La prendiamo un po' alla lontana...
La mia "storia" con lo Short Sunderland inizia nel lontano 1989. A quei tempi ero un (giovane) studente universitario in procinto di laurearmi ed ero anche Direttore del Centro IPMS di Napoli che raccoglieva tra i suoi iscritti, grazie all'opera di apostolato condotta dal sottoscritto e dal mio amico Vincenzo, una trentina di soci.
Ritenevo utile, almeno una volta alla settimana, che ci riunissimo tutti insieme per confrontarci su quello che stavamo facendo, sulle ultime novità, sulla organizzazione e partecipazione alle Mostre, e così via; ma disporre di un locale abbastanza grande da contenere trenta persone (più vari altri modellisti che partecipavano saltuariamente ai nostri incontri) era una bella sfida... Fortunatamente, entrai in contatto con l'Associazione Nazionale Marinai d'Italia (ANMI) che disponeva di vari locali nei piani bassi del palazzo dell'Ammiragliato (la sede del Comando in Capo del Dipartimento Militare Marittimo del Basso Tirreno) a Napoli (a pochi metri da Piazza Plebiscito). Ricevetti dall'Associazione una proposta molto allettante: a fronte del pagamento della quota associativa annuale (che allora ammontava, se non ricordo male, a diecimila lire, quindi alla portata di ogni giovane modellista), l'ANMI ci metteva a disposizione uno dei locali a loro uso per le attività di gruppo della nostra Associazione. Quello stesso anno l'ANMI organizzava una "trasferta" in Inghilterra: ogni anno i reduci delle varie marine militari si riunivano in una nazione per incontrare i loro corrispettivi che avevano prestato servizio nella Marina del loro paese. Alla fine degli anni '80 c'erano (ancora) molti marinai che erano sopravvissuti al secondo conflitto mondiale e quindi era per me molto interessante ascoltare le loro storie. In particolare, nell'ANMI di Napoli c'erano molti sommergibilisti che avevano prestato servizio sui sommergibili oceanici italiani. Questi ex marinai mi risultavano particolarmente simpatici, sia perché erano persone degne di stima e di rispetto, sia perché mi ricordavano mio nonno, purtroppo morto dodici anni prima, che si era imbarcato (volontario) su un sommergibile a soli sedici anni. Uno di questi ex sommergibilisti, che aveva una totale avversione per i polli (non sopportava neanche l'idea di avere a distanza di dieci metri un piatto a base di pollo), mi aveva raccontato che, pochi giorni dopo la dichiarazione di guerra, il suo sommergibile era stato attaccato da una nave inglese e costretto alla resa e quindi aveva trascorso quasi cinque anni di prigionia in un campo di concentramento inglese in Sudafrica. Credo che il sommergibile che aveva subito quella sorte fosse il Galileo Galilei che il 18 giugno del 1940, solo otto giorni dopo la dichiarazione di guerra dell'Italia contro Francia e Inghilterra, fu catturato da unità navali inglesi nel golfo di Aden e poi incorporato nella Royal Navy.
Delle storie di vita a bordo dei sommergibili che talvolta mi raccontavano, il particolare che ricordo maggiormente fu che i marinai italiani NON avessero le cuccette ma dormissero sul pavimento. Quanto dovevano essere diverse le condizioni dei nostri marinai rispetto a quelle dei sommergibili americani che si vedevano nei film di guerra degli anni quaranta/cinquanta dove ogni marinaio dell'equipaggio poteva dormire su una comoda brandina...
Ma torniamo alla trasferta inglese: le principali tappe del viaggio in Inghilterra prevedeva una visita a Plymouth, in passato la più grande base navale inglese e la seconda per importanza della Royal Navy durante la 2a GM, diventata quindi uno dei principali bersagli della Luftwaffe. L'altra tappa era Portsmouth, nella cui rada è ormeggiata la "mitica" Victory, la nave dell'ammiraglio Nelson che vinse la battaglia di Trafalgar il 19 ottobre del 1815 contro la flotta francese di Napoleone. Purtroppo Nelson non potè gioire di quella vittoria perchè fu ucciso proprio in quello scontro da un colpo di fucile sparato da un marinaio francese.
Il viaggio proseguiva a Londra, dove rimanemmo qualche giorno per visitare la città. Personalmente avevo due obiettivi da raggiungere: l'Imperial War Museum a Londra e il Museo della RAF di Hendon. Hendon è un sobborgo di Londra sito a nord est della città e distante 11 km dalla famosa stazione londinese di Charing Cross. Hendon (più precisamente Colindale) è stata sempre legata all'aeronautica fin dalla fine del 19° secolo e accolse nel 1912 la prima manifestazione aeronautica inglese aperta al pubblico. Durante la seconda guerra mondiale il campo di volo non fu utilizzato perchè era troppo vicino alla città di Londra e quindi troppo esposto ai bombardamenti. Nel 1972, alla presenza della Regina Elisabetta II, fu inaugurato il Museo dedicato alla RAF. Allora la collezione ammontava a soli 32 velivoli, mentre oggi ce ne sono ben 150.
In una uggiosa mattina (tipico clima londinese) della tarda primavera del 1989, lasciai i miei compagni di viaggio ai loro giri della capitale e mi recai alla stazione di Charing Cross dove presi un trenino che mi avrebbe portato a Hendon. In quel treno trovai diversi italiani, la maggior parte camerieri che lavoravano nella City e tornavano nelle loro abitazioni per dormire dopo il turno di notte. Di solito le periferie delle grandi città sono piuttosto bruttine, ma il panorama che si mostrava fuori dai finestrini del treno era molto più squallido di come uno se lo possa immaginare: tante casupole basse di mattoni rossi separate da un piccolo "backyard" e tutte immerse in una nebbiolina grigiastra... mi venne una tristezza che ricordo ancora oggi. Mi torna anche alla memoria un ampio cortile dove una trentina di persone vestite da ufficio (abito grigio per gli uomini, tailleur per le donne), ognuno con la sua valigetta nera 24 ore, marciavano a passo militare: probabilmente era una scuola di formazione manageriale di allora... Bah!
Torniamo a Colindale. Sceso dal treno, mi ritrovai fuori dalla piccola stazione in un viale di campagna totalmente deserto e senza alcuna indicazione per la meta da raggiungere... Girai alquanto per la stazione alla ricerca di un "autoctono" che mi sapesse dare qualche informazione e quindi mi incamminai per questa strada deserta, priva di marciapiede, con le auto che ti arrivavano da dove non ero abituato (in Inghilterra si guida contromano!).
Dopo alcuni minuti di cammino, chiedendomi che cosa mi fosse saltato in mente per trovarmi da solo in un posto desolato e sconosciuto (e sotto una pioggerellina molto fastidiosa - mi ricordo che indossavo l'impermeabile marrone scuro "a pellecchia" di mio padre), scorsi in lontananza alcuni capannoni. FINALMENTE!
Mi misi a girare per gli Hangar come un indemoniato e, dopo aver consumato almeno quattro rollini di foto, con i vari Hurricane, Spitfire, Me 109, Stuka e persino un Fiat CR 42, mi trovai davanti a due mostri: l'Avro Lancaster e lo Short Sunderland. Allora il museo per il gigantesco idrovolante (il Sunderland) era "stretto di spalle" e le sue ali spuntavano (parzialmente) fuori da due aperture praticate nell'hangar; chi visitasse oggi il Museo troverebbe una più adeguata collocazione per il più grande quadrimotore della RAF che galleggiava sull'acqua, definito dalla Luftwaffe il "porcospino" volante per la sua capacità di difesa dagli attacchi aerei.
Con il Sunderland fu amore a prima vista: le sue dimensioni imponenti, quel suo "corpo" a forma di cernia (bollita), le ali strette e lunghissime che lo facevano sembrare un incrocio tra un grosso pesce e un volatile mal riuscito, mi entusiasmarono a tal punto chee quando tornai in Italia corsi dal più vicino negozio di giocattoli e modellismo e acquistai per la cifra di ben 6.500 lire (di allora) il Sunderland Mk III (Serie 6) Airfix, ch eè rimasto a Catalogo Airfix fino a pochi anni fa.
Airfix Short Sunderland (Series 6).
Che delusione!!! Il kit risaliva al 1959 e quindi nel 1989 era già trentenne... I 160 pezzi di styrene bianco latte (oggi grigio chiaro), che potrebbero far pensare a un kit accurato, erano e sono il minimo indispensabile per una riproduzione appena sufficiente del grosso e goffo idrovolante, ma vero tormento per gli U-Boote tedeschi.
Nel vecchio kit Airfix, i motori sono solidali con le NACA, la rivettatura (in rilievo) era piuttosto pesante allora (e più tenue oggi per effetto dell'usura degli stampi). Lo styrene utilizzato non era dei migliori e distribuiti un po' dovunque si ritrovano gli estrattori. Ovviamente il flash non poteva mancare, insieme a qualche leggero ritiro. Gli interni sono praticamente inesistenti e gli accoppiamenti incerti, tipici della produzione Airfix di oltre cinquant'anni fa. Le superfici mobili sono separate, ma aggiungono solo una spiacevole impressione "giocattolosa" al tutto. I trasparenti sono spessi e imprecisi e il carico di caduta piuttosto approssimativo. Le decal di allora erano brutte ma nella nuova scatola rossa sono state leggermente rinfrescate (anche se riproducono sempre lo stesso esemplare di oltre cinquant'anni fa). L'unico "plus" del kit è che sono presenti le ruote per il posizionamento a terra e un piccolo carrellino d'appoggio per la parte posteriore. Penso che il Sunderland Airfix rimarrà chiuso nella sua vecchia scatola e farà compagnia all'altro "obbrobio" Airfix di quegli anni che voleva riprodurre lo Short Stirling...
Tutto ciò detto, potete immaginare la mia curiosità quando verso la fine del 2012 cominciai a leggere su vari forum di modellismo dell'imminente uscita di un kit dell'Italeri dedicato al Sunderland. Riuscii a resistere pochi mesi poi, approfittando dei saldi estivi (di un famoso negozio di modellismo di Roma che purtroppo ha chiuso per sempre a giugno 2014) mi portai a casa per circa 35 € questo nuovo kit tutto italiano dedicato allo Short Sunderland Mk I.
ITALERI SHORT SUNDERLAND Mk I (catalog n° 1302).
La scatola in cartoncino (con coperchio) del Sunderland è molto ricca (vedi foto inizio recensione): contiene 5 stampate di styrene grigio, uno sprue di trasparenti, un ricco foglio decals per 6 versioni, un foglio di fotoincisioni per diversi particolari interni ed esterni, un volumetto di una quarantina di pagine con foto dell'aereo (anche close up di particolari) e una treccia di stoffa per riprodurre la gomena d'ancoraggio. La qualità è nettamente superiore al vecchio kit Airfix: il dettaglio superficiale presenta pannellature incise (anche troppo, secondo qualche forum su internet), gli interni sono sufficientemente dettagliati e le superfici mobili sono separate. il carrello anteriore e posteriore sono decisamente più fedeli rispetto a quelli presenti nel vecchio kit Airfix.
Vedendo le foto del modello montato sul sito dell'Italeri, l'impressione è decisamente ottima. In realtà, qualche piccola svista l'hanno commessa anche i progettisti dell'Italeri e in commercio si trovano diversi kit di upgrade per il kit (motori, eliche, interni) oltre a kit di super dettaglio in fotoincisione per particolari interni ed esterni.
ITALERI SHORT SUNDERLAND Mk III (catalog n° 1352).
Nel 2014 è uscita una nuova scatola dedicata al Sunderland, ma per la versione Mk III (la stessa dell'Airfix). Il Mk III, come scritto sopra, aveva una chiglia diversa e nuovi motori, i Bristol Pegasus XVIII rispetto al Mk I (che montava i Pegasus XXII). La Mk III fu la versione più costruita (461 esemplari contro gli 89 della Mk I), la meglio armata e la più efficace per la guerra antisommergibile.
Passiamo ora all'analisi degli stampi: le differenze ci sono, ovvero sono stati inseriti diversi nuovi particolari negli stampi ed effettuate modifiche (pannelli prima aperti ora chiusi, parti trasparenti modificate, etc.). Vediamo nel dettaglio le differenze:
1. Sprue Motori (due stampate): sono stati aggiunti una decina di (piccoli) pezzi relativi alla nuova apparecchiatura radar montata sul Mk III ma i motori, che dovevano essere diversi, sono gli stessi presenti nelle stampate del Mk I.
2. Sprue Fusoliera: anche qui sono stati aggiunte diverse nuove parti, ma le due grandi semifusoliere presenti sullo stampo sono identiche (quindi nessuna differenza rispetto alla nuova forma della chiglia del Mk III rispetto al Mk I).
3. Sprue semiali superiori: invariati
4. Sprue semiali inferiori: invariati
5. Sprue trasparenti: parti modificate
6. Foglio in fotoincisione: modificato
7. Decal modificate (sempre 6 versioni)
La mancanza più grave sembrerebbe la fusoliera, che non è stata modificata. Per il resto valgono le considerazioni già espresse per il kit precedente.
NOVITA': SPECIAL HOBBY SHORT SUNDERLAND Mk V (catalog n° SH 72162).
Nel 2019 la nota casa Ceca ha proposto una nuova scatola dedicata al Sunderland, ma per la versione Mk V, che ebbe il battesimo dell'aria nella primavera del 1944 e fu caratterizzata dalla sostituzione dei motori Bristol Pegasus con i Pratt & Whitney Twin Wasp di fabbricazione USA, che sviluppavano una potenza di 1 200 HP a motore). Ne vennero realizzati 155 esemplari.
L'incremento della potenza "rinverdì" i gloriosi Sunderland che rimasero in linea fino al 1959, partecipando al ponte aereo di Berlino ed alla guerra di Corea.
Nelle foto di sinistra (Box Art e alcuni sprue) si può vedere la nuova proposta (2019) della Special Hobby dedicata allo Short Sunderland Mk V.
Siamo davanti a un kit "short run" di notevoli dimensioni e , per quanto si possa vedere, di buona fattura e elevato grado di dettaglio.
Date le notevoli dimensioni, l'incollaggio ali/fusoliera è stato adeguatamente irrobustito da strutture in styrene. Osservando gli stampi relativi appunto a fusoliera e ali, si nota una eccessiva profondità e dimensione delle pannellature esterne, che avvicina questo kit della Special Hobby alle recenti produzioni Airfix.
Messo a confronto con l'Italeri, il nuovo kit ceco sembra decisamente più dettagliato, anche rispetto alla versione Mk III che è stata "arricchita" rispetto alla Mk I. Nel kit sono presenti alcune parti in fotoincisione per gli interni e alcuni particolari esterni più un particolare in resina per il radar; il pannello strumenti in fotoincisione si completa con gli strumenti stampati su foglietto di acetato con tecnica fotografica. Tranne il timone verticale, tutte le superfici mobili sono solidali con le corrispondenti parti fisse.
Il libretto di istruzione è un dicreto volumetto in formato A4, a colori e descrive, in ben 75 fasi, il montaggio di questo grosso idrovolante. Il foglio decal, di notevoli dimensioni e realizzato dalla Cartograf, consente la scelta tra 4 versioni, 3 RAF e una Marine Nationale (francese), completate da una ricca dotazione di stencil, ma purtroppo per me tutte post-belliche...
Non ho ancora effettuato confronti con disegni in scala o letto recensioni di altri modellisti per verificare la correttezza e corrispondenza delle forme e dei particolari all'originale, ma dall'analisi degli stampi mi sembra un kit decisamente accurato, quindi lascia ben sperare.
Il prezzo dovrebbe essere compreso tra i 40 e i 50 €, a seconda del rivenditore, quindi confrontabile con quello dei kit Italeri.
Conclusioni: da una prima analisi, lo Special Hobby ha tutte le premesse per essere considerato un ottimo kit dello Short Sunderland; il solo rammarico, per me, è che non contribuirà ad incrementare la mia già molto ricca collezione di kit a causa delle sole proposte pot-belliche. In un prossimo futuro...
Foto sopra: il contenuto del kit Alpha Flight, che è composto da stampi in styrene short run, parti in resina, metallo bianco, fotoincisioni e vacuform (per i trasparenti - ma mancano le finestrature degli oblò che devono essere ricostruiti). Si tratta di un kit completo e complesso, decisamente per esperti (che hanno molto spazio a disposizione - l'apertura alare è di oltre 70 cm: le voluminose parti in styrene non hanno riscontri, rendendo decisamente problematico l'incollaggio ali/timoni e fusoliera ed è presente una buona dose di flash. Le parti in resina e in metallo bianco richiedono estrema precisione per separare il pezzo utile dallo sprue e dallo sfrido pena la loro rottura o il loro danneggiamento. Il dettaglio superficiale è adeguato alla scala, gli interni sono ben dettagliati anche se valgono le considerazioni sopra espresse. I trasparenti devono essere rifilati alla perfezione per farli combaciare con le parti in styrene. Le decal sono per due versioni, una inglese e una francese. Per i modellisti sprezzanti del pericolo c'è anche il Vacuform della Sanger in 1/48 e ADDIRITTURA un Vacuform in scala 1/32 della Tigger Models (a 85 £)!!!
Foto a sinistra: il contenuto del kit Tigger Models dedicato al Sunderland e un'ottima sua realizzazione da parte del modellista Glenn Ping. Vedendo l'esiguità del kit non ci si può non complimentare con chi si è cimentato nell'improba impresa... La Tigger Models realizza vari altri kit in vacuform dedicati ad aerei moderni e alla 2a G.M., in particolare bombardieri (tra i quali cito Catalina, Lancaster, Boeing B. 29, Dornier Do. 217 e persino un SM 79!)