A sinistra: la scatola del "glorioso" P-47 D Thunderbolt Monogram in scala 1/48. Pannellature in rilievo a parte, è un modello interessante ancora oggi, nonostante i suoi 50 pezzi in tutto, per l'aspetto generale molto preciso e la cura dei dettagli, in particolare cockpit, vani carrelli e complesso motore/elica...
Lo Spitfire di cui parlo sopra ebbe inoltre una vita piuttosto avventurosa: dopo aver partecipato all'unica Mostra Concorso di Modellismo alla quale mi sia iscritto (purtroppo non con lusinghieri risultati, anche per colpa di alcune ingenuità che avevo commesso), si ritrovò, qualche anno dopo, in buona compagnia, appeso a un lungo filo di nylon da pesca al soffitto di uno dei capannoni della Mostra d'Oltremare di Napoli (Piazzale Tecchio), che allestimmo per una Mostra dedicata alla Scienza e alla Tecnologia. Nella metà degli anni '80 frequentavo la Facoltà di Ingegneria Elettronica dell'Università di Napoli (che ha sede appunto a piazzale Tecchio) e, essendo iscritto a una Associazione Universitaria, fui contattato, quale Direttore del Centro IPMS di Napoli, per dare appunto un contributo "modellistico" all'allestimento della Mostra. La "scenografia" prevedeva che fossero sospesi "in aria" una serie di oggetti che richiamassero lo spazio e quindi contattai tutti i modellisti napoletani che conoscevo per farmi "prestare" alcuni modelli da appendere al soffitto, che aiutassero a creare quest'ambiente legato al volo e allo spazio. Personalmente contribuii con gli unici due modelli di dimensioni tali da non essere invisibili appesi a fili di nylon a cinque e più metri d'altezza: lo Spitfire di cui sopra, a cui dovetti spezzare i carrelli per rappresentarlo in volo e un Airfix SM 79 in scala 1/72 (l'unico kit che c'era allora dello Sparviero...). Gli altri modellisti parteciparono con diversi "pezzi grossi": uno di loro era addirittura "specializzato" in scale grandi (1/32 e 1/24) e portò alcuni modelli in scala 1/32 tra i quali un paio di F-104 lunghi 50 cm cadauno. Il ricordo di questi modelli è legato a un episodio "particolare": il nylon utilizzato per appendere questi bestioni era piuttosto elastico e, sotto l'effetto del peso non trascurabile, durante la notte si allungò notevolmente, riducendo la distanza da terra dagli iniziali cinque a poco più di due metri. La mattina dopo ricevetti una telefonata dalla guardiania della Mostra d'Oltremare che mi avvisava che la sera precedente, in un momento di assenza di sorveglianza, due ragazzi, salendo uno sulle spalle dell'altro, erano riusciti a staccare i modelli dal filo di nylon e a prenderli. Arrivati ai cancelli d'uscita, una guardia era riuscita a scorgere e a recuperare uno dei due F-104, mentre l'altro aveva purtroppo preso il volo... Dovetti penare non poco per riuscire a far rimborsare, almeno parzialmente, l'amico modellista per il furto subito: le centomila lire di allora che costituirono il rimborso per il modello perso furono subito (così mi disse) reinvestite per l'acquisto di un altro "supermodello".
Il vecchio e il nuovo...
Il "vecchio" Spitfire Mk Vb dovrebbe risalire al 1977 e uscì (quasi) contemporaneamente ai kit, sempre in scala 1/48, dell'Hurricane Mk I e del Messerschmitt Bf 109 E. Presto questi primi tre furono seguiti dallo Stuka e dal Mosquito, quest'ultimo ancora a catalogo Airfix. L'Emil è stato rifatto in tempi recenti (e sono state aggiunte altre versioni) e quest'anno è arrivato il nuovo Spitfire, Il nuovo Stuka è uscito nel 2017 mentre il Mosquito è rimasto quello di allora (è il più recente (e caro) di tutti - Series 7 - ed è il più riuscito).
Nella foto a destra è visibile la "box art" della prima uscita della scatola in scala 1/48 (Series 4) dello Spitfire Mk Vb.
Lo "spot" rosso in basso a sinistra riportante la scritta NEW segnalava appunto che si trattava di un nuovo kit. La scatola di cartoncino conteneva in tutto 53 parti, trasparenti e filtro Vokes compresi, quindi non era un modello molto "ricco", ma aveva i suoi "plus", come risulta dalle foto sotto.
In particolare, l'abitacolo era piuttosto dettagliato, con un ottimo seggiolino e relativa intelaiatura di sostegno, un cruscotto con gli strumenti a rilievo e sulle parti interne delle semifusoliere erano presenti - sempre in rilievo - la struttura e alcuni strumenti. Il dettaglio superficiale era buono, anche se in rilievo, con l'esclusione della cappotta motore e dello sportello di accesso all'abitacolo, che erano incisi piuttosto profondamente, anche per la scala, con una tecnica alquanto "artigianale". Le decal visibili in foto sono una versione più recente, poichè quelle presenti nel kit originario non comprendevano gli stencil.
Il canopy trasparente prevedeva le due opzioni per il parabrezza, normale e blindovetro; la bubble canopy era purtroppo stampata in un unico pezzo con il vetro posteriore e quindi, se si voleva realizzare l'abitacolo aperto, si doveva "vacuformizzare" come appunto feci allora. Le decal erano per due versioni ma, nella scatola originale, come ho scritto sopra, NON erano presenti gli stencil: questi sono stati aggiunti in tempi più recenti, quando la loro mancanza non era più accettabile dai modellisti, specie in questa scala maggiore. Il montaggio me lo ricordo abbastanza agevole, nei limiti dei kit Airfix di quasi quarant'anni fa e il risultato finale fu più che discreto. Completai l'abitacolo con cinture di sicurezza autocostruite e, con un rapidograph tentai di disegnare qualche stencil sulle ali. Mi ricordo che realizzai anche i flap aperti con strisce di plasticard, utilizzando per le centine le "fettine" di styrene ricavate dai flap che avevo tagliato dalle ali. Purtroppo scelsi come colore per gli interni un alluminio un po' troppo argenteo e quindi il modello fu scartato dalla giuria... Errori di gioventù...
Nella foto a fianco, è ripresa la "grossa" scatola Serie 5 a fondo rosso (nel nuovo stile Airfix inaugurato già da qualche anno). Sulla destra, la "box art" che riprende uno Spitfire Mk Vb Trop che abbatte un nostro Mc 202 in livrea A.S. (potete leggere qui che cosa ho scritto nella Sezione Progetti a proposito degli scontri tra Spitfire Mk Vb e Macchi 202 sui cieli d'Africa). Nella parte a sinistra, sotto il logo, sono invece raffigurati i due profili corrispondenti alle due versioni realizzabili con il nuovo kit, una appunto dotata di filtro antisabbia Vokes e una "continentale".
Aprendo la scatola, ci si rende subito conto di quanto sia cambiata l'Airfix in questi ultimi anni. Analoga impressione l'avevo avuta ammirando i due kit dello Swordifish (Serie 4 e Serie 5) in scala 1/72, realizzati nel 2012. I pezzi che compongono questo kit sono ben 121, quasi 2 volte e mezza quelli del kit che sostituisce, compresi 17 parti trasparenti con tutte le combinazioni di tettucci aperti e chiusi possibili e immaginabili. Nel kit è presente anche il pilota, con le braccia separate per una posa "in movimento". Gli sprue sono di styrene grigio azzurro, che fa molto "Airfix anni '60", ma la qualità e il dettaglio è assolutamente incomparabile con le realizzazioni del passato. Le pannellature incise sono coerenti con la scala e tutte le superfici mobili sono separate (con la sola esclusione dei flap i cui bordi sono solo incisi sulle semiali inferiori - peccato...). Le parti mobili degli impennaggi dei timoni orizzontali sono però stampati in un unico pezzo che li unisce entrambi e quindi per essere montati "mossi" bisogna intervenire di bisturi. Sono disponibili i due tipi di elica (Rotol e De Havilland) e relative ogive, arrotondata e a punta; ci sono anche due bombe e relativi travetti alari. E' presente anche il serbatoio supplementare da 90 galloni che si incastrava sotto il filtro Vokes per aumentare l'autonomia sui cieli d'Africa. Sono anche offerte 3 scelte diverse per gli scarichi motore. Le decal sono ben stampate su un foglio di discrete dimensioni e ricche di stencil. A voler essere pignoli, su qualche pezzo si nota un leggero ritiro della plastica (per esempio sull'ogiva) e per qualche altro (molto pochi in verità) lo stampaggio non è perfetto. Le decal sono per due versioni, una tropicale e una che riproduce l'esemplare di Mk Vb restaurato del British War Museum.
A questo punto si potrebbe concludere la recensione dicendo che si tratta di un ottimo kit, che fa venir voglia di super dettagliare con le fotoincisioni e i kit in resina (sono già disponibili il set Eduard BIG4815 in fotoincisione con parti interne e esterne e il set BIG4851 per i flaps). In verità, una "stranezza" rovina un po' il quadro "idilliaco": le due semifusoliere sono stampate mancanti di un discreto pezzo centrale, in corrispondenza dell'abitacolo, ma che non ha alcun riscontro con l'aereo reale. La foto a sinistra chiarisce le mie parole.
A tali "vuoti" fanno riscontro altrettante due parti che completano la fusoliera all'esterno e il dettaglio della struttura e della strumentazione nel lato interno, ma tale scelta realizzativa, mai vista in precedenza, rende non facile il posizionamento aperto dello sportello di accesso, che richiede di agire di bisturi per separare il corrispondente elemento sulla stampata. Secondo me è una soluzione non pratica e di incerto risultato e inoltre è poco chiara nei piani di montaggio.
Sono stranamente mancanti le luci di navigazione, quella dorsale (vicino all'antenna) e quelle sulle estremità alari (i loro "simulacri" sono solidali all'ala e sottodimensionati e dovranno essere ricostruiti).
Le ruote sono già "appiattite" per il posizionamento a terra (con relativo incastro per il corretto incollaggio) e addirittura presentano sullo pneumatico la scritta "Dunlop" (a voler essere criticoni, un po' troppo a rilievo...).
Che altro dire? Forse si poteva fare qualcosa in più, come rendere apribili (almeno) i vani cannoni, come sull'Italeri Mk Vc (rebox della Special Hobby), che offre anche le cinture in fotoincisione e un foglio decal per ben 6 versioni e non complicare il montaggio con la stranezza delle semifusoliere. Oppure offrire almeno una terza livrea come propone la "concorrenza" (vedi sotto), ma possiamo accontentarci...
In conclusione: un altro valido prodotto della nota casa inglese che si aggiunge agli altri già in mio possesso (e che già prendono la polvere sugli scaffali in garage...). Mi sia concessa solo una "piccola" osservazione: anche se è il primo kit in scala 1/48 del nuovo corso Airfix che ho avuto tra le mani, se confrontato con le recenti realizzazioni in scala 1/72, sembra non aver ancora raggiunto il "massimo", come se in casa Airfix stessero ancora "trovando la (nuova) strada".
Altre proposte in scala 1/48
Sul mercato modellistico esistono dalla metà degli anni novanta due riproduzioni dello Spitfire Mk Vb nella "quarter inch scale", entrambe con gli occhi a mandorla: Hasegawa e Tamiya.
Sono entrambi kit di notevole fattura, come è tradizione delle due case giapponesi; Cominciamo dall'Hasegawa, che offre tre sprue di styrene grigio medio (di aspetto leggermente vetroso) e uno di trasparenti stampati alla perfezione. E' da lodare la precisione di montaggio e la grande cura nei dettagli. L'Hasegawa fornisce però il canopy senza blindovetro, quindi bisognerà prestare molta attenzione alla scelta della versione da riprodurre, che deve essere coerente. Altre segnalazioni riguardano le estremità alari, troppo sottili, che potranno essere leggermente ispessite grazie all'introduzione di uno strato di plasticard e la fusoliera, più corta di come la scala richiederebbe. E' da notare che intervenire sulle ali e/o sulla fusoliera comporta un attento lavoro di pareggiamento delle superfici, da eseguire con molta cura per non danneggiare il dettaglio superficiale. Le ruote non hanno l'effetto peso. Le versioni proposte dal foglio decal (al quale l'Hasegawa ha aggiunto un piccolo foglietto di coccarde con il rosso centrale tendente molto all'arancione) sono ben tre, tutte in versione "con bomba" sotto la fusoliera. Per il resto, si tratta di un ottimo kit dal risultato finale di sicuro successo. Per i "malati" dell'iperdettaglio, sono disponibili diversi set in resina e in fotoincisione di miglioramento per dettagli interni ed esterni e un set di "aggiustamento" della fusoliera (per ripristinare la corretta lunghezza).