari. 

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Le dimensioni dei pezzi (e di conseguenza il "prodotto" finito) sono lillipuziane; bisognerà prestare particolare attenzione a non rompere o danneggiare i piccoli pezzi mano mano che si staccheranno dagli stampi. Le istruzioni sono nel consueto nuovo stile Airfix, già descritto nelle precedenti recensioni: bianco e nero e colori, evidenziando in rossiccio la parte che si sta montando in quel momento. Le due mimetiche (identiche a meno delle decal) sono raffigurate a colori.
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Come ho scritto sopra, in alternativa alla versione "airborne" è possibile realizzare la Willys "classica" dell'esercito statunitense o una sua variante con una mitragliatrice da mezzo pollice montata posteriormente. Il kit attuale, a differenza della proposta Heller, NON prevede figure (che erano un soldato seduto e uno in piedi, entrambi con le braccia posizionabili separatamente), ma include la piattaforma sulla quale la Jeep veniva legata se lanciata mezzo paracadute. Le ruote anteriori (quelle sterzanti) possono essere montate o in asse con il veicolo o leggermente sterzate (a sinistra).
In conclusione, un modello interessante, di sicuro risultato ed economico, che può essere utilizzato per realizzare/completare un diorama aeronautico o terrestre. Per un maggiore grado di dettaglio, è disponibile (ma non è di facile reperibilità) un foglio in fotoincisioni Orange 3D per la mascherina del radiatore, per il cruscotto e il volante, e per una serie di piccoli dettagli (vedi la foto a destra), compreso lo specchietto retrovisore!


AG 2016