VALOM
CAMPINI CAPRONI CC. 2
(SCALA 1/72)
N° Catalogo: 72073
All'inizio c'era (solo) il Delta...
Da ragazzo, durante le vacanze estive o le festività natalizie, con la famiglia trascorrevo qualche giorno a casa di mia nonna, la madre di mio padre, che abitava in provincia di Genova, in una casa distante pochi metri dal mare. Mi ricordo che, uscito dal portone, bastava attraversare la strada e si era già sulla spiaggia, che non era sabbiosa ma di acciottolato. Sul limitare della spiaggia c'erano gli argani a manovella per tirare su a riva le barche da pesca... sono molti anni che non ci torno e quindi penso che troverei tutto cambiato, come ogni posto che non si frequenta per lungo tempo... Come ho già scritto in un'altra pagina del mio sito, accanto al portone d'ingresso del palazzo dove abitava mia nonna c'era un negozio di giocattoli, di proprietà (allora) di cugini di mio nonno (quest'ultimo prematuramente scomparso e quindi da me non conosciuto). Ho anche scritto che passavo lungo tempo a scrutarne le vetrine, piene di giocattoli (purtroppo) costosi che a Napoli si vedevano di rado. Evidentemente, la vicinanza con il porto di Genova, il più grande porto d'Italia, dove arrivavano e arrivano ancora merci da tutto il mondo, rendeva più facile trovare giocattoli "particolari" più che altrove. Oltre i modellini della Dinky Toys e della Corgi, dei quali era piena una vetrina intera, c'erano trenini, funivie, costruzioni (il famoso Meccano), soldatini e ovviamente scatole di modellismo. In un pomeriggio d'estate di tanti anni fa mi cadde l'occhio su una scatola di colore bianco che riportava un logo a me sconosciuto, rispetto al più famoso e diffuso logo Airfix: quello della Delta. La scatola raffigurava un caccia italiano ad elica, dalla linea particolarmente filante e la cosa mi incuriosì subito. Costava (forse) un po' di più dei suoi coevi Airfix, ma la confezione era ben fatta e mi decisi a comprarlo: si trattava del kit del Macchi Castoldi Mc 205 Veltro (in scala 1/72).
Nella foto di sinistra è visibile la cover della scatola della Delta e poi della Delta 2, nata sulle ceneri della Delta, che riproponeva i soggetti che la "casa madre" aveva realizzato qualche anno prima con il marchio Delta. L'illustrazione, che ritrae un 205 con il classico schema ad anelli di fumo ma con le insegne della R.S.I., porta la data del 1973, quindi era coevo con le riproduzioni Supermodel del periodo.
Il kit, realizzato con styrene di media qualità di colore grigio chiaro, nelle intenzioni della Delta voleva raggiungere il compromesso tra una buona riproduzione in scala (ancora oggi è apprezzato per l'accuratezza delle linee, sicuramente più dei suoi coetanei Mc 202 e Mc 205 della Supermodel) e il giocattolo. Mi ricordo un complesso (e fragilissimo) meccanismo "a scatto" per ritrarre i carrelli. Le decal erano per tre versioni, una R.S.I. come quella della box art, una R.A. e una Aeronautica Cobelligerante. Il kit era piuttosto dettagliato per l'epoca: gli interni comprendevano il sedile (piuttosto infedele) e il pilota (striminzito), ma c'era anche il pannello strumenti da completare con le decal (anche per i pannelli laterali). Nella scatola era accluso un volumetto di circa una ventina di pagine con la storia dell'aereo, foto e profili a colori, un'idea che era assolutamente rivoluzionaria e innovativa (nessuna ditta fino ad allora lo aveva fatto). La Delta (poi Delta 2) proponeva, oltre al 205, il Macchi Castoldi Mc 72 (l'idrovolante del record di velocità), che conservo ancora, piuttosto approssimativo e impreciso nelle linee e negli incastri, il SIAI S. 55X della trasvolata di Balbo, anch'esso piuttosto semplificato e infine il Campini Caproni CC. 2 del volo Milano-Roma. Anche questi altri kit erano corredati di volumetto con foto b/n e disegni a colori.
Nelle foto di destra sono visibili le scatole del Campini Caproni, del Mc 72 e del SIAI S.55X e i volumetti che arricchivano le proposte Delta. Anche il Campini Caproni, di cui ho conservato il volumetto ma non il kit, era una riproduzione piuttosto giocattolosa e imprecisa. Per consentire lo scorrimento dei tettucci, erano presenti sui lati della fusoliera due antiestetici binari. Anche i carrelli, anch'essi mobili come sul 205, erano alquanto grossolani. Per molti anni, però, la proposta Delta/Delta 2 ha costituito l'unica possibilità per i modellisti di realizzare una riproduzione del primo caccia a reazione italiano.
Il kit Valom
Solo nel 2013, quindi pochi anni fa, la ditta Ceca di modellismo, molto apprezzata per la decisione di realizzare riproduzioni degli aerei meno noti in particolare della seconda guerra mondiale, ha immesso sul mercato una nuova e più fedele riproduzione del Campini Caproni CC.2. Come curiosità, ha anche realizzato un'altra scatola del Campini Caproni in livrea bellica, dal titolo What if?, immaginando che il primo caccia a reazione italiano fosse entrato effettivamente in produzione e avesse equipaggiato una Squadriglia da Caccia della Regia Aeronautica... Con un minimo di realismo, anche ammettendo che la data iniziale del progetto fosse stata rispettata, l'entrata in servizio come velivolo "bellico" avrebbe richiesto il soddisfacimento di indispensabili requisiti, quali:
- test di volo ad altitudini superiori ai 4.000 metri
- test di affidabilità e manovrabilità: il motore a pistoni che azionava il compressore sarebbe stato molto sensibile alle rapide variazioni altimetriche dovute all'impiego come caccia intercettore
- test di velocità: il complesso poco efficiente del motoreattore secondo me l'avrebbe reso difficilmente in grado di raggiungere velocità efficaci in combattimento aereo. Nulla infatti si sa dei risultati ottenuti in volo con entrambi i propulsori funzionanti.
- test di consumo: il Campini Caproni avrebbe dovuto disporre di adeguati serbatoi di benzina per il funzionamento del motore a pistoni e per il funzionamento del bruciatore.
Oltre a ciò, sarebbe dovuto essere dotato di un efficace armamento da lancio, assolutamente mai previsto né sperimentato durante tutti i (lunghi) anni della sua messa a punto. A tal proposito, ricordo quello che successe con il Breda Ba 88 "Lince": un aereo innovativo, veloce e moderno per i suoi tempi ma che, una volta convertito bellicamente, si rivelò un totale disastro...
Nella foto di sinistra è mostrata la Box Cover della scatola "gemella" della Valom dedicata al Campini Caproni in versione "bellica" (solo di fantasia) che viene intercettato da uno Spitfire. Nessun test nella realtà fu mai condotto per una sua utilizzazione in combattimento e non risultano rapporti sulle prestazioni raggiunte facendo funzionare il motoreattore al completo. A mio parere, si trattò soltanto di un esperimento di una tecnologia che, anche se perfettamente funzionante, avrebbe ottenuto mediocri risultati.
Lasciando da parte il mondo delle ipotesi e delle congetture, torniamo con i piedi per terra per parlare del kit Valom.
Il kit è in multimateriale, comprendendo uno sprue (uno solo) di styrene short run che contiene una trentina di pezzi, al quale si aggiungono un piccolo foglio in fotoincisione per il dettaglio degli interni (pannelli strumenti, cinture di sicurezza, pedaliera, etc.), due rettangolini di acetato prestampati con tecnica fotografica per gli strumenti, ruote carrelli e palette del rotore in resina e canopy vacuformed. Le decal sono per il velivolo del volo inaugurale Milano - Roma (matricola NC4849), ma sono presenti anche le successive matricole militari di entrambi i velivoli (MM 487 e MM 488). Lo sprue in styrene e gli altri pezzi sono racchiusi da un sacchettino di plastica trasparente; canopy vacuform, decal, foglio in fotoincisione e parti in resina sono protetti da ulteriori bustine trasparenti.
il dettaglio superficiale è buono con pannellature incise, con presenza di rivetti, in realtà scarsamente visibili sull'aereo vero (conservato a Vigna di Valle). L'incisione delle pannellature presenta però qualche incertezza in corrispondenza delle linee curve e dei punti di raccordo ali/fusoliera. All'interno delle semifusoliere e delle ali (per quest'ultime ove sono presenti i vani carrelli) si ritrova un minimo di dettaglio ma se si vuole riprodurre la struttura a scatolati forati dell'abitacolo bisogna autocostruirsela, pur con notevoli difficoltà data la scala. Non posseggo disegni in scala del Campini Caproni, ma dal riscontro fotografico le linee del Valom appaiono decisamente più accurate e fedeli del "vecchio" kit Delta/Delta 2. Il tettuccio è in vacuform e sono forniti due esemplari, uno da montare "chiuso" e uno da ritagliare per mostrare l'abitacolo, separando le parti relative al parabrezza e al canopy del pilota da quelle del secondo. Le istruzioni per il montaggio sono in bianco e nero ma quelle relative alla verniciatura e alla posa delle decal sono a colori.
Nelle foto di destra è (parzialmente) visibile il contenuto del kit Valom. Come ho già scritto sopra, si tratta di un kit multi materiale. Gli stampi di styrene, come (quasi) tutti i short run, non presentano riscontri per il montaggio e quindi l'incollaggio delle parti principali (fusoliera ed ali) richiederà particolare "occhio". Per fortuna, la semiala inferiore è stampata in un solo pezzo, e ciò dovrebbe agevolare il rispetto del corretto diedro alare. Un po' difficoltosa si preannuncia l'operazione di separazione dei canopy, anche perché la stampa vacuform non è molto definita.