La conversione dello Spitfire Vb in Idrovolante: quello che si trova “in giro”.
Alla data (2014) in scala 1/72 troviamo almeno 3 kit per lo Spitfire Mk Vb idrovolante e un kit per il Mk IX:
ll kit PM in styrene per il Mk Vb: lo Spitfire MkVb è riprodotto piuttosto male, ma si possono recuperare gli scarponi, i piloni, l’elica quadripala, la “pinna” sotto il timone ventrale e le decals (anche se forse sono fragili). Buttando lo Spit del kit e sostituendolo con un altro Mk Vb di recente produzione (lascio a voi la scelta), il “collage” consente di ottenere una buona riproduzione del primo prototipo del Mk Vb Floatplane (notare la P gialla in fusoliera) ancora con il timone verticale “di serie” a cui erano stati aggiunti la pinna ventrale e il filtro antisabbia.
Il kit di conversione in resina e metallo bianco della WTH Model Products, che fornisce tutto quanto occorre per realizzare lo Spit Idro con il timone verticale ingrandito in resina (il kit è ottimizzato per il nuovo Mk Vb Airfix, ma si possono utilizzare – con qualche adattamento – anche Hasegawa e Italeri). In metallo bianco, invece, sono realizzate le pale dell’elica (quattro), le ruote per il trasporto (quattro) e i cannoncini. L’ogiva è in resina.
Il kit di conversione in resina della AMC per il Mk IX prototipo, che fornisce gli scarponi, il timone ingrandito e la deriva. Non è specificato per quale modello è stato realizzato e mancano la presa d’aria allungata e le decals.
Il kit completo della Brengun per il Mk Vb
Lo Spitfire Mk Vb Heller in scala 1/72
Il kit dello Spitfire Mk Vb che ho utilizzato è (oggi) piuttosto datato: risale ai primi anni ’70, ma ai suoi tempi era un gradino più su delle contemporanee proposte Airfix, Revell e Matchbox. Il kit è composto da 38 parti (35 di plastica grigia + 3 trasparenti che compongono la cappottina); gli interni sono abbastanza dettagliati (per l’epoca) e, in più, il kit offriva la possibilità di realizzare la versione Trop (con apposito filtro tropicale) e il Mk Vb con le ali in versione normale o “accorciata”. Le pannellature sono in positivo, ma il difetto maggiore è forse nel diedro alare, che non é molto convincente. Questo è stato il motivo che mi ha fatto optare per la versione idro: gli scarponi (e relativi piloni) potevano (in parte) nascondere i difetti.
Quando alcuni lustri fa (più di 4) presi la decisione di realizzare lo Spit idro, i kit di
conversione non c’erano ancora (o almeno io non ne ero a conoscenza) e quindi mi armai
di pazienza e di
buona volontà e iniziai a lavorare di seghetto, taglia balsa e plasticard.
Come versione da realizzare
scelsi un Mk Vb Floatplane di 2a generazione, ovvero quello
dotato del timone esteso (vedi sotto):
Le “conseguenze” di questa scelta sono state: asportazione del timone verticale dalle 2 semifusoliere realizzazione del nuovo timone e della pinna inferiore realizzazione dei piloni realizzazione della presa d’aria ventrale (si poteva recuperare dal “magazzino” partendo da quella di un vecchio Mk IX, ma ho preferito rifarla con un pezzo di sprue). Oltre alle modifiche su riportate, ho dovuto recuperare un’elica quadripala (che arriva sicuramente da un Mk IX, probabilmente un vecchio kit Frog) e gli scarponi, che non ricordo più a quale kit d’idrovolante appartenessero (sono passati troppi anni…). Nella Foto a sinistra in basso si può vedere il lavoro di “alta chirurgia” di asportazione del timone verticale in coda, sostituito dal nuovo timone e pinna ventrale, realizzate con il plasticard. Le due semifusoliere sono già assemblate, gli interni quasi finiti (si nota anche l’asportazione del portello d’ingresso all’abitacolo) e le pannellature (parzialmente) re-incise (con varie stuccature di correzione). Dopo alcune prove “a secco” degli accoppiamenti ali/fusoliera, aggiungo qualche pezzetto di sprue tra le semiali superiore e inferiore perché sono troppo sottili e si nota troppo lo scalino rispetto alla fusoliera. Problema analogo lo riscontro anteriormente, all’attaccatura tra muso e ali: si rende pertanto necessario uno spessore di plasticard perché il muso risulta troppo “infossato”.
Arrivano le "Protesi"
E’ arrivato il momento di trasformare lo Spitfire in uno Spit Floatplane (Idrovolante). Con il plasticard ho realizzato i due piloni che sostengono gli scarponi, e li ho incollati con il cianoacrilico che mi ha fatto da sigillante delle piccole irregolarità di superficie poi, sempre con il cianacrilato, aiutandomi con una mascherina di cartone per essere sicuro di allinearli correttamente, ho incollato i due scarponi. Nelle foto accanto è anche visibile la presa d'aria maggiorata realizzata con plasticard e sprue.
La Verniciatura
Lo Spit è stato “bendato” prima della verniciatura delle parti inferiori con Sky (Humbrol 23): tutto coperto da bende (nastrocarta) sembra appena uscito da uno scavo dell’Antico Egitto. Dopo la verniciatura delle superfici inferiori, si rimuovono le “bende”: il colore è uniforme, e si nota poco la differenza con il grigio (di fondo) delle superfici superiori. La mascheratura ora deve essere applicata alle superfici inferiori e bisogna preparare con una matita i contorni delle bande dei due grigi che coloreranno le superfici superiori. Servirà un accurato confronto con le foto per disegnare le bande.
Riporto lo schema colori suggerito con le tinte (Humbrol) che si avvicinano di più. Io ho scelto EDSG: H123; DSG: H224; Sky: H23. L’unico problema è che l’H123 è semigloss e dovrà essere opacizzato. Si procede con le “tracce” a matita per la colorazione a due toni di grigio delle superfici superiori: Extra Dark Sea Grey e Dark Slate Grey. Le bande devono essere estese anche ai galleggianti e ai relativi piloni. Il confronto con le foto e i disegni è ovviamente d’obbligo.
Steso il primo "grigio" DSG, è stato “protetto” con il Maskol per la successiva mano di EDSG. Particolarmente difficile è stato far arrivare lo spruzzo della vernice (data con l’aerografo) sulle superfici dei galleggianti. La mimetica parziale è a confronto con il disegno a colori che sarà “guida” principale per la mimetica scelta. Il nuovo Maskol a base acquosa è sicuramente meno inquinante, ma è molto più fluido rispetto a quello che usavo un tempo e ha lo spiacevole difetto di “colare” dappertutto… Una volta asciutto si deve “ricomporre” utilizzando uno stuzzicadenti ma sono sicuro che i ritocchi (con il pennellino) siano necessari.
Dalle Foto seguenti si vedono i vari passi della verniciatura e la prima posa delle decals. Le “chiazze” dell’EDSG dovrebbero scomparire con la mano definitiva di opacizzante (acrilico). Nel frattempo sono comparsi i cannoncini, l’elica quadripala (seminascosta dalla fusoliera, con la punta di giallo ancora da completare). L’antenna era stata incollata, però è risultata troppo “cicciotta” e dovuto scollarla e carteggiarla per ridurre lo spessore. A questo punto ho dato una leggerissima mano di trasparente lucido Vallejo in previsione del posizionamento delle decals. A mio parere i colori Vallejo (almeno i trasparenti) sono poco adatti all’uso con l’aerografo, che si intasa subito e “sputacchia”. Ho cercato di rimediare alla meno peggio con un pennello intriso di acqua distillata, ma la verniciatura non è più uniforme: purtroppo qui mancava l’esperienza… in prove successive ho riscontrato che i Vallejo funzionano bene con l'aerografo se molto diluiti. Procedo a far aderire una coccarda in fusoliera, aiutandomi con un buon lavaggio di DecalFix. Mi sembra tutto ok e si nota poco il film trasparente al bordo, che dovrebbe ulteriormente essere mascherato dalla mano finale di opacizzante. E' stato anche necessario un ritocco nella bordatura tra il DSG e lo Sky, non proprio precisa (ma è ordinaria amministrazione). dopo la prima posa, procedo con le altre decal.
Sono comparse anche le due bande in prossimità del bordo di attacco alare con la fusoliera, nettamente visibili nelle foto dell’esemplare oggetto della conversione (EP751). Il colore scelto è giallo spento (tendente all’ocra chiaro). Nelle foto del periodo, le bande sono inequivocabilmente di un colore chiaro, che potrebbe essere anche un bianco, un grigio o uno sky. Data la destinazione d’uso, ovvero l’indicazione della parte dell’ala “non calpestabile”, secondo me, era più adatto un colore “segnaletico” e quindi il giallo. C’è stato un problema con le decal sulle ali, forse troppo sottili: in particolare, il rosso ha assorbito il colore sottostante e si è scurito troppo. Ho cercato di rimediare con uno strato di rosso steso a pennello, ma il risultato non è soddisfacente e ho rimosso tutto. Altra sorpresa (spiacevole) sono stati gli scarichi: nella prova di posizionamento erano eccessivamente sporgenti, e quindi li ho dovuti separare, accorciare e incollarli uno alla volta. Non si finisce mai… adesso il problema è trovare le decal per la matricola EP751: ho deciso di “fabbricarmele” partendo da un foglio decal “vergine” per stampanti Ink-jet che ho acquistato su internet.
Dato che fino a qui ho impiegato “solo” 14 mesi, ho deciso di posizionare anche gli stencils (da un ottimo e ricco foglio della Ceca Avalon) per vedere l’”effetto che fa” (è la prima volta, per me). Mi sto “impiccando” con decal di dimensioni tra uno e due millimetri, ma forse ne varrà la pena… Una volta completata la posa degli stencil e delle matricole, sono passato alla fase di evidenziatura delle pannellature con i colori a olio, alla verniciatura trasparente finale (opaca) e quindi ho completato il montaggio (cappottina, elica e antenna).
Lo Sptifire con gli scarponi è finalmente terminato, ed è ora di passare al prossimo progetto: