ACADEMY
Messerschmitt Me 163 B/S "Komet"
scala 1/72
n° Catalogo: 1673
La risposta è tutt'altro che scontata... Forse non tutti sanno che è esistito (almeno) un Me 163 con le insegne della RAF... Ma più di questa motivazione, determinati soggetti, per la loro eccezionalità, mi affascinano a tal punto che, quando si presenta l'occasione di acquistarli, soprattutto a un prezzo conveniente, non posso resistere. Così, girando su Amazon alla ricerca di kit interessanti, mi è "caduto l'occhio" su questa proposta della Academy; è stata tanta la "foga" di possedere una riproduzione di questo "missile" con le ali, che alla fine ne ho acquistati due...
Verso la fine del 1944, la Germania nazista era costantemente devastata dai bombardamenti a tappeto alleati, che colpivano le istallazioni industriali, le fabbriche di armi e di carburante sintetico per impedire ai tedeschi di prolungare ulteriormente un conflitto che aveva causato milioni di morti. Le capacità difensive sul territorio germanico erano ridotte ai minimi termini e quelle offensive della Luftwaffe erano limitate dalla scarsità di piloti esperti, per intercettare le migliaia di bombardieri e caccia di scorta giorno e notte sui cieli della Germania con il loro carico di morte e distruzione. La disperazione di quei mesi portò a sperimentare soluzioni altrettanto disperate, alcune talmente assurde da essere poco efficienti bellicamente e, comunque, estremamente pericolose. I reparti sperimentali cercarono di realizzare nuovi aerei molto veloci in grado di colpire inaspettatamente le formazioni di bombardieri alleati per creare panico e scompiglio, nella speranza di dare un po' di respiro alla martoriata macchina da guerra tedesca ormai al collasso.
Da questi esperimenti nacque il Bachem Ba 349 Natter (Vipera), che era un missile terra aria con pilota più che un aereo a razzo, costruito per la maggior parte in legno. Il Natter avrebbe dovuto essere lanciato da una rampa e guidato verso la formazione di bombardieri tramite onde radio. Una volta raggiunto l'obiettivo, il pilota avrebbe dovuto prenderne il controllo per dirigere l'aereo verso i bombardieri, sganciare il muso e lanciare verso di loro la trentina di missili che costituiva il carico offensivo, ovvero il "veleno" della vipera. Esaurita la spinta, il pilota avrebbe dovuto planare fino a una altezza di 3.000 metri e quindi azionare il meccanismo di sgancio, che avrebbe spezzato in due parti l'aereo, salvando l'abitacolo con il pilota a bordo, agganciato a un paracadute, mentre la parte composta dal resto della fusoliera e delle ali sarebbe andata persa (ma era appunto realizzata con materiali non strategici). L'idea sembrava assurda, ma eliminava il principale problema del Komet, come scriverò dopo. Il Natter non ebbe però mai vita operativa perchè, dopo il disastroso collaudo nel quale l'aereo si disintegrò precipitando e uccidendo il pilota, gli americani si impadronirono della base di lancio a Kirchheim; l'esperimento Natter si concluse quindi senza risultati e i prototipi realizzati furono in gran parte dati alle fiamme.
Nella foto a sinistra è ritratto uno degli esemplari realizzati (circa una dozzina) del Natter di cui ne sono sopravvissuti tre, di cui uno solo praticamente completo. Il Natter nella foto è mancante del "muso" e mostra scoperto il set di "aculei" con il quale la Vipera doveva colpire i bombardieri alleati.
Il progetto del Komet era ancora più complesso e rischioso: a differenza del Me 262 che era un vero e proprio turbogetto con due reattori, il Me 163 sfruttava la spinta ottenuta dalla violentissima reazione chimica di particolari reagenti e quindi era più un aliante pilotato con propulsione a razzo in fase di decollo. Il rifornimento era già pericolosissimo, a causa della miscela di idrazina e metanolo utilizzata (chiamata C-Stoff) che, se veniva a contatto prematuramente con il perossido di idrogeno concentrato (T-Stoff), usato come ossidante, generava una violentissima reazione chimica che poteva produrre un'esplosione e la conseguente distruzione dell'apparecchio. Inoltre i tecnici, durante il rifornimento, dovevano indossare tute di protezione perchè i composti chimici utilizzati erano in grado di liquefare la carne umana... Il momento dello sgancio del carrello, presente solo al decollo, era altrettanto rischioso per il pilota e l'aereo: se infatti veniva sganciato troppo presto, poteva rimbalzare violentemente sul terreno e scontrarsi con il Messerschmitt, danneggiandolo gravemente.
Dal momento del decollo, l'autonomia di volo era solo di otto minuti: in questo ridottissimo intervallo di tempo il pilota doveva decollare, salire fino a 9.000 metri per sparare da sotto una prima raffica sui bombardieri alleati in volo, raggiungere gli 11-12.000 metri (la quota massima di tangenza concessa dal carburante a disposizione e dall'abitacolo non pressurizzato) e poi lanciarsi in picchiata per intercettare nuovamente i bombardieri alleati, sparare le munizioni rimanenti e disimpegnarsi, sperando di riuscire a sfuggire alla caccia avversaria. Senza combustibile, in volo planato, il Me 163 doveva scendere a terra e atterrare su un semplice monopattino ammortizzato posto sotto la fusoliera. La fase di atterraggio era particolarmente rischiosa sia per l'aereo, che doveva rimanere in equilibrio su uno "slittino" (l'impatto con un sasso avrebbe potuto farlo ribaltare o danneggiarlo), sia per il pilota, che poteva spezzarsi la schiena in caso di un atterraggio troppo violento. Infine, una volta a terra, era un bersaglio immobile e inerme in caso di attacco al suolo da parte della caccia alleata. Se il Me 163 riusciva a tornare indietro integro, veniva recuperato e trasportato alla base da un apposito trattorino dotato di rimorchio costruito ad hoc.
Poichè la fabbrica dei propellenti era la stessa per le V1, il cui progetto era prioritario rispetto al Komet, data la scarsità di carburante, in diverse occasioni i Me 163 rimasero a terra perchè le V1 potessero colpire l'Inghilterra.
Il bilancio tra i risultati ottenuti dal Komet e perdite subite è, alla prova dei fatti, negativo: come ho scritto sopra, fu solo un tentativo disperato di contrastare una sconfitta ormai inevitabile.
Nella foto a destra è ripreso l'esemplare di Me 163 S conservato al Deutsch Museum di Monaco di Baviera. La versione S era biposto (in tandem) ma senza propulsore; era utilizzata come addestramento per imparare ad atterrare sul pattino senza spezzarsi la schiena. Questo esemplare era anche dotato di finestrature sulla parte inferiore della fusoliera per maggiore visibilità durante l'atterraggio.
Il "Komet" era un aliante a razzo di piccole dimensioni: se paragonato al P-51 D Mustang che scortava i bombardieri in volo sulla Germania, le sue misure erano circa il 30% inferiori. Di conseguenza, nella scala 1/72, i suoi "ingombri" appariranno decisamente ridotti.
Aprendo la scatola Academy, personalmente rimango sempre sorpreso per la grande cura che profonde la casa coreana nell'imballaggio dei suoi kit. Le tre stampate di styrene grigio verde chiaro sono ben sigillate in un blister trasparente termosigillato, così come le parti trasparenti e le piccolissime decal (solo Luftwaffe).
Le stampate sono perfettamente definite con pannellature incise ed è assente totalmente il flash. Sullo sprue dedicato alla fusoliera sono presenti i due tettucci in alternativa per la versione monoposto e biposto (da addestramento). Gli interni sono adeguatamente dettagliati grazie a un "pozzetto" che include gli strumenti laterali e nel quale si incastra il sedile e la cloche. Per i "malati" dell'iperdettaglio sono ovviamente disponibili alcuni kit in fotoincisione (anche a colori della Eduard) e in resina per interni e particolari esterni oltre a maschere per la verniciatura del canopy. Nel kit è presente anche il piccolo "trattore" a due sole ruote e il rimorchio su cingoli con il quale il Me 163 veniva riportato alla base (se sopravviveva al duro atterraggio e alla caccia nemica). Nel kit non sono comprese figure. In taluni paesi il kit è disponibile anche con il logo Heller. Dalle foto disponibili sul sito Academy (di cui una postata su questa pagina web) si evince che, una volta ben montato e verniciato, il complesso Komet più trattore fa la sua bella figura, soprattutto se ambientato in una base per diorama, con personale di terra, da acquistare aftermarket. Purtroppo in questa scala l'offerta è alquanto limitata: sono disponibili solo due proposte in styrene morbido, dell'Airfix (risalente agli anni '70) e in styrene rigido della Revell. Quest'ultima è più interessante (ma non più a catalogo) perchè fornisce alcuni soggetti "componibili" (con braccia e gambe separate) per fare assumere loro pose diverse. In resina è invece disponibile il set CMK, che fornisce tre meccanici al lavoro. Quest'ultimo è per esperti, data la fragilità al taglio delle parti.
Partiamo dalla più vecchia e di non facile reperibilità: Lindberg. Il kit risale al 1965 e seppure prodotto fino in tempi recenti (2012) con nuove decal, risente della sua vetusta realizzazione: una dozzina di pezzi in tutto compresa la basetta. E' doveroso però precisare che la fusoliera e le ali sono stampate in soli due pezzi. Il canopy trasparente è essenziale e gli interni sono inesistenti. Le decal sono mediocri ma almeno non sono ingiallite.
Nella foto a sinistra è visibile lo scarno contenuto del kit Lindberg. Il kit è davvero essenziale ma può essere una proposta interessante per i principianti, a patto di riuscire a trovarlo... Su eBay è disponibile a circa 10 €.
Continuiamo la carrellata dei kit "facili" parlando della proposta Hobby Boss.
Nella foto a destra è visibile la box art della scatola H.B. dedicata al Me 163, risalente al 2007, che riporta l'ndicazione "interceptor" ma non la versione proposta (che dovrebbe essere la B). Il kit contiene poco più di una dozzina di pezzi, ma il grado di dettaglio, pur non essendo eccezionale, è di livello decisamente più elevato rispetto al Lindberg. La particolarità del kit è che, oltre alla classica livrea Luftwaffe, le decal offrono un Me 163 catturato dagli inglesi con le insegne RAF e una colorazione, tutta da verificare, che sembrerebbe un misto tra quella Luftwaffe dell'ultimo periodo di guerra e quella RAF tipica dei velivoli sperimentali, con le superfici inferiori in Trainer Yellow. La HB per le superfici superiori propone, per un errore di stampa, l'RLM 8 (in realtà è l'RLM 81-Brown-Violet) e 82 (Light Green) e per le inferiori un fantomatico "orange"). I riferimenti modellistici per i colori sono Acrilic Hobby Colour e MrColour.
Aftermarket è disponibile un set di decal della Rising Decals (Repubblica Ceca) che offre, insieme a diversi esemplari di Me 109 e altri aerei Luftwaffe catturati, anche un Me 163 con le insegne RAF. La versione è quella della foto a destra, proposta anche dalla Hobby Boss, con la fusoliera a macchie e "serpentelli" in grigio scuro sul fondo in grigio chiaro.
Nel 1992 la Condor Models, una ditta americana (dell'Illinois) ha realizzato un kit in short run del Me 163 A, la prima versione dell'aereo razzo, ripreso (e arricchito) dalla Special Hobby nel 2010. Il kit originario è piuttosto semplificato, anche se è fornita una ricca batteria di missili aria aria che erano agganciati sotto le piccole ali del caccia e lanciati contro la formazione di bombardieri nemici. A partire da questo kit, come dicevo, la Ditta Ceca ha realizzato una scatola molto più ricca, fornendo ulteriori parti in styrene short run per realizzare i serbatoi supplementari sganciabili in fase di decollo, parti in fotoincisione per i dettagli interni ed esterni, il pannello strumenti in acetato trasparente e il carrello per il trasporto in resina e styrene. Il tutto per meno di 20 €... Le decal, per una sola versione, sono protette da un blister trasparente e sono ben stampate.
La Special Hobby produce anche un kit dedicato al Me 163 C, in styrene short run, arricchito da particolari in fotoincisione e resina (il carrello per il decollo). Le versioni proposte dalle decal sono ben quattro: i due prototipi, un esemplare C-1 operativo con le croci della Luftwaffe e un esemplare catturato con coccarde della RAF. La scomposizione delle parti è diversa rispetto al kit della versione A: in quella, la fusoliera è realizzata in due parti, alle quali si aggiungono le due semiali superiori in due pezzi mentre la semiala inferiore (che include anche il "ventre" della fusoliera) è in un pezzo unico. Nel kit del Me 163 C, invece, le due semifusoliere superiore e inferiore sono solidali con le corrispondenti metà alari.
Per la versione S da addestramento, oltre al kit Academy, si trovano l'MPM ricavato dallo stampo Condor (quindi per la recensione rimando al kit originale) e il Pavla. Quest'ultimo, corredato da un piccolo foglio in fotoincisione per i dettagli, è decisamente un kit impegnativo: alla scarsa qualità degli stampi in short run, ricchi di flash, e senza un valido incastro tra ali e fusoliera, si aggiunge il canopy stampato in vacuform dai contorni non ben definiti. Il (piccolo) foglio decal è per due versioni, una Luftwaffe e una dell'Armata Rossa (preda bellica).
Si tratta di un kit molto ben fatto, con quattro stampate (due grandi e due piccole) in styrene grigio chiaro alle quali si aggiungono una stampata di trasparenti e un piccolo foglio in fotoincisione. Il livello di dettaglio è decisamente elevato per il considerevole numero dei pezzi, ma il montaggio dovrebbe procedere sicuro per la precisione degli stampi e l'accuratezza delle istruzioni a colori (modello Airfix ultima release). Gli interni sono accuratamente riprodotti e il tettuccio può essere montato aperto (ribaltato verso destra). Nel kit è presente il pilota (con braccio e gamba separate) che può essere aggiunto all'aereo in procinto di salire a bordo tramite una scaletta. Le decal, protette da una bustina trasparente a parte, sono per due versioni e sono forniti gli stencil. I riferimenti per i colori comprendono, oltre ai "soliti" Gunze Sangyo e Mr Color, anche gli acrilici Italeri. Il tutto per meno di 30 €.
Nella scala 1/48 troviamo la proposta Dragon.
Per un Komet in scala 1/32, troviamo la proposta Hasegawa.
Il kit originario risale alla seconda metà degli anni '70 del secolo scorso ma, complice la scala grande, il Me 163 con gli occhi a mandorla è piuttosto completo. Gli sprue sono due, uno grande dedicato alle semi fusoliere e ai particolari e uno alle ali. Le istruzioni forniscono indicazioni precise sul montaggio, con particolare riferimento agli interni e al motore a razzo. Quest'ultimo, una volta terminato l'assemblaggio, risulterà poco visibile a meno di non aprire (con operazione chirurgica) pannelli "strategici" sulla fusoliera o lasciare la parte terminale della coda (che comprende il timone verticale) separata come è realizzata nel kit. Le decal, ricche di stencil, sono per tre versioni: due Luftwaffe e una RAF (preda bellica). Il kit, come tutti i suoi pari della Casa del Sol Levante, ha un prezzo piuttosto salato (circa 50€).
Per concludere, cito sempre nella scala 1/32 l'interessante proposta della cinese Meng, che appare come una versione riveduta e migliorata del kit Hasegawa. Il kit, realizzato nel 2013, contiene ben sei sprue di styrene grigio argento, ai quali si aggiungono uno sprue di trasparenti, due foglietti in fotoincisione per i dettagli e le ruote in vinile nero per il carrello. Le decal sono stampate dalla Cartograf, sono molto belle e ricche di stencil: offrono ben quattro versioni, tre Luftwaffe e una RAF. Le uniche note negative davanti a tanta ricchezza che mi viene da riferire sono la qualità dello styrene utilizzato, forse troppo vetroso e lo stampaggio non privo di difetti. Per il resto si tratta di un kit veramente interessante, molto completo e dettagliato, grazie anche alle fotoincisioni e alla elevata qualità delle decal. Sul ricco e dettagliato volumetto a colori di 24 pagine, multilingue (cinese, inglese, russo e giapponese) sono descritte con precisione le fasi di montaggio ma, stranamente, per la colorazione non sono riportati i riferimenti modellistici, ma soltanto i codici Federal Standard. Solo sull'ultima pagina ci sono le corrispondenze tra i codici F.S. e le "tinte" utilizzate e ciò costringe il modellista ad annotarsi, nelle vari fasi di montaggio che richiedono pre-verniciatura, quali colori predisporre, dopo aver cercato gli equivalenti nel set a disposizione. Il costo è all'incirca quello del kit Hasegawa, ma effettivamente c'è molto di più.
Sia per il kit Hasegawa che per il Meng sono disponibili diversi accessori in aftermarket (fotoincisioni, parti in resina e maschere per la verniciatura).
AG 2018