La traduzione in italiano del nome "Hellcat" è "Arpia", la figura mostruosa con viso di donna e corpo d'uccello, citata da Omero, da Esiodo, da Virgilio, da Dante e infine dall'Ariosto. Tra le nefandezze commesse dalle Arpie, la più nota (dall'Eneide) è quella che le ritrae svolazzanti nell'atto di insozzare le mense con i loro escrementi...
Nella realtà, l'Hellcat (denominazione completa Grumman F6F Hellcat), entrò in servizio nel 1943 e divenne il caccia imbarcato più importante della US Navy durante la WW2. A tal proposito, riporto questa citazione, reperita su Wikipedia, di uno dei migliori piloti della US Navy, a proposito del "suo" Hellcat: "Amo talmente tanto il mio Hellcat che, se sapesse cucinare, lo sposerei ".
Rispetto al suo avversario più temibile, lo Zero A6M5 Type 52, l'Hellcat era più veloce ma era meno manovrabile a velocità medio alta, ovvero quella utilizzata in caso di confronto aereo. Le raccomandazioni per i piloti erano di non seguire mai uno Zero in un looping o in un half-roll ma di utilizzare la superiore potenza e velocità per impegnarlo in combattimento nel momento più favorevole. Per sfuggire da uno Zero 52, era necessario compiere una rovesciata e scendere in picchiata con una veloce virata.
La Royal Navy adoperò l'Hellcat nelle versioni F6-F3 con la denominazione Mk I e l'F6-F5 con la denominazione Mk II. Il F6-F5 era leggermente più veloce del precedente, grazie all'adozione (in realtà a cominciare dagli ultimi lotti dell'F-3) del motore con superpotenza a iniezione di acqua che incrementava del 10% per brevi periodi il massimo della potenza erogabile. Aveva corazzatura aumentata e poteva trasportare bombe per un massimo di 900 chili. Talvolta 2 delle mitragliatrici alari da .50 vennero sostituite da cannoni calibro 20 mm.
Fatta questa breve parentesi letteraria/storica sul F6-F, mi dilungherò maggiormente sulla presenza dell'Hellcat nel panorama dei kit in scala.
Cominciamo dai più vecchietti e dalla scala 1/72, anche se la maggior parte di loro sopravvive solo nei ricordi di noi modellisti non più giovani...
Il kit originario, rimasto a catalogo Airfix per circa trent'anni, risale al 1967 e ha attraversato gli anni '70, '80 e '90 del secolo scorso con varie scatole e proposte di colorazioni/versioni e decal, anche Royal Navy.
Nelle foto di sinistra si succedono, a partire dal 1967 fino alla fine degli anni '90, le varie Box Art che caratterizzavano l'Hellcat Airfix in scala 1/72.
Il kit era realizzato in sprue di colore blue e di consistenza piuttosto vetrosa; come gran parte dei suoi contemporanei, poteva essere utilizzato come grattugia per il formaggio per i suoi molti e ben evidenti rivetti. Gli interni si riducevano al solo pilotino onnipresente; gli alettoni erano stampati separatamente dalle ali, che potevano essere assemblate aperte o chiuse. Se si decideva di montare il modellino con le ali aperte, risultavano ben visibili le linee di giunzione delle sezioni ripiegabili. Nel kit erano presenti il serbatoio, le bombe e i razzi alari. Il risultato finale era poco più che sufficiente.
Di 5 anni più giovane (1972) è il kit Frog dell'Hellcat F6F-3/Mk I, visibile nella classica confezione in "blister" con il cartoncino colorato ripiegato a chiusura.
L'Hellcat Frog, nella classica plastica grigia degli stampi della scomparsa casa inglese, ha complessivamente le forme del caccia imbarcato USA abbastanza ben riprodotte, anche se la fusoliera ha una sezione un po' troppo triangolare; le pannellature sono in rilievo ma senza i terribili rivetti dell'Airfix. Il kit è ovviamente basico (molto buono è il seggiolino) e il canopy, in un pezzo unico, è piuttosto spesso. Le ali si possono montare in posizione solo aperta. Il complesso motore/elica è ben riprodotto, così come il carrello. Per i suoi diversi lati positivi, "in gioventù" l'avevo messo in cantiere per una sua realizzazione (poi mai iniziata).
Le decal erano per due versioni, entrambe "British". A distanza di tanti anni sono ovviamente ingiallite e non utilizzabili.
Al 1973 risale la proposta Matchbox. Anche in questo caso siamo davanti a un kit essenziale e molto facile da costruire, come era tradizione della scomparsa Divisione della Lesney che realizzava kit in styrene. Le pannellature sono miste, parte a rilievo e parte incise con il bulino; anche questa era una caratteristica della Matchbox...
Facendo un parallelo con il kit Eduard che, secondo le intenzioni dichiarate dalla casa Ceca (Week End edition), si potrebbe iniziare e finire in un Week-end, i modelli della Matchbox realmente si potevano assemblare e verniciare in un fine settimana con un risultato finale che spesso era più che dignitoso.
A dire il vero, osservando gli sprue del kit dell'Hellcat, l'occhio attento (ma neanche troppo) del modellista si rende conto che qualcosa non va, soprattutto nella sezione della fusoliera dietro l'abitacolo, che appare un po' troppo triangolare e stretta, anche se in modo meno accentuato rispetto al Frog. Per il resto, come ho scritto sopra, un kit basico molto facile da realizzare.
Ci avviciniamo agli standard odierni parlando della proposta Hasegawa, che risale alla seconda metà degli anni settanta. Come ho già scritto in altre pagine di questo sito, la Ditta di modellismo del Sol Levante iniziò, tra il 1976 e il 1980, una vera rivoluzione nel modellismo in styrene in scala, realizzando una nuova generazione di kit che, con le loro pannellature finemente incise e un grado di dettaglio mai visto prima, fecero sognare noi giovani modellisti. In molti casi il sogno, per diversi anni, rimase però tale: la produzione giapponese, anche in altri settori merceologici (vedi il mercato dell'auto) rimase contingentata fino a (tutti) gli anni '90 e i pochi kit disponibili presso i rivenditori avevano prezzi poco compatibili con le tasche non particolamente "piene" di noi giovani studenti...
Il kit Hasegawa consta di circa 40 pezzi su quattro sprue, tre grigio chiaro per le parti che costituiscono l'aereo e uno di trasparenti con due canopy (entrambi chiusi); le forme in scala dell'"Arpia" della Grumman sono ben riprodotte, secondo loro costume.
Le pannellature sono incise e il grado di dettaglio è innegabilmente buono; gli interni sono costituiti da un pavimento, un sedile, una cloche e un pannello strumenti ma non sono presenti le pannellature laterali. Del resto, essendo il canopy chiuso, sarebbe stato uno sforzo realizzativo inutile. Le decal sono per tre versioni (solo US Navy), contengono gli stencil e il pannello strumenti è anch'esso una decal.
Aftermarket si trovano diversi kit di dettaglio in resina e in ottone ma niente canopy vacuform.
Al 1992 risale la prima edizione del kit Academy dell'Hellcat, che consente di realizzare, al pari dell'Hasegawa, sia il F6-F3 che l'F6-F5.
L'Academy ha pannellature incise, un buon grado di dettaglio, diverse parti opzionali e un abitacolo ben rifinito, ma anche qualche difetto. Il timone verticale è stampato in modo asimmetrico sulle due semifusoliere e, una volta assemblati i due pezzi, risulta con il bordo d'attacco troppo spesso. Altre parti che non convincono completamente sono le ruote, il cofano motore e l'elica, ma ha l'innegabile vantaggio di costare poco e di essere "aperto" a varie elaborazioni/integrazioni di kit aftermarket che si possono reperire sul mercato.
Del 2001 è invece la proposta dell'italica Italeri. Sulla scatola è marcato come F6 F-3, ma l'assenza sugli stampi delle vetrature dietro l'abitacolo in fusoliera lo fa assimilare più a un F6 F-5. Per completezza di informazioni, bisogna dire che lo sprue dei trasparenti contiene anche i due finestrini posteriori quindi, agendo di bisturi, si può realizzare anche un F6-F3.
Detto questo, continuiamo con l'analisi del kit dicendo che l'abitacolo è costituito da una vasca, una paratia posteriore, un seggiolino con le cinture a rilievo e una cloche. Il pannello strumenti non ha la forma corretta e il collimatore è troppo in alto. Nella paratia posteriore mancano le finestrature dell'F-3 (queste erano necessarie per poter vedere attraverso i finestrini posteriori). Tutti i dettagli degli strumenti sono realizzati con decal, ma il risultato è appena sufficiente.
Le linee della fusoliera sembrano rispettate, anche se la punta del timone direzionale è troppo arrotondata. Le linee dei pannelli sono tutte incise. Il difetto maggiore del kit sono le superfici di controllo, per le quali la riproduzione della struttura è troppo marcata mentre nella realtà le centine sono appena visibili. Ogni superficie di controllo nel kit deve essere quindi stuccata e levigata in modo che il modello sia più somigliante all'originale che vuole riprodurre.
Elica e carrello sono discretamente riprodotti, con punti positivi e qualche difetto.
Non è presente carico di caduta. Le decal sono per 4 versioni, due US Navy, una Royal Navy e una della Marina Francese (post-bellica).
Il kit Italeri è disponibile anche con il marchio Revell.
Molto recente (2011) è la proposta Cyber-Hobby dell'Hellcat, sia in versione F6-F3 che F6-F5.
La Cyber-Hobby non è un marchio particolarmente diffuso, pure vanta un nutrito catalogo di kit che spazia in diverse epoche e generi, dalla scala 1/700 per le riproduzioni navali, alla 1/72 e 1/32 per quelle aeronautiche, alla 1/35 per i mezzi militari e in una inconsueta scala 1/6 per le riproduzioni di fucili mitragliatori.
Il kit dell'Hellcat è distribuito su ben 7 sprue ai quali si aggiungono lo sprue dei trasparenti (con il canopy aperto e chiuso) e un foglietto in fotoincisione per le cinture di sicurezza. Il grado di dettaglio dei vari pezzi, pure in una produzione short run, è molto elevato e sezioni come l'abitacolo, il motore, le ali (che si possono montare sia aperte che chiuse e con alettoni separati) e i carrelli sono realizzati con dovizia di particolari, sufficienti anche ad una realizzazione nella scala 1/48. Anche il carico di caduta (bombe e razzi) è davvero completo e stampato in modo impeccabile, così come il serbatoio ventrale. L'unica valutazione che si può fare del kit Cyber-Hobby è eccellente: come unica nota dolente, bisogna riconoscere che, stante la produzione limitata, è un kit piuttosto caro (25-30 €) anche per i costosi standard del Sol Levante.
Ed eccoci alla proposta Eduard. La casa dell'Est Europa è nota sia per i suoi kit sempre di ottimo livello che per la produzione di particolari in fotoincisione che talvolta sono già verniciati, semplificando di molto il lavoro di noi modellisti.
Il kit in questione risale al 2011 e da allora è stato proposto in varie confezioni, con e senza parti aggiunte in fotoincisione e maschere per la verniciatura.
In questa "weekend edition" che, nelle intenzioni della Eduard, si dovrebbe montare OOB (Out Of Box - come da scatola) e verniciare in un fine settimana, troviamo solo il kit in styrene e niente altro (nè fotoincisioni nè maschere per la verniciatura). Le versioni fornite dalle decal sono due, ma secondo me una non è adatta a una proposta che, appunto, dovrebbe consentire di finire il modello in un paio di giorni. La versione Royal Navy è per un Hellcat imbarcato sulla HMS Emperor di stanza nel Mar Egeo nel 1944 (quella raffigurata nella foto della scatola a destra) e, come si vede, ha le strisce d'invasione bianche e nere, che NON sono fornite dal foglio decal e che quindi devono essere dipinte a mano (le istruzioni consigliano di dipingere le strisce di circa 8 mm di larghezza). L'unica versione veramente "w-e edition" è quella che riproduce un Hellcat di stanza nel Bengala a dicembre 1944, con una colorazione a bande grigio/verde per le superfici superiori e Sky per quelle inferiori, senza bande.
Le decal offrono, oltre alle coccarde, ai numeri di identificazione e gli stencil, le cinture di sicurezza e gli strumenti, sia per il pannello frontale al pilota che per quelli laterali. Il modellista esperto proverà a realizzare gli strumenti alla vecchia maniera oppure aprirà il portafoglio per procurarsi il foglietto in fotoincisione specifico (ovviamente della Eduard), già preverniciato, che comprende anche la distribuzione dei cavi elettrici per l'accensione dei cilindri del motore.
Per quanto riguarda le parti in stirene, diciamo che il kit è composto da circa una 70-ina di parti in grigio chiaro (di cui però una ventina non utilizzabili perchè per altre versioni) più uno sprue a "stella" di trasparenti (con 5 parti utilizzabili, in particolare per il canopy aperto o chiuso).
La qualità di stampa e il dettaglio superficiale sono molto buoni, pur trattandosi di un kit Short Run. Su qualche pezzo è visibile un piccolo ritiro dello stampo che dovrà essere corretto con cianoacrilato e/o stucco e, come al solito, non sono presenti i riscontri per il montaggio. A parere di molti "blogger", siamo davanti alla migliore riproduzione in commercio in scala 1/72 del caccia imbarcato americano ma a mio parere il kit Cyber Hobby se la batte ad armi pari con l'Eduard (e, forse, in singolar tenzone, vincerebbe e non di stretta misura). Da parte Eduard il fattore vincente è sicuramente il prezzo, che è meno della metà del Cyber Hobby. Peccato che il carico di caduta non sia utilizzabile.
Eccoci alla altrettanto diffusa (rispetto alla scala 1/72) "Quarter Inch Scale".
Come prima proposta analizziamo un kit che viene dal lontano Giappone, il cui stampo è stato realizzato dalla ormai scomparsa OTAKI alla fine degli anni '70. Ai tempi odierni è commercializzato dalla ARII. La ARII è una casa giapponese che realizza diversi kit, per la maggior parte robot e navi spaziali tratti dai fumetti. Alcuni di questi sono già preverniciati, nelle scale più disparate; sono kit piuttosto facili da montare e quindi destinati a un pubblico di modellisti adolescenti o comunque poco esperti.
Come è riportato sulla scatola, si tratta di un kit dedicato al F6-F3.
Le tre stampate di colore grigio chiaro contengono circa una cinquantina di pezzi (scarsi), ma le pannellature e l'ottimo dettaglio superficiale, uniti a una lodevole facilità di montaggio e a un costo contenuto (pari a quello di un kit nella scala inferiore) lo rendono interessante ancora oggi. L'ottimo sarebbe completare i non ricchi interni (almeno) con le cinture di sicurezza in fotoicisione, anche se in questa scala è reperibile un solo foglio della Eduard dedicato al F6-F5 della stessa casa. L'unico punto negativo del kit è il canopy, che è realizzato in pezzo unico.
Il kit offre come carico esterno un generoso serbatoio e due bombe di medio calibro.
Le decal proposte dalla scatola sono tre, due US Navy e una Royal Navy (Burma).
Anche l'Airfix negli anni '80-'90, prima dell'acquisto da parte di Hornby, ha avuto a catalogo un Hellcat in scala 1/48 ma attualmente non è più a catalogo.
La "base" è il kit Otaki descritto sopra e quindi non mi dilungherò oltre, se non dicendo che le proposte di colorazione offerte dalle decal della scatola sono solo due (e non tre come per la ARII):
L'Hasegawa ha realizzato il suo F3-F3 in scala 1/48 nel 1995, subito seguito dal F3-F5. Rispetto all'Otaki di una quindicina di anni prima, l'Hasegawa aggiunge un pozzetto per gli interni ben dettagliato, una precisione di assemblaggio che non richiede stucco e un canopy apribile anche se un po' troppo spesso (in alternativa c'è il canopy vacuform della Squadron). La parte meno riuscita è la forma del cofano motore, molto più precisa nel kit Otaki e acquistabile come pezzo separato della Cutting Edge in aftermarket, ricavato da uno stampo in resina.
Fino al 2004 è stato anche disponibile un set in resina della Dangerboy per realizzare l'Hellcat F3-F5 con le ali ripiegate.
Poche parole sul kit Hellcat della Revell che, dalla scarsità di pezzi e dettaglio offerti dalla scatola, mi fa tornare alla mente i kit Monogram dei primi anni '60. Le pannellature in rilievo, i molti rivetti, il canopy in un pezzo unico non contribuiscono ad accrescere il desiderio di acquistare e realizzare questa proposta "basica" nella quarter inch scale. Come lati positivi del kit devo però citare la possibilità di montare le ali in posizione ripiegata, la presenza di un figurino che riproduce un meccanico e di buone decal. Queste ultime hanno la particolarità di essere stampate al 95% con un solo colore (il bianco).
Concludiamo questa carrellata di Hellcat in scala 1/48 parlando del kit Eduard, realizzato nel 2008 e offerto in varie scatole e versioni (F3 e F5).
La stessa cura nelle forme e nei dettagli che abbiamo riscontrato nella scala più piccola la ritroviamo ovviamente in questa scala e anche maggiore. Particolari come la linea della fusoliera e il cofano motore, meno accurati nei kit precedenti, qui raggiungono la perfezione (o quasi).
Nella confezione mostrata nella foto a sinistra, troviamo un ricco kit in styrene composto da 4 sprue grigio medio, uno sprue di trasparenti e un piccolo sprue aggiuntivo con i cofani motore della F6-F3 ultima versione. In più, troviamo due fogli di fotoincisione, di cui uno a colori per gli interni e uno per la ditribuzione dei cavi elettrici del motore. Oltre a quanto scritto, decal per ben 5 versioni, soltanto US NAvy. E' però disponibile anche un kit (dual combo) che consente di realizzare sia l'Hellcat Mk I che il Mk II Royal Navy. La stessa Eduard fornisce per questi kit un vasto assortimento di parti aftermarket in resina e fotoincisione per interni, mitragliatrici, motore e conversioni per sottoversioni. Si trovano ovviamente aftermarket anche le maschere per la verniciatura (cockpit e ruote carrelli).
Per coloro che non si accontentano dei "piccoletti", sono disponibili due kit di montaggio in scala 1/32.
La prima proposta che analizziamo è quella della Hasegawa, il cui stampo originario risale alla seconda metà degli anni settanta, quindi è un kit che ha già quarant'anni sulle spalle.
La scatola in questione consente la realizzazione sia della versione F-3 che della versione F-5.
Il kit è composto da 4 grandi sprue grigio medio, ai quali si aggiungono 2 piccoli sprue per gli alettoni/flap, i due canopy per le due versioni realizzabili e, a parte, in una bustina trasparente, la Naca, realizzata in modo da essere asportabile per mostrare il motore. A proposito di quest'ultimo, esso deve essere assemblato unendo i 18 cilindri (9 per fila) uno per uno alla base ma non sono presenti i cavi per le candele e quindi per dettagliarlo adeguatamente, stante la scala, occorre ricorrere al Set Aftermarket della Eduard, in realtà progettato per il kit Trumpeter di cui parlerò dopo, ma adattabile (abbastanza) all'Hasegawa. La Montex realizza set di maschere per la verniciatura e per realizzare le decal "a mano".
Il livello di dettaglio è complessivamente buono ma gli interni sono abbastanza spartani e piuttosto "di fantasia". Come nel caso del motore, si può fare ricorso al Set della Eduard, sempre però ottimizzato per il kit Trumpeter o, in alternativa, è disponibile il set in resina specifico della CMK. Sulle ali sono presenti i vani per le mitragliatrici da mezzo pollice, che possono essere mostrate senza ulteriori lavorazioni. Le ali sono però assemblabili solo in posizione aperta. Le decal, ben stampate ma alquanto spesse, sono essenziali (pochi stencil) e consentono di scegliere tra tre versioni, due US Navy e una Royal Navy.
Una volta montato, il modello ha la sua imponenza e farà la sua notevole figura in una collezione di aerei e in particolare di caccia imbarcati della 2 G.M. Per quanto mi riguarda, la scala 1/32 non mi è congeniale e non credo che mi cimenterò mai nella realizzazione di un Hellcat in questa scala.
Concludiamo questa carrellata di Hellcat esaminando il kit in scala 1/32 della Trumpeter. La nota casa cinese ha realizzato questo kit nel 2007, prima nella versione F-5, poi seguito dalla precedente F-3. In tutto le scatole/varianti proposte dalla Trumpeter sono 4, una dedicata alla versione F-3 e ben tre alla versione F-5. Tutti e 4 kit sono notevolmente ricchi di sprue e di dettagli: nelle varie scatole si possono trovare ben 8/9 grandi sprue grigio chiaro (a seconda delle versioni proposte) e un grande sprue di trasparenti. Le ruote sono realizzate in vinile nero. Il numero complessivo dei pezzi è nell'intorno dei 400, quindi è un kit di grande complessità e per modellisti davvero esperti.
In alcune scatole (per particolari livree) si possono trovare anche le gambe dei carrelli principali in metallo bianco e fotoincisioni della Part polacca. Tutti i kit consentono di assemblare le ali sia in posizione aperta che chiusa. Anche per il Trumpeter si trovano set aftermarket di maschere per la verniciatura della Montex.
Veniamo ora a una analisi più approfondita del kit Trumpeter.
Le linee generali del caccia imbarcato statunitense sono ben riprodotte, tranne forse un'eccessivo arrotondamento della parte superiore della fusoliera proprio dietro la cabina di pilotaggio. A proposito di questa, nel kit sono presenti ben 35 parti che la compongono; pure, in questa scala, si sente la mancanza delle cinture di sicurezza e altri particolari che possono essere aggiunti facendo ricorso al Set della Eduard del quale ho parlato sopra a proposito del kit Hasegawa. In alternativa sono disponibili, sempre aftermarket, specifici set in resina sia per la versione F-3 che la F-5.
Un altro "pezzo di bravura" è il motore Pratt&Withney R-2800, realizzato in ben 90 pezzi, anche se qualche aggiustamento in corso d'opera è necessario, come aggiungere cavi e raccordi per gli scarichi, seguendo attentamente le istruzioni. Il kit fornisce una NACA trasparente per mostrare il motore ma meglio sarebbe, disponendo dell'adeguata documentazione, aprire alcuni pannelli nei punti "strategici".
Un'altra parte degna di nota (e di attenzione) è la finestratura, tipica delle (prime) versioni dell'F6-F3, che deve essere ottenuta tagliando quadratini di styrene dalle semifusoliere ma le corrispondenti parti in metacrilato trasparente rischiano di non combaciare se il taglio non si esegue correttamente. Meglio sarebbe stato realizzare il kit con due finestrature da riempire o con le vetrature o con pannelli opachi.
Come nel kit Hasegawa, sulle ali sono presenti le aperture per mostrare le mitragliatrici calibro .50 e tutti gli alettoni e i flap sono separati. Nel ricco assortimento di pezzi sono presenti razzi, bombe e il serbatoio ventrale.
Il carrello può essere montato solo in posizione estratta ma le ruote in vinile non si adattano perfettamente e devono essere levigate o addirittura sostituite con parti in resina. Le decal fornite consentono la scelta di due soggetti, ma in nessuna delle scatole proposte sono disponibili decal per versioni Royal Navy (solo US Navy) ma sono acquistabili in AfterMarket.