TAMIYA
D.H.MOSQUITO FB VI - NF II
(scala 1/72)
Catalogue Ref. 60747
Meglio tardi...
Questa recensione arriva un po’ in ritardo (venti anni dopo), essendo il kit uscito nel lontano 1999… Nonostante tutto, però, penso che sia utile dedicare qualche parola a questa realizzazione della nota Ditta giapponese delle 2 stelle.
La scatola si presenta di discrete dimensioni per un kit in scala 1/72, all’incirca corrisponde alla Serie 4 dell’Airfix (è un po’ più corta e un po’ più larga), molto più grande di quelle nelle quali erano contenuti i kit del Mosquito disponibili ai miei tempi, ovvero Airfix e Matchbox, di cui parlerò dopo (con nostalgia).
Aprendo la scatola, la prima cosa che colpisce è l’accuratezza dell’imballo dei vari sprue, ognuno dei quali è protetto da un blister trasparente sigillato.
In una bustina separata sono imballate le parti trasparenti; in una ulteriore bustina (inclusa in una delle buste degli sprue opachi) sono presenti gli anelli di fissaggio in gomma delle eliche e infine in un’ultima busta le decal, quest’ultima chiusa da due punti metallici.
La cura dedicata dalla casa giapponese ha sicuramente ispirato la coreana Academy (che, quest’anno – 2019 – festeggia i 50 anni di attività).
La stessa qualità di imballaggio l’ho ritrovata infatti in tutti i loro kit che posseggo; certo, dal punto di vista ambientale un tale “spreco” non è ecosostenibile, ma indubbiamente appaga l’occhio e lo spirito.
Le stampate sono tutte di eccellente qualità, senza la minima sbavatura e con pannellature incise perfettamente congruenti con la (piccola) scala. L’Airfix, come si leggerà più avanti, sembra che abbia finalmente preso, per il suo recentissimo Mosquito, esempio dalla Tamiya: le sue riproduzioni, anche le più recenti, “hanno peccato” (quasi) sempre di pannellature troppo marcate (soprattutto nella scala minore).
Il dettaglio superficiale è in generale eccellente: il kit è stato realizzato “tirando giù” l’ottimo Mosquito realizzato nella “quarter inch scale” l’anno prima (1998), per il quale scriverò qualche riga più avanti.
Il kit è composto da 123 parti realizzate in styrene grigio scuro (forse un po’ troppo scuro…) su 4 stampate, alle quali si aggiunge un’altra stampata in metacrilato per le 11 parti trasparenti. Il canopy è stampato con la finestratura destra separata per mostrare gli interni, adeguatamente dettagliati, che si possono arricchire ulteriormente in aftermarket (photo-etched o resina). Sempre in aftermarket è possibile trovare vari set di dettaglio per parti esterne (in foto incisione) e persino le armi (in tondino di ottone lavorato).
L’unico inconveniente da segnalare è che sono presenti sulle superfici interne i pin estrattori che possono dare fastidio in fase di dettaglio e/o possono essere visibili ed andranno eliminati.
I carichi alari (bombe e razzi) sono presenti; i razzi sono solidali con le slitte e non sono il massimo come qualità di riproduzione ma adeguati alla scala.
Per l’una o l’altra scelta di aggiungere i carichi alari, bisogna preventivamente forare le semiali inferiori ma l’operazione di foratura risulta facilitata, in quanto sono presenti già gli incavi nella parte interna.
Sono presenti due coppie di eliche, visto che è possibile realizzare 2 versioni distinte della “meraviglia di legno": Caccia-bombardiere (FB) Mk VI e Caccia Notturno (NF) Mk II. Per quest’ultimo il kit fornisce anche la piccola antenna radar a traliccio da montare sul muso. Sono presenti anche 2 coppie di estremità alari (per le luci di navigazione diverse per le due versioni) e gli scarichi coperti per la versione caccia notturno.
Le istruzioni, in 4 lingue (giapponese, inglese, tedesco e francese) sono sufficientemente chiare e illustrano in 17 fasi la sequenza di montaggio, evidenziando le parti opzionali e le colorazioni (con i riferimenti Tamiya) ma devo riconoscere che l’Airfix realizza istruzioni più chiare (oltre che a colori). La tabella colori lascia alquanto perplessi per quanto riguarda la versione FB (MK VI) e sarà opportuno un riscontro con altre fonti per identificare la corretta mimetica e la scelta delle tinte. Inoltre, i riferimenti sono solo per colori Tamiya e non è presente un riferimento assoluto (tipo Federal Standard) per altri produttori di colori per modellismo.
Le decal, ottimamente stampate, prevedono 3 versioni diverse (2 MK VI e 1 Mk II) e comprendono il pannello strumenti principale, le cinture di sicurezza, i frames interni del canopy e ovviamente gli stencil.
Da questa versione la Tamiya ha ricavato nel 2000 la versione Bomber Mk IV e nel 2001 le versioni di Night Fighter con il “musone” Mk XIII/Mk XVII.
Il prezzo: personalmente l’ho acquistato su Amazon da un rivenditore giapponese a un prezzo di pochissimo superiore ai 16 € (spese di spedizione comprese). Il kit era ben imballato in una scatola di cartone di generose dimensioni ed è arrivato in un paio di settimane e perfettamente integro. Su altri siti di e-commerce si trova a un prezzo compreso tra i 20 e i 25 € che è più che giustificato per la qualità del contenuto. Aftermarket si possono trovare diversi set di miglioramento/dettaglio in styrene, in resina e in fotoincisione che contribuiscono a far salire (e di molto) il prezzo finale del kit. Ma riconosco che la tentazione di superdettaglio è forte con l'ottima base offerta dalla realizzazione Tamiya...
Conclusioni: anche se ventenne, questa realizzazione continua ad essere, ad oggi, tra le migliori riproduzioni del Mosquito in scala 1/72 e, soprattutto se arricchito da mani esperte e dalla notevole quantità di accessori aftermarket, può rappresentare un eccellente (e vincente) argomento per un Concorso e/o Mostra di Modellismo.
Altri Mosquito in scala 1/72
Contemporaneamente alla Tamiya, anche l’altra famosissima Ditta giapponese, l’Hasegawa, aveva rilasciato nel 1999 la sua versione in kit del Mosquito. Inizialmente lo ha proposto, in scatole separate, nella versione Bomber Mk IV e Fighter Bomber Mk VI, seguita poi nell’anno successivo dalla versione Night Fighter Mk II, aggiornate negli anni successivi con nuove proposte di colorazioni/decal fino al 2013, anno in cui l’Hasegawa ha proposto l’ultima versione speciale (ad oggi) del Mosquito, la Mk XVIII (antiship).
Nella foto a sinistra è visibile la Box Art del kit Hasegawa dedicato alla versione Fight-Bomber Mk VI.
Come per il Tamiya, per ottenere il massimo dai costi di stampaggio, questo kit è suddiviso in molte sotto-sezioni o in modo da consentire la realizzazione di un gran numero di varianti. Come primo impatto, sembra un kit molto più “ricco” di quanto in realtà non lo sia; il vantaggio è che si ha a disposizione un considerevole assortimento di parti opzionali che, se non utilizzati in questo kit, possono essere impiegati altrove. Fanno eccezione gli scarichi, offerti nella configurazione “coperti” che possono quindi limitare la scelta delle versioni alternative a quelle proposte da scatola.
Mi dispiace ammetterlo, ma il kit Hasegawa è uno scalino sotto quello della Tamiya: gli interni sono meno accurati e il dettaglio superficiale, anche se di ottimo livello e congruente alla scala (e al tipo di costruzione lignea), ha un aspetto meno “stupefacente” del suo pariclasse con gli occhi a mandorla.
Le versioni proposte dalle decal, di ottima fattura, sono 2. Sono ovviamente presenti gli stencil e la riproduzione del pannello strumenti, ma non ci sono le cinture di sicurezza e i frames interni del canopy. A proposito di quest’ultimo, è stranamente stampato in due semigusci, destro e sinistro; l’incollaggio è da cardiopalma, per il rischio di sporcare con eccesso di collante le superfici trasparenti in metacrilato.
Le istruzioni sono nel classico stile Hasegawa che devo riconoscere non è di mio completo gradimento; le fasi di montaggio sono 12, alle quali si aggiungono le indicazioni per la colorazione e la posa delle decal. La tabella colori prevede colori Gunze Sangyo e Aqueous Hobby Color (Acrilici).
Nel foglio istruzioni, le note a margine per il montaggio e la colorazione sono disponibili anche in italiano.
Il prezzo: notoriamente i kit Hasegawa sono costosi e questo, anche se con vent’anni sulle spalle, non fa eccezione… su ebay si trova a partire da 25-30 € a seconda della versione. Ovviamente anche per il kit Hasegawa sono disponibili diversi set specifici di miglioramento interni ed esterni in Aftermarket, sia in resina che in fotoincisione. In taluni mercati europei il kit Hasegawa relativo alla versione Bomber Mk IV è stato proposto anche con il Brand Revell, con decal che consentono la riproduzione di diversi esemplari rispetto all’Hasegawa e costo più basso (circa 18 €).
Conclusioni: un buon kit, come è standard per la casa giapponese ma con margini di miglioramento. Indiscutibilmente il kit Tamiya è più accurato e con un maggiore livello di dettaglio, tenendo conto che sono entrambi kit “premium” ad un prezzo confrontabile.
Airfix
Scendiamo ancora di un (alto) gradino per esaminare il kit Airfix Series 3, uscito nel lontano 1972 e ancora disponibile a catalogo della “storica” Ditta inglese fino a pochi anni fa.
Negli anni ’70-‘80 del secolo scorso si poteva considerare un kit (più che) dignitoso, ma a distanza di quasi cinquant’anni mostra il fianco a qualche critica. Nel complesso, le linee della “meraviglia di legno” sono ben riprodotte e il livello di dettaglio, seppure in positivo, è ancora accettabile per la scala.
Le 97 parti che compongono il kit consentono di realizzare da scatola 3 versioni: NF Mk II, FB MK VI e FB MK XVIII. Sono fornite le 2 coppie di eliche per la Mk II/XVIII e la Mk VI rispettivamente, gli scarichi “liberi” o coperti, bombe, razzi e serbatoi sub alari. Per realizzare la versione MK XVIII, dotata di un cannone antinave da 57 mm, si deve asportare la parte anteriore del muso e sostituirla con le parti fornite nel kit. Il taglio è agevolato da una incisione interna.
Il punto debole del kit sono gli interni, molto semplificati secondo lo stile dell’epoca: un pavimento, una cloche, un pannello strumenti e l’apparecchiatura radar very basic, due seggiolini di fantasia, i 2 pilotini di cui quello di sinistra mancante delle caviglie e dei piedi… E’ disponibile però un set della AirWawes in fotoincisione per gli interni e un canopy vacuformed della Squadron per la versione Mk VI.
AGGIORNAMENTO: Nel 2021 è uscita, sempre con il Logo Airfix, ma nella più ricca Series 4, una nuova proposta dedicata al Mosquito B. XVI che nulla a che vedere con il kit descritto sopra, per accuratezza di realizzazione e risultato finale. Le stampate, di colore grigio scuro e la finezza delle pannellature ricordano molto il Tamiya. In tutto sono 161 parti, quindi sulla carta batte il Tamiya con 161 a 123. Qualche particolare è ovviamente migliorabile, ma sembra che l'Airfix abbia trovato finalmente la strada: niente a che vedere con gli “esperimenti” di fine millennio/inizio 2000.
Nel 2023 l'Airfix ha proposto la versione PR XVI, in pratica riproponendo gli stessi stampi ma con decal differenti. Per una preview del kit si può andare sul sito dell'Airfix cliccando qui.
Nella foto a destra è visibile la Box Art del kit Airfix versione Fight-Bomber Mk VI e Mk XVIII e al caccia Notturno NF MK II.
Le pannellature, come scritto sopra, sono a rilievo ma si possono gestire con una certa manualità ed esperienza (ricordando che la struttura è lignea) con una sagoma per le incisioni (per esempio la dima Verlinden o similari) o, se ancora reperibile, il nastro Dymo (non utile per portelli d’accesso o tappi serbatoi olio/carburante).
Gli incastri sono quelli tipici dei kit Airfix di allora, quindi poco precisi e che necessitano di stucco e opera di levigatura per pareggiare gli accoppiamenti.
Un altro punto debole è la zona carrelli, non molto dettagliata e in particolare le ruote, che offrono il battistrada liscio mentre nella realtà era scolpito. Anche per queste parti si dovrà eventualmente ricorrere all’aftermarket.
Le decal sono per 3 versioni, quante sono possibili nel kit, ma sono del tutto assenti gli stencils. La versione secondo me più interessante è quella con il cannone Molins antinave da 57mm, di cui trovate una realizzazione su questo sito cliccando QUI. Per un certo periodo, l’Airfix ha anche realizzato una versione speciale del Mosquito, la NF MK XIX/J.30, quest’ultima con elica quadripala e con decal anche dell’aeronautica svedese (post bellica).
Attualmente questo kit non è a catalogo Airfix ma è reperibile su Ebay presso venditori privati.
Il prezzo del kit Airfix è quello di un Serie 3, quindi nell’intorno dei 15 €.
CONCLUSIONI: un kit obsoleto e di livello poco sopra la sufficienza, migliorabile sicuramente con un discreto lavoro (leggi rifacimento delle pannellature e gestione accoppiamenti) e (diversi) accessori aftermarket, oltre a reperire un foglio decal che comprenda (un minimo di) stencil. Può essere usato eventualmente come banco di prova per sperimentare l’incisione delle pannellature e/o impratichirsi con l’uso delle fotoincisioni.
Consentitemi adesso di parlare dei vecchietti…
Prima di esaminare i kit del “Mossie” nelle scale più grandi, consentitemi di spendere qualche parola sui kit che erano ancora in circolazione “ai miei tempi”, ovvero quando ero ragazzo. Mi riferisco ai kit Matchbox e Frog.
Il kit Matchbox risale al 1976, quindi era più recente dell’Airfix. Il suo particolare pregio, allora, era quello di offrire due versioni particolari del Mosquito, ovvero la B Mk IX o la N.F. 30 con il “nasone” che conteneva il radar e i motori Merlin a due stadi. Sul retro della scatola (vedi foto) era presente la "finestrella" per osservare il contenuto (stampo in 3 colori) e i disegni a 3 viste per la colorazione (2 versioni).
Come ho già scritto in altre pagine del mio sito, i kit della Matchbox erano rivolti agli “amateurs” più piccoli e/o meno esperti, poiché consentivano la realizzazione del modello finito in un pomeriggio o poco più. Questa “destinazione d’uso” ha quasi sempre fatto storcere il naso ai modellisti più esperti (o presunti tali) che spesso snobbavano le realizzazioni della Ditta che era diventata famosa nella riproduzione di automobiline che potevano stare in una scatola di fiammiferi (Matchbox appunto in inglese). Una dimostrazione di quanto invece i suoi modelli avessero (spesso) notevole potenzialità, è data dalla mia realizzazione del Tempest Mk VI che può essere visionata cliccando qui.
Gli stampi dei kit Matchbox erano precolorati in 2 o 3 colori, di solito abbastanza simili a quelli effettivamente utilizzati e che, in teoria, non rendevano necessaria la fase di verniciatura. Il kit del Mosquito, in particolare, era costituito da tre stampate: una di colore grigio chiaro (fusoliera e gondole motori), una di colore verde marcio per le ali e una nera per eliche carrelli, ruote e carichi alari (bombe e serbatoi). A queste tre stampate, si aggiungevano 2 piccoli sprue contenenti le parti trasparenti (con 2 canopy distinti) e la base con la testa snodabile (anch’essa trasparente). Il kit era piuttosto basico, come appunto era standard della casa, con gli interni che si limitavano a un pavimento, due sedili semplificati e i 2 immancabili pilotini gemelli. Il dettaglio superficiale era anch’esso molto semplice, con le pannellature incise nel consueto stile Matchbox, ovvero a letti di torrente. Le linee del Mossie sono complessivamente ben riprodotte; forse il canopy ha un aspetto più “infossato” di quanto aveva nella realtà.
Le decal sono ovviamente per 2 versioni e sono il minimo indispensabile: sono fornite solo le coccarde alari, quelle in fusoliera integrate con i codici di reparto, il numero di matricola e la union flag sul timone verticale di coda.
Le istruzioni sono anch’esse nel classico stile Matchbox, con le 12 fasi che descrivono il montaggio passo passo; l codici colori sono Humbrol, quindi ancora attuali, anche se negli anni successivi sono stati creati da altri produttori colori specifici anche per la RAF che ovviamente non erano disponibili allora.
Il prezzo: in quegli anni era alla portata di un 13/14-enne come ero io allora; conservo ancora una scatola risalente a quei tempi e l’etichetta del prezzo riporta 1.500 lire, equivalenti a circa 6 euro di oggi.
Conclusioni: un kit facile da montare, abbastanza accurato nelle linee generali, con il plus delle versioni speciali ma che richiede(va) un notevole lavoro di “upgrading” da realizzarsi con tecniche “scratchbuild” non essendo disponibili set aftermarket.
Concludiamo questo “tuffo nel passato” parlando anche del Mosquito Frog.
Questo kit era il più “vecchio” di tutti, essendo stato realizzato nel 1968.
Tipico dei kit Frog del tempo, il dettaglio è semplificato e tutte le linee dei pannelli sono a rilievo (ricordate sempre che si tratta di una struttura lignea).
Il kit poteva essere costruito come Bomber Mk.IV o Fighter Bomber Mk.VI / cacciabombardiere. Non ci sono i pozzetti delle ruote: Il carrello di atterraggio è “intrappolato” tra le metà delle ali superiore e inferiore. L’abitacolo consiste in un paio di sedili, di membri dell'equipaggio, di un quadro strumenti e di una cloche. Le pale delle eliche rispettivamente per la versione Bomber e Fighter Bomber non sembrano avere la forma corretta e sono stampate solidali con l’ogiva.
Per realizzare la versione FB - cacciabombardiere bisognava tagliare la parte anteriore del muso e sostituirla con l’apposita parte fornita nel kit. Erano forniti i canopy in alternativa ma stranamente per la versione Bomber era realizzato in 2 parti, come è stato fatto dall’Hasegawa per la sua riproduzione del Mosquito.
Per montare i binari dei razzi per la versione FB.VI, era necessario aprire i fori; non erano però presenti nel kit le bombe mentre il vano bombe era apribile (ma in tal caso appariva desolatamente vuoto).
Conclusioni: un kit che oggi appare decisamente antiquato e leggermente inferiore allo standard Frog del tempo, interessante solo per coloro che come me vogliono ricordare “i bei tempi” della giovinezza.
Il Mosquito nelle scale superiori
1/48
Partiamo proprio dal Tamiya, dal quale la Ditta giapponese ha “tirato giù” l’ottimo Mossie in scala 1/72. Come ho scritto sopra, questo Mosquito nella quarter inch scale è stato realizzato nel 1998, quindi è più che ventenne.
Osservando le istruzioni per il montaggio, si ritrova per l’75% la stessa sequenza del kit nella scala minore. Il 25% in più comprende il dettaglio delle armi anteriori (Per la versione FB Mk VI), il maggiore dettaglio dell’abitacolo e del vano bombe.
Nella foto di sinistra è visibile la Box Art del Mosquito Tamiya in scala 1/48, proposto nelle 2 versioni FB Mk VI e NF Mk II.
Data la scala superiore, il dettaglio è molto ricco ma, stranamente, il canopy è stampato in un pezzo unico, senza finestrature amovibili per mostrare i (ricchi) interni; però è apribile il portello di accesso alla cabina di pilotaggio. Per aprire il vano bombe, inoltre, è necessario separare i 2 portelli agendo prima con un taglierino affilato per staccarli dalla copertura sulla “pancia” della fusoliera e poi per suddividerli a loro volta.
Analizzando il kit in dettaglio, troviamo sette sprue di styrene colore grigio medio e un solo sprue con parti in styrene trasparente. Gli elementi che caratterizzano maggiormente questo kit sono:
- Vani carrelli ben dettagliati, compreso il serbatoio dell'olio in ciascun pozzetto per il motore Merlin
- Scelta tra due scarichi motore (scoperti o coperti)
- Cabina di pilotaggio ALTAMENTE dettagliata, incluse radio e un radar per la versione NF.II
- I portelli del vano bombe possono essere posizionati aperti per mostrare il dettaglio e due bombe da 225 kg
- Scelta di dotazioni sotto le ali: serbatoi sganciabili o bombe o razzi
- Porta d'ingresso dell'equipaggio posizionabile e scala di accesso
- Carenatura del “naso” rimovibile per mostrare le quattro mitragliatrici cal .50
- Scelta delle estremità alari (per il Mk VI e Mk II)
- Scelta di eliche per il Mk VI e il Mk II
Tutte le parti mobili sono solidali alle ali e ai timoni.
Le istruzioni sono suddivise in 22 fasi e le indicazioni sulle tinte sono solo Tamiya, come nella scala più piccola. Le livree proposte dalle istruzioni sono 3, ma il film di supporto è piuttosto spesso. In questa scala più grande convincono poco le riproduzioni sempre con decal per il pannello strumenti, per le cinture di sicurezza e per i frames interni del canopy e sono da preferire le offerte in aftermarket (per esempio Eduard). Sono disponibili diversi set di dettaglio in styrene e resina e per realizzare altre versioni del Mosquito (eliche quadripala, gondole motori per Merlin bistadio, etc.)
Conclusioni: un kit tuttora molto buono ma oggi (2019) si potrebbe fare qualcosa in più (canopy con elementi separati, riproduzioni dei motori Merlin, etc).
Il kit è stato riproposto nel 2009 con l’aggiunta di 3 figurini in piedi (un ufficiale e 2 piloti che si stanno preparando al decollo) e un furgone British L.U.C. da 10 Hp. Il prezzo? Circa 35-40 €, ovvero quasi il doppio della versione 1/72.
E’ risalente invece al 1977, più di 40 anni fa, il Mosquito della Airfix (Serie 6 - inizialmente come FB Mk VI) e commercializzato fino a tempi recenti, proposto in varie scatole e versioni (l’ultima propone in alternativa la PR Mk XVI), innalzato al contempo dalla Serie 6 alla Serie 7.
Nella foto di destra è visibile la Box Art (periodo: anni '80) del Mosquito Airfix in scala 1/48. Contemporaneamente al nuovo packaging, la serie di appartenenza fu innalzata dalla iniziale Serie 6 alla più importante e costosa Serie 7, ma lasciando assolutamente inalterati gli stampi e le proposte di colorazione. Soltanto nel 2003 la Ditta inglese decise di "rinverdire" la proposta aggiungendo nuove parti che consentivano la realizzazione prima della NF 30 (la stessa del Matchbox 1/72) e successivamente le B Mk XVI / PR Mk XVI e infine soltanto la PR Mk XVI.
Anche se di quella “sfornata” di aerei famosi nella scala 1/48 uscita tra il 1976 e il 1981 (Hurricane, Spitfire, Stuka, Mosquito), risultava il migliore, dopo oltre quarant’anni non sarebbe più in grado di competere con le realizzazioni più recenti.
Il kit si presentava piuttosto ricco, con 6 stampate di styrene grigio azzurro e 2 stampate di trasparenti, con le varie opzioni del tettuccio per Fighter Bomber e Bomber. Le pannellature erano realizzate in parte incise e in parte a rilievo; gli interni erano adeguatamente dettagliati per la scala e altrettanto dicasi per la zona carrelli. La zona bombe era piuttosto scarna come dettaglio anche se erano presenti carichi di caduta o da lancio (bombe o razzi) come erano presenti i 2 serbatoi supplementari sub-alari.
Conclusioni: un kit di buon livello se rapportato agli anni in cui è stato realizzato ma, oggi, come ho scritto, è ormai obsoleto. Speriamo che la Hornby, proprietaria del Brand Airfix, stia meditando una nuova realizzazione del Mossie in scala 1/48 come ha fatto di recente nella scala 1/72.
Gli affezionati lettori mi consentano una “menzione d’onore” al più che cinquantenne Mosquito della Monogram, risalente al 1966.
La Monogram nasce a Chicago nel 1945 come produttrice di modelli di navi in balsa; nel 1953 iniziò la produzione di kit in plastica. Per quanto io ricordi, la Monogram è stata sempre tenuta in alta considerazione dai modellisti statunitensi ed europei per i suoi elevati standard di qualità, per aver realizzato kit di buona e ottima fattura e soprattutto accurati dal punto di vista della fedeltà di riproduzione dell’originale.
La “quarter inch scale” nel modellismo aeronautico è stata poi da sempre un marchio di fabbrica per la Ditta americana e anche il Mossie non fa eccezione alla regola. Il kit consentiva la realizzazione in alternativa delle versioni più diffuse del Mosquito, ovvero la NF Mk II, la FB Mk VI e la B Mk IV, con tutto il corredo di razzi, bombe e serbatoi alari, tettucci e “musi” adatti alle varie versioni.
Nella foto di sinistra è visibile la Box Art (periodo: anni '70) del Mosquito Monogram in scala 1/48.
Le alternative fornite dalle decal erano addirittura 4 ed erano presenti anche gli stencil. Ovviamente le pannellature erano in positivo, ma il livello della riproduzione, tenuto conto del periodo, era molto elevato, soprattutto se confrontato con ciò che offriva la concorrenza.
Conclusioni: un ottimo kit per i suoi tempi nella tradizione che ha sempre contraddistinto la Ditta americana rispetto alla concorrenza. Oggi sarebbe una discreta base di partenza per una buona realizzazione ma con la necessità di un notevole lavoro di miglioramento, difficile da giustificare stante la presenza sul mercato dei kit Tamiya e Revell.
Revell
Ultimo kit da recensire in questa scala anche se è il più “moderno” (risale al 2008). Sulla scatola la Revell riporta come Skill necessario il 5, il massimo richiesto per un loro kit, stante i 222 pezzi (dichiarati), che consentono la realizzazione di 2 mimetiche della versione B Mk IV, anche se sono presenti nel kit le eliche per la versione FB, probabilmente oggetto di una prossima uscita. Le istruzioni, a colori, comprendono ben 69 fasi di montaggio più altre 4 sezioni per la verniciatura e la posa degli stencil. Il nuovo “stile” delle istruzioni Revell è un buon passo avanti rispetto a quello di qualche anno fa, che era realizzato con disegni a china di non (sempre) facile lettura.
Nella foto di destra è visibile la Box Art (periodo: 2008-> ) del Mosquito Revell in scala 1/48.
Senza nulla togliere all’ancora ottimo Tamiya, questo kit Revell è eccellente: abitacolo, vano bombe, vano carrelli sono riprodotti con completezza e dovizia di dettagli. Per realizzare però i carrelli e/o il vano bombe aperti, bisogna separare i pannelli, stampati in un unico pezzo ma con una incisione che ne facilita il distacco. E’ presente anche una riproduzione del motore Merlin che può essere mostrato (semplicemente) non montando il pannello destro della gondola motore di sinistra. Ho scritto semplicemente perché in tal caso la “presentazione” del Merlin richiede lavoro ulteriore per risultare realistica.
Le decal sono di ottima fattura (realizzate in Italia), comprendono il pannello strumenti, le cinture di sicurezza e naturalmente gli stencil. Consentono, come ho scritto prima, la scelta tra 2 livree ma alla fine praticamente identiche a meno dei codici di reparto.
Il Mosquito Revell è l’unico kit del Mossie in questa scala che dispone delle superfici mobili separate dalle ali e dai timoni (anche i flap) quindi si possono montare in posizione “mossa”. Come il Tamiya, consente di aprire i pannelli di accesso all’abitacolo e fornisce la scaletta di accesso. Il canopy è stampato con le vetrature laterali separate per poter mostrare i ricchi interni.
Sono disponibili tutti i carichi alari e ventrali previsti dalla versione Bomber (bombe per la stiva e bombe/serbatoi sub alari). E’ presente anche una dotazione di razzi per la versione FB (non utilizzabili) che però sono stampati solidali con le slitte di lancio, una scelta che è accettabile nella scala 1/72 ma poco gradita nella quarter inch.
Conclusioni: un ottimo kit con un costo ragionevole (30-35 €), abbastanza ben ingegnerizzato anche se con piccole “cadute di stile”; insieme al Tamiya (di 10 anni più vecchio) costituisce un’eccellente proposta per il modellista a suo agio in questa scala.
1/32
Nella scala (e scatola) ancora maggiore partiamo dal Revell, per diritto di anzianità (1971), tutt’ora proposto nella sua (ultima) versione con la BoxArt realizzata nel 2014, con nuove decal e istruzioni a colori.
Nella foto di sinistra è visibile la Box Art insieme al modello finito del kit Revell nella scala 1/32.
Il kit, stante l’anzianità, non è molto ricco ma non per questo è da scartare: i suoi circa 80 pezzi consentono di realizzare una più che dignitosa realizzazione del Mossie. Il dettaglio superficiale, con pannellature ed elementi a rilievo (rivetti e altro) è ben fatto e congruente con la scala, anche se sarebbe stato meglio fossero stati incisi (ovvio…).
Gli interni non sono particolarmente ricchi ma i sedili hanno le cinture di sicurezza integrate e i piloti sono ben scolpiti. Il kit fornisce anche una riproduzione del motore Merlin che può essere mostrato senza bisogno di agire di bisturi.
Purtroppo non esistono set aftermarket per il completamento degli interni o dei motori; che io sappia, esistono solo gli scarichi della Quickboost che possono essere utilizzati con il kit Revell. Un’altra possibilità è adattare i set realizzati per il kit HK Models e/o Tamiya ma il risultato non è garantito. Nel kit non sono presenti bombe o serbatoi alari; le parti trasparenti appaiono “artigianali” nell’aspetto, a causa dell’anzianità del kit. Le ruote non hanno l’effetto peso e in questa scala è un dettaglio non da poco.
Le decal, aggiornate, sono stampate in Italia e sono complete di stencil, di pannello strumenti e consentono la realizzazione di 2 livree, di cui però una con le invasion stripes da fare “by hand”.
Conclusioni: un kit con diversi anni sulle spalle (quasi 50…) ma non così vecchio che, con un po’ di lavoro, non può fare ancora la sua figura, avendo (parecchio) spazio a disposizione per esporlo.
Il prezzo? Piuttosto contenuto, nell’intorno dei 30€, che potrebbe invogliare il modellista non (troppo) esperto a cimentarsi con un Mossie in questa scala.
Del 2015, quindi recentissimi, sono gli stampi di HK Models e Tamiya.
Cominciamo con il primo, in ordine alfabetico. HK Models è l’acronimo per Hong Kong Models, una Ditta produttrice di kit in styrene fondata nel 2010 da appassionati e esperti del settore. La HK Models ha scelto la scala 1/32 per realizzare kit di aerei della seconda guerra mondiale (per ora).
Tra le proposte troviamo appunto il Mosquito (in 2 proposte, entrambe Bomber: Mk IV serie 2 e una Mk IX/XVI), ma anche 2 proposte dedicate al B 17, 3 proposte per il B 25, 3 per il Dornier Do 335 e una per il Gloster Meteor F.4.
Analizziamo il kit del Mosquito B. Mk IV in dettaglio.
Aprendo la scatola di notevoli dimensioni (il lato maggiore misura più di mezzo metro), ci si trova davanti a un considerevole numero di stampi (oltre una ventina di sprue), ognuno dei quali è imbustato in un blister trasparente di cellophane.
Nella scatola sono presenti , in dettaglio:
· 22 sprue di plastica grigia per complessive oltre 300 parti
· 1 ala stampata in un unico pezzo
· 4 sprue per i trasparenti, imbustati e con un supporto di cartoncino per evitare incrinature o rotture
· 2 figure di equipaggio in resina (scolpite in piedi)
· 1 foglio decal
· libretto di istruzioni per 2 versioni (di cui una Russa)
· guida per la colorazione
· 1 piccolo set in fotoincisione per cinture di sicurezza e filtri prese d’aria
Esaminando gli stampi, balza subito agli occhi la particolare tecnica di stampaggio della fusoliera e delle ali. La fusoliera è stampata in due tronconi, uno più grande che inizia subito dopo la cabina di pilotaggio e uno che comprende appunto la cabina di pilotaggio e la parte anteriore. La particolarità dello stampaggio è che i due tronconi sono stampati in pezzo unico e non in due metà come si è sempre visto. In realtà, osservando i pezzi, si intravede una sottile linea di giunzione, segno che in realtà le parti sono due e sono state unite in fase di realizzazione dello stampaggio.
Anche l’ala sembra stampata in un unico pezzo ma in realtà, osservando i bordi d’attacco, anche qui si nota una sottile linea di giunzione, come se si fosse sfruttato il calore dello stampo per “saldare tra di loro” le due parti.
Sinceramente non capisco l’opportunità di una simile realizzazione; avrebbe avuto un senso per un modello che riproduce un aereo con struttura metallica e si voleva evitare che le pannellature della parte inferiore e superiore non coincididessero o fosse necessario ritoccarle dopo la giunzione tra le semi ali e la necessaria carteggiatura. L’altro inconveniente di una simile soluzione è che non c’è lo spazio per inserire strutture di rinforzo nell’attaccatura ali/fusoliera. Per un’ala lunga più di 50 cm c’è il serio rischio di “afflosciamento”.
Il dettaglio esterno è di ottima fattura, anche se per la struttura essenzialmente lignea dell’aereo, non c’è molto da mostrare se non in termini di bocchettoni di rifornimento e piastre di rinforzo.
Il dettaglio interno è anch’esso più che buono, anche se in questa scala avrei preferito vedere la strumentazione e i comandi stampati separatamente. Per le tecniche di stampaggio, infatti, le superfici laterali dei pannelli sono stampati con una certa pendenza per facilitare l’estrazione e ciò non contribuisce al realismo, maggiormente in questa scala.
Le parti trasparenti sono ben stampate e si adattano perfettamente al telaio interno e alle parti strutturali.
Nel kit sono presenti i motori Merlin, adeguatamente dettagliati. Per mostrarli non bisogna agire di bisturi ma semplicemente non montare i pannelli di chiusura delle gondole. Altre aree ricche sono la zona carrelli e il vano bombe, che può essere attrezzato per includere 4 bombe o una “super bomba”. Le decal, stampate dalla Cartograf italiana con finitura lucida, sono per tre livree.
Il prezzo non è “cinese”: siamo nell’intorno dei 160 €, equivalente al Mosquito Airfix (che però è in scala 1/24).
Conclusioni: un kit di grande dettaglio (e di grandi dimensioni), con qualche “stranezza realizzativa”, che lo rende alla portata di modellisti esperti e con un discreto spazio a disposizione. In aftermarket sono disponibili set in fotoincisione della Eduard di iperdettaglio (a colori) per gli interni e maschere per la verniciatura della Montex.
Vediamo adesso il kit Tamiya dedicato al Mossie, realizzato nella versione FB Mk VI.
Nella foto di sinistra è visibile la Box Art del kit Tamiya realizzato in scala 1/32.
Con tutto il rispetto per il kit HK Models appena descritto, basta vedere il libretto di istruzioni del kit Tamiya, nel formato A4 e composto di ben 52 (leggasi cinquantadue!!!) pagine e 105 (leggasi centocinque!!!) fasi di montaggio per capire che il Mosquito Tamiya è su un altro pianeta…
La scatola è bella grossa (57,2 x 37,1 x 8,4 cm) e all’interno è divisa in due sezioni, ognuna delle quali contiene un numero enorme di buste di cellophane, grandi e piccole.
Le parti sono 678 (leggasi seicentosettantotto!!!), più del doppio di quelle del kit della HK Models, anche se 38 non sono utilizzabili su questa versione.
A tanta dovizia di parti in stirene, si aggiungono 25 parti per realizzare gli uomini di equipaggio (tre figure in pose diverse), 42 parti di plastica trasparente (di cui 12 per mostrare i motori in trasparenza), 2 set di fotoincisione per diversi dettagli (anche se non tutti utilizzabili su questa versione), un set di maschere per la verniciatura più vari accessori come un cacciaviti, viti (per rinforzo ali), piccoli magneti e tubi, più 2 fogli decal per 3 versioni.
Che dire di questo kit? Penso che sia veramente difficile trovare sul mercato una realizzazione migliore di questa in assoluto, ovvero non considerando il soggetto proposto. Volendo darne una descrizione in sintesi: un kit perfettamente realizzato e ingegnerizzato; eccellente dettaglio con due motori completi, pozzetti ruota estremamente realistici; cruscotto realizzato con l'uso di un pannello frontale fotoinciso; superfici di controllo separate; un gran numero di opzioni utili tra cui scarichi alternativi, pale dell'elica, scarichi, mozzi delle ruote e prese del carburatore; vani mitragliatrici nel muso e ventrali superdettagliati; tre figure di equipaggio, eccellenti riproduzioni, incluse.
A sottolineare la cura maniacale con la quale i tecnici Tamiya hanno realizzato questo kit, basti dire che i battistrada a tasselli (block tyres) delle ruote del carrello principale sono stati realizzati con elementi separati (10 + 2 laterali per ruota) soltanto per non avere l’antiestetica giunzione tra le 2 semi ruote. L’utilizzo del vinile nero per le ruote avrebbe ovviato in parte a questo inconveniente, ma la durezza del materiale avrebbe impedito di rendere l’effetto peso e quindi il Mossie avrebbe galleggiato, senza gravità apparente, sulle sue ruote gonfie a 50 bar e nere di fabbrica…
L’ala, realizzata in 4 parti principali, 2 superiori e 2 inferiori, è dotata di elementi di irrobustimento interni che sono fissati con 8 piccole viti in modo da rendere estremamente stabile (e duratura) la struttura.
Certo, in questa scala, lo styrene mostra alquanto il fianco a critiche perché non è il materiale più adatto a rappresentare questa (grande) scala: qualche elemento in metallo bianco soprattutto per eliche e carrelli sarebbe stato a mio parere il “top”.
Ovviamente è disponibile un ricco (anche troppo) assortimento di iperdettaglio aftermarket in resina e fotoincisione; si trovano (della Eduard) persino le cinture di sicurezza in tela, come sull’originale.
Il prezzo: paradossalmente è dello stesso ordine di grandezza del kit HK Models (160 € su Amazon), spese di spedizione incluse. Confesso che se non avessi già la casa (o, per meglio dire, il box auto) pieno di modelli da costruire in scala 1/72 e se avessi lo spazio dove collocarlo una volta terminato, potrei facilmente cedere alla tentazione di acquistarlo.
Conclusioni: un kit “state of the art” per il modellista molto esigente e molto esperto, che vuole impegnare un considerevole tempo di realizzazione per portare a termine questa (quasi) mastodontica opera modellistica ma sicuramente orgoglioso del suo risultato finale.
1/24
Concludiamo questa lunga pagina web dedicata al kit Airfix nella “monumentale” scala 1/24.
Nella foto di destra è visibile la Box Art del kit Airfix realizzato in scala 1/24.
Il “Mossie” in questa scala, proposto nel 2010 dalla Ditta inglese nelle versioni NF Mk II e FB Mk VI nella Serie 25, era, fino a pochi anni fa, il kit in styrene più grande mai realizzato, con i suoi oltre 60 cm di apertura alare (e 617 parti). In tempi più recenti, il suo “primato” è stato superato da alcune riproduzioni di bombardieri in scala 1/32 come il B 17 della HK Models con quasi un metro di apertura alare o dall’Harrier II in scala 1/18 della Hobby Boss, che supera gli 80 cm di lunghezza.
Nella foto sopra a destra è visibile la Box Art del kit Airfix realizzato in scala 1/24.
Veniamo ora all’esame della scatola e del suo contenuto. Già la scatola si presenta imponente: 53,3 x 68,6 x 15,2 cm e oltre 3 Kg di peso.
Aprendo la scatola, si apprezza il ricco contenuto: un numero considerevole di sprue grandi e piccoli di colore grigio medio che accolgono gli oltre 600 pezzi che compongono il kit. Su uno sprue trasparente sono presenti le parti che costituiscono il canopy, le luci di navigazione e i fari d’atterraggio. A parte sono forniti i “blocchi” degli strumenti dei pannelli principali (sono forniti 2 esemplari – uno per il Night Fighter e l’altro per il Fighter Bomber), sui quali gli strumenti sono già stampati perfettamente a registro e con un realismo eccellente.
Molte parti sono prive di sbavature (ma è presente il flash un po’ qua e un po’ là) e il materiale plastico risulta molto “lavorabile”, ovvero né troppo fragile né troppo morbido. Una prova a secco delle due metà della fusoliera, insieme all'enorme metà superiore dell'ala, ha dato un buon risultato: nessuna distorsione delle parti. Nella cabina di guida si possono ammirare, accanto a varie leve e interruttori, anche i fili e cavi come parti individuali. Peccato che sono presenti i segni di estrusione, i cosiddetti “pin”.
Anche negli altri pezzi che completano la cabina, come i portelli d’accesso o che realizzano il vano bombe sono presenti invece in grande numero i segni di estrusione. E’ da segnalare inoltre la mancanza delle cinture di sicurezza, che devono essere acquistate aftermarket (è possibile reperirle in vera tela come le originali).
Le armi e i motori, di adeguato livello di realizzazione, sono mostrabili grazie ai pannelli separati e i maniaci dell’iperdettaglio possono disporre di una notevole e ricca offerta di parti sostitutive aftermarket per aumentare il realismo.
Le parti trasparenti sono limpide e sottili, congruenti con la scala.
Il manuale di istruzioni è anch’esso “fuori misura”: corrisponde (quasi) all’A3 e contiene ben 253 sequenze di montaggio, nella veste grafica però ancora in bianco e nero e non con l’evidenziazione a colori della/e parte/i oggetto della sequenza come ho riscontrato nelle ultime realizzazioni della Ditta inglese.
Il kit comprende anche 4 figure molto ben scolpite e realistiche, 2 sedute, 1 in procinto si salire sulla scaletta di accesso e 1 in piedi. Le ruote principali e il ruotino sono realizzate nel “classico” vinile nero di casa Airfix ma hanno l’effetto peso (escluso il ruotino). L’ala è in soli 3 pezzi (un pezzo unico superiore e 2 pezzi per le semiali inferiori), ma non è stata prevista una struttura interna di rinforzo (a differenza del Mosquito Tamiya). Tutte le superfici mobili sono separate e possono essere quindi fissate in posizione “mossa”.
Come ho anticipato prima, in aftermarket si trova parecchia roba, dalle fotoincisioni alle mitragliatrici in ottone alle decal alle maschere per la verniciatura. Stranamente non sono presenti (o almeno io non le ho trovate) parti in metallo bianco per gambe carrelli, eliche e mitragliatrici.
Il foglio decal è anch’esso “proporzionato” al ricco contenuto e offre codici (e stencil) per 4 versioni, tra le quali quella tutta argentea che è proposta anche per il “vecchio” Mosquito in scala 1/72 (anche se con diversi codici di reparto).
L’ultima indicazione riguarda il prezzo: poco più di 160 €, che sembra un “price placement” condiviso con le realizzazioni del Mossie Tamiya e HK Models, anche se nella scala inferiore.
Conclusioni: un kit decisamente impegnativo sia come spesa che dal punto di vista realizzativo che di spazio occupato (una volta terminato). Secondo me il “massimo” che si potrebbe pretendere sarebbe il Mosquito Tamiya “anabolizzato” alla scala 1/24, possibilmente corredato in parti in metallo bianco per carrelli, armi e eliche. Mi rendo però conto che per me, al quale è già difficile trovare il “posto” per una collezione in scala 1/72, sarebbe improponibile il solo pensiero di investire (almeno) 300 € per un Mossie quasi perfetto in scala 1/24…
AG 2019/2024