AIRFIX

Armstrong

Whitworth Withley G.R. VII

scala 1/72

Cat. Ref. A09009

 

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Parliamo di un kit che è abbastanza recente, uscito nel 2016, basato a sua volta sul kit del Whitley Mk V uscito l’anno prima. Come da qualche recensione a questa parte, tralascio la parte “storica” per dare spazio a quella modellistica. Se qualcuno fosse interessato a qualche notizia su questo bombardiere bimotore della RAF, può consultare la pagina dedicata di Wikipedia cliccando qui.

Mi limiterò soltanto a dire che la differenza principale tra il Mk V da bombardamento e il Mk VII usato principalmente come anti nave e anti sommergibili è la dotazione di antenne radar. L’Airfix, in virtù di questa aggiunta, ha innalzato la Serie di appartenenza dalla già consistente Serie 8 alla maggiore Serie 9 (anche per il costo), tra le più grandi finora utilizzata per un aereo ma più in generale per una qualsiasi riproduzione in scala 1/72 della casa inglese. I kit in questa scala commercializzati dall’Airfix nella Serie 9 sono solo 3: il Whitley Mk VII oggetto della recensione, il Lancaster B.III DamBuster e il Dakota Mk III con la Jeep Willys.  Esistono, in realtà, per la scala 172, anche la Serie 11, alla quale appartengono l’Avro Schackleton e il Vickers Valiant e la Serie 12, con l’Handley Page Victor…

Aprendo la scatola (di notevoli dimensioni: 33 x 35,6 x 10,2 cm), ci troviamo davanti a 5 grandi sprue di colore grigio chiaro opaco a cui si aggiungono 2 sprue più piccoli di parti trasparenti, per complessivi 189 (170+19) pezzi.

Osservando gli sprue,  la prima cosa che salta all’occhio è che le semifusoliere sono stampate incomplete, nel senso che sullo stesso grande sprue sono presenti le due parti (più lunghe) dall’ala al timone di coda, alle quali si aggiunge un pezzo superiore e infine le sezioni anteriori, che comprendono l’abitacolo.

Le istruzioni sono costituite da un volumetto di 16 pagine che descrivono, in 79 fasi, il montaggio del kit. Lo stile è quello delle produzioni Airfix da più di un decennio a questa parte, ovvero degli schemi tipo CAD di colore grigio dove, di volta in volta, sono evidenziati in rosso scuro le parti da aggiungere.

Altro “leitmotiv” è la precisione e l’accuratezza degli stampaggi, assolutamente sconosciuti negli anni “d’oro” dell’Airfix, ovvero gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso. Altra caratteristica comune della recente produzione aeronautica della casa inglese è la realizzazione enfatizzata delle pannellature incise che, ad una verniciatura ad acrilico, risulteranno troppo evidenti e profonde. Decisamente “sovrabbondante” per la scala è l’effetto tela, in particolare sulle ali: forse una carteggiatura leggera potrebbe servire a renderla meno evidente, ma bisogna fare molta attenzione a non esagerare.

Il cockpit è molto ben dettagliato: oltre ai sedili e ai pannelli degli strumenti, sono presenti anche varie leve e strutture. Il cruscotto è da completare con una decalcomania, ma si possono acquistare aftermarket i set Eduard per gli interni (comprese le immancabili cinture di sicurezza), per i flap e, volendo, anche per le antenne, ma quest’ultimo non mi sembra particolarmente riuscito. Anche per il posteriore della fusoliera l’Airfix offre un interno ma, sfortunatamente, i dettagli nella porta opzionale per aprire la parte posteriore interna non sono così buoni. 

Per il vano bombe, adeguatamente dettagliato, sono presenti 4 bombe di medio calibro (stampate a semi-guscio). Prima di procedere con il montaggio, è necessario aprire alcuni fori sulle fusoliere e sulle ali per poter aggiungere, nelle fasi conclusive, le antenne radar.

Le ali sono stampate con gli alettoni solidali ma con i flap separati. E’ presente una struttura di rinforzo per il montaggio e per assicurare il giusto diedro alare e l’angolo di incidenza di 8,5°, caratteristica peculiare di questo bombardiere. Le altre parti mobili (piani e timone di coda) sono separate. I vani carrelli sono adeguatamente dettagliati e le ruote hanno l’effetto peso.

Le parti trasparenti sono stampate ottimamente e sono forniti 2 canopy principali, in funzione della versione da realizzare (antinave o da trasporto).

Le decal sono per 2 versioni, una Coastal Command (per me la più interessante) e una da trasporto della BOAC; sono ben stampate su carta azzurrina, come di consueto nel recente stile Airfix.

Suggerirei infine di incollare le antenne laterali dopo l'applicazione di vernice e decalcomanie, altrimenti le coccarde e le scritte sono molto difficili da posizionare.

Conclusioni: siamo davanti un kit ben dettagliato (anche con le aggiunte aftermarket della Eduard), irrinunciabile per chi, come me, vorrebbe collezionare le riproduzioni degli aerei della RAF della Seconda Guerra Mondiale e di sicuro risultato finale. Il prezzo? Piuttosto alto quello “di listino” ma girando su internet si riescono a spuntare sconti significativi (attenzione però alle spese di spedizione…).

Il Withworth Whitley nella storia (modellistica).

 

SCALA 1/72

 

Cominciamo con ricordare la Frog, la scomparsa casa inglese alla quale sono particolarmente affezionato.  La Frog realizzò nel 1970 un kit dedicato al Whitley, nelle versioni Mk V e Mk VII. Io lo acquistai alla fine degli anni settanta, e da allora non l’ho mai toccato. I kit si presentava nella consueta plastica grigio-blu scuro piuttosto vetrosa, con i trasparenti spessi come vetri antiproiettile. Era presente il flash ma la qualità di stampaggio era piuttosto buona per i tempi.​

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A prima vista il kit Frog sembra abbastanza buono, con dettagli in rilievo molto delicati. I cupolini e i radiatori del motore Merlin sono però troppo affusolati; le parti trasparenti hanno i “frames” troppo spessi e le torrette sono alquanto semplicistiche.

A un esame più accurato, si rileva che la fusoliera posteriore è troppo stretta nella vista in pianta, che il lato superiore degli alettoni è troppo grande e che la forma del “mento” sotto la torretta anteriore è sbagliata.

Il kit contiene 4 sprue di styrene e uno sprue per le parti trasparenti per complessive 78 parti (meno della metà del nuovo kit Airfix) che comprendono anche la base triangolare e l’asta con la testa snodata per il posizionamento in volo, un foglio decal per 2 versioni (oggi inutilizzabile) e le istruzioni.  

Le istruzioni consistono in un singolo foglio, stampato su carta di tipo "carta da giornale" di scarsa qualità in formato A4, piegato più volte per adattarsi alla confezione. La carta è molto fragile e facilmente strappabile. 
Un lato delle istruzioni inizia con spiegazioni di simboli “modellistici” internazionali, oltre 9 fasi di assemblaggio. 

Il retro delle istruzioni fornisce inoltre indicazioni per l’assemblaggio in 6 lingue, accompagnati da illustrazioni realizzate con disegni a china delle procedure da seguire. 

La differenza tra la versione Mk. V e la Mk. VII è, come nell’Airfix, l’aggiunta delle antenne.

Gli sprue non sono alfabetizzati e non sono illustrati nelle istruzioni. Le numerazioni dei pezzi sono solo accanto alle piccole “label” sugli alberi sprue.

Conclusioni: un kit abbastanza basico, che offriva però margini di miglioramento. La Falcon realizzava il set di canopy vacuform che però non erano di facile posizionamento perché la torretta anteriore e la parte anteriore della fusoliera sono un unico pezzo ed erano progettate per sostituire direttamente le parti del kit. Il che significa che la torretta manca del lato posteriore. Oltre ai canopy della Falcon, la AirWawes realizzava le parti in fotoincisione per gli interni e la Flightpath i motori radiali in resina per il Withley Mk III. Oggi l’impegno necessario per realizzare dal kit Frog, reperibile sotto diversi brand dell’est Europa (ZTS Plastik, Intech, etc.) e un brand canadese (Modelcraft), una buona riproduzione del bombardiere sarebbe comunque notevole e, messo a confronto tale kit con il nuovo kit Airfix, tanto lavoro non sarebbe giustificato.

Ci sarebbe da obiettare che anche il recentissimo Airfix non ha un costo contenuto (stante la Serie 9) e richiede qualche “aggiustamento” (leggi fotoincisioni Eduard) ma la base di partenza è sicuramente posizionata più in alto rispetto al vecchio Frog.

Altri Withley in giro?

Nel 2011, una intraprendente Ditta della Repubblica Ceca, la Fly, ha lanciato sul mercato diverse scatole dedicate al Whitley: un kit dedicato alla versione Mk I – Mk II (con motori radiali), un altro per il Mk III (con motori radiali), un altro per il Mk V e un altro per il GR VII.

Si tratta, per tutte le proposte, di kit in multi materiale, ovvero alle 62 parti di styrene stampate in short run si assommano 40 parti in resina e un foglio in fotoincisione con diverse parti, in funzione della versione offerta nella scatola.

Le parti in stirene sono ben stampate, senza sbavature ma, come tutti i kit stampati con questa tecnologia, sono del tutto assenti i riscontri per il montaggio e gli incastri, tranne per alcuni piccolissimi “pin” sui timoni di coda.

La difficoltà maggiore è quindi assicurare il corretto diedro alare in assenza di riscontri precisi. Le ali, inoltre, nella parte inferiore sono stampate in due pezzi separati e includono le gondole motori.

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Le ruote non hanno l’effetto peso; le eliche sono stampate con le pale separate. Le decal sono per due versioni; la qualità di stampa è buona ma non eccezionale. Sull’ala sinistra manca il faro di navigazione, che deve essere autocostruito.

Conclusioni:  un kit con un buon livello di dettaglio, adatto a modellisti esperti sia per la presenza di parti in resina, notoriamente fragili, che di assenza di riscontri per molte parti durante la fase di montaggio. Il costo: 35-40 €, quindi simile a quello del recente kit Airfix.  Il vantaggio è che, almeno per le fotoincisioni, non bisogna attingere al portafoglio, come invece è necessario (almeno per le cinture di sicurezza) per l’Airfix.  

Per chi non si accontenta della (misera) scala 1/72?

 

Incredibile ma vero: esiste un kit vacuform del Withley in scala 1/48!!!

La realizzazione è della Sanger, che ha commercializzato questo kit nel 1997 (Mk I-III), riproponendolo negli anni successivi con nuove versioni e nuove decal (Mk V e Mk VII).

La Sanger è una ditta britannica che si è specializzata nella realizzazione in vacuform e metallo bianco di aerei inglesi, statunitensi, giapponesi e russi e persino un Piaggio Avanti italiano noti e poco noti in scala 1/72 e 1/48.

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La scatola, oltre alle stampate in vacuform, contiene anche parti in metallo bianco per eliche, carrelli e altri particolari. Il prezzo è nell’intorno dei 55-60 € (escluse spese di spedizione). Ovviamente lo skill richiesto per la sua realizzazione è molto elevato, oltre a richiedere un notevole spazio per la sua collocazione.

AG 2019