Un Bombardiere dalla Luftwaffe... che non bombardò mai con la Regia Aeronautica.
Quanto l'Italia fosse in difficoltà nel secondo conflitto mondiale dopo due anni di guerra, è stato scritto sui testi di storia e illustrato in vari documentari realizzati dagli anni sessanta del secolo scorso fino a tempi recentissimi.
Le cause erano da ricercarsi in una organizzazione militare carente e in una industria bellica nazionale insufficiente per la cronica scarsità delle materie prime e per la dispersione della produzione in una miriade di commesse diverse e inadeguate, incrementate anche dal favoritismo clientelare. Nel 1942 la situazione fu ancora di più di crisi per l'effetto devastante dei bombardamenti che colpivano incessantemente le fabbriche. Per tali motivi era sempre più difficile sopperire alla perdita di materiale bellico, per lo più obsoleto già all'inizio del conflitto e, pertanto, nella seconda metà del 1942, risultava drammaticamente evidente a tutti i livelli che il sistema stava per collassare. Gli alti comandi militari, in particolare della Regia Aeronautica, dovettero rivolgersi all'alleato germanico per sopperire alle carenze dell'arma aerea: giunsero quindi lo Stuka, e ho già scritto quanto abbia questo velivolo contribuito a colmare l'assoluta mancanza di velivoli di produzione nazionale nella specialità del bombardamento a tuffo; il Messerschmitt Bf 109 G, che riuscì in uno scopo simile, sebbene in parte, nella linea caccia e, infine, il Messerschmitt Bf 110 con il suo (scarso) contributo come caccia pesante notturno.
Lo Junkers Ju 88 godeva di un'indiscutibile fama di aereo multi ruolo, potendo essere impiegato come caccia pesante e bombardiere veloce, in particolare notturno, ma anche come intercettore d'alta quota e assaltatore di navi e anticarro. La Regia Aeronautica individuò nello Ju88, in particolare nella versione A-4, oggetto della recensione, un validissimo bombardiere veloce, in grado di rinforzare la ormai obsoleta e usurata linea di bombardamento, basata sugli SM 79, sui Fiat Br 20 M e sui Cant 1007 che, nelle intenzioni della Regia Aeronautica, sarebbero stati rimpiazzati all'inizio del 1944 dal nuovo Cant Z 1018, in fase di sviluppo. Come è noto, gli eventi bellici nel corso del 1943 precipitarono rapidamente e disastrosamente, fino alla "fatidica" notte del 24 luglio e al successivo armistizio dell'8 settembre. L'impiego dello Ju 88 nella R.A. fu, contrariamente alle intenzioni, essenzialmente d'addestramento, sia per il limitatissimo quantitativo di esemplari operativi che furono concessi all'Italia (circa una dozzina) sia per l'accavallarsi degli eventi che, come sappiamo, annientarono la nostra forza aerea (e non solo) in pochi mesi.
Per non annoiare l'affezionato navigatore, concluderei qui questa introduzione storica per dare spazio alla recensione del kit Revell, invitandolo a cercare su altri siti più autorevoli di questo, un approfondimento storico se d'interesse.
Come al solito, c'era una volta...
Prima di entrare nel "vivo" della recensione del kit acquistato recentemente, l'affezionato navigatore sa che è mia consuetudine ripercorrere, sulle ali della memoria, il passato "modellistico" in riferimento al nuovo kit proposto dalla Revell nel 2011.
Iniziamo quindi da un marchio storico al quale sono molto affezionato, sia per ovvi motivi anagrafici che per quello che ha rappresentato nella mia giovinezza "modellistica": la FROG.
Nella foto a sinistra è mostrata la prima scatola Frog dedicata allo Ju 88 risalente al 1964. La Box Art ritrae un esemplare del bombardiere mentre, durante la delicata fase di stivaggio bombe, viene attaccato da una coppia di Typhoon. Concentrandosi sulla parte testuale a sinistra, si capisce quanto la Frog fosse "avanti", per aver dato vita, allora, a un Loyalty Program, che dava diritto a kit premio con una raccolta punti. L'iniziativa si potrebbe proporre ancora oggi, per fidelizzare la clientela.
il contenuto del kit mi è sconosciuto, non avendo mai avuto questo kit tra le mani ma mi immagino la consueta plastica vetrosa grigia (o blu) tipica delle produzioni Frog. La versione in scala 1/72 dello Ju 88 è stata proposta in successive edizioni (e scatole) fino al 1976, anno in cui la Frog interruppe la produzione. La qualità complessiva doveva però essere adeguata per i tempi visto che anche l'Hasegawa, come per il Me 110 della stessa casa, ne curò un rebox con il suo marchio, seppur con nuove decal. Nelle foto a destra è visibile la Box Art dell'ultima scatola della Frog dedicata allo Ju 88 (1973) e quella Hasegawa (1971), dove in basso a sinistra si legge il nome FROG.
Anche lo Ju 88A-4 della casa inglese Airfix risale al 1964 ed è rimasto fino a pochi anni fa (dopo cinquant'anni e passa) a listino (nella Serie 3). Il kit è composto da 125 parti ma, come per altre realizzazioni di quegli anni della notissima casa inglese, il considerevole numero di pezzi non equivale a una soddisfacente fedeltà di riproduzione. Tipico del periodo è lo stampaggio dei timoni in parti separate ma l'anzianità del kit è evidente: gli interni sono inesistenti, i dettagli approssimativi e l'assemblaggio non è certo agevole. Il risultato finale sarà quindi solo mediocre e richiederà comunque un notevole impegno. Solo il foglio decal, stampato di recente, è adeguato ai tempi: ricco di stencil, propone due versioni, una nella classica livrea Luftwaffe e una "preda di guerra", ancora con il classico schema RLM 70/71/65 ma con le insegne Francesi (e bande d'invasione bianche e nere).
Della seconda metà degli anni '70 è lo stampo originale ITALERI dello Ju 88A-4, rivisto di recente nella release "Historic Upgrade", del quale parlerò in questa sede.
La versione "riveduta e corretta" risale al 2011; in aggiunta alle stampate presenti nel kit originale, sono state aggiunte/modificate altre cinque piccole stampate per alcuni particolari degli interni ed esterni. E' presente un volumetto P.R.M. (Photographic Reference Manual) con foto dell'aereo e relativi dettagli a scopo modellistico, ma il kit non include fotoincisioni per realizzare le cinture di sicurezza e la strumentazione. Le ruote sono stampate con l'effetto "peso".
E' presente anche un ricco foglio decal pieno di stencil con 7 versioni, tra cui ben due Regia Aeronautica.
Difetti: le stampate originali hanno le pannellature in rilievo; sono sufficientemente esili da essere poco evidenti ma a modello finito si noteranno. I trasparenti sono dignitosi ma nulla di più.
Molto più recente è la (ri)proposta Hasegawa (dopo 35 anni dal rebox Frog). In questo caso parliamo ovviamente di uno stampo completamente nuovo e di elevatissima qualità. L'unico problema è economico: il prezzo di vendita si aggira nell'intorno dei 40 € e oltre e per un kit in scala 1/72 è una spesa considerevole. I pezzi presenti nel kit sono davvero molti e consentono una discreta scelta di opzioni alternative (scarichi, antenne, bombe). Gli alettoni alari sono separati ma le ruote non hanno l'effetto peso. Le pannellature incise sono in perfetto stile Hasegawa, quindi molto sottili: si dovrà prestare molta attenzione alla fase di verniciatura per non farle scomparire. Le decal sono per tre versioni, tutte Luftwaffe; comprendono gli stencil e parte della strumentazione dell'abitacolo. A partire da questo stampo, la Ditta del Sol Levante ha "sfornato" una discreta varietà di versioni del multiruolo della Luftwaffe.
Per i modellisti disposti a spendere di più, sono disponibili diversi set aftermarket di superdettaglio sia in fotoincisione che in resina.
Risale al 2009 (quindi molto recente) la proposta Zveda. Il kit è composto da 152 pezzi (dal sito http://www.zvezda.org.ru), compresi 14 parti trasparenti. Rispetto all'Hasegawa siamo ovviamente uno scalino sotto: il grado di dettaglio è buono ma non eccezionale e soprattutto non oltrepassa le possibilità di un modellista "medio". Le pannellature sono ovviamente incise e si nota la completa assenza di sbavature sugli stampi. Il profilo degli alettoni, confrontato con i disegni in scala, è inesatto (il trim è sporgente) ma è facilmente rimediabile con una passata di carta abrasiva. Bisogna prestare particolare attenzione alla fase di assemblaggio del carrello e degli armamenti di bordo che deve avvenire prima che il modello sia assemblato, il che obbliga a mascherare queste parti prima di iniziare la verniciatura.
Le istruzioni sono multilingue (Russo, Inglese, Tedesco, Francese, Italiano e Spagnolo) e illustrano in chiare sequenze le fasi di montaggio; le indicazioni di colore sono per tinte Model Master e Humbrol. Le versioni fornite dalle decal sono 4, tutte Luftwaffe.
La prima proposta Revell di cui conservo memoria risale al 1969 ed è stata in listino fino all'uscita del nuovo kit, di cui parlerò più sotto. Il kit si presenta(va) piuttosto semplificato, ovvero una settantina di pezzi e poco più, compresi tre simulacri di pilotini che definire miseri è dir poco. Stranamente (dato il periodo) erano presenti i motori che potevano essere resi visibili grazie ai pannelli asportabili. La plastica utilizzata per gli stampi era verde scuro, piuttosto vetrosa. Le pannellature, ovviamente in rilievo, sono dignitose anche se soprattutto sulle ali si notano ritiri della plastica. I trasparenti danno l'impressione della "palla di vetro" per quanto sono spessi... sorprende, per il periodo, trovare alettoni e timoni solidali con ali e derive; gli interni sono ovviamente inesistenti e i piccoli particolari (come armi e bombe) sono stampati in modo alquanto approssimativo. Le decal (rinnovate nel 1989) erano stampate discretamente e offrivano due versioni; gli stencil non erano presenti.
L'edizione Revell oggetto della recensione è uscita nel 2011 e rappresenta indubbiamente un notevole salto in avanti rispetto al kit precedente descritto sopra. La nuova proposta in scala 1/72 è stata "tirata giù" dalla scala 1/32, la cui proposta era uscita l'anno prima. Sul sito www.revell.com il kit in oggetto è classificato difficoltà 4 (su una scala di 5) e composto da 125 pezzi. In realtà il numero delle parti è superiore alle 200 (191 di styrene grigio e 15 trasparenti) quindi il grado di difficoltà è indubbiamente il più alto. Con questo non voglio dire che il montaggio sia estremamente complesso ma, dato il numero elevato di componenti, esso richiederà particolare attenzione e cura. Basti dire che per gli interni sono riservate ben 25 parti...
Aprendo la scatola di considerevoli dimensioni, si accede al contenuto composto da un volumetto di 16 pagine per le istruzioni e da un voluminoso "blisterone" trasparente che a sua volta contiene direttamente gli sprue più grandi mentre quelli più piccoli e i trasparenti sono protetti da ulteriori bustine di plastica trasparente. Le decal, non particolarmente ricche (offrono solo due versioni), sono ben stampate (in Italia) e sono protette da un foglio di carta velina. Gli stencil sono presenti in grande quantità.
L'analisi degli stampi rivela un notevole dettaglio (tranne in un caso, come descriverò dopo) e cura nella realizzazione dei pezzi e, in particolare, dei componenti più piccoli e dei trasparenti. Il volumetto delle istruzioni è sufficientemente chiaro nel mostrare la sequenza delle fasi (ben 61) anche se la grafica (realizzata a mano con inchiostro di china) non mi è particolarmente gradita. Personalmente preferisco quella utilizzata dall'Airfix, realizzata con il CAD, che evidenzia con il colore la sequenza da realizzare.
Tutte le parti, come ho scritto sopra, sono ben realizzate e stampate e quindi non credo che il montaggio richieda aggiustamenti negli accoppiamenti con stucco e/o cianoacrilato. Secondo me, l'unica fase critica è l'incollaggio ali - fusoliera, perché la Revell non ha predisposto un adeguato incastro per il corretto montaggio. Assicurare il corretto diedro alare, che non risulta evidenziato nelle istruzioni, mentre è presente in altri kit complessi della stessa casa, risulterà alquanto impegnativo, stante anche le notevoli dimensioni dell'ala in rapporto alla scala. Tutte le superfici mobili sono solidali con ali e timoni mentre i flap sono da incollare separatamente. Il carrello è realizzato con dovizia di particolari e le ruote sono molto realistiche e con il battistrada ben scolpito (ma non hanno l'effetto peso). Un particolare non ben realizzato (l'eccezione di cui sopra) sono i freni aerodinamici sub-alari che nella realtà avevano gli elementi separati mentre nello stampo sono realizzati in modo piuttosto confuso. In riferimento a questo dettaglio in particolare ma, volendo, estendendo il discorso ad altri, sia interni che esterni, sono disponibili vari set della Eduard in fotoincisione (anche precolorati e autoadesivi).
Lo Junkers Ju 88A-4 in scale più grandi.
Nella scala 1/48 troviamo la scatola Cyber-Hobby che condivide il contenuto con la Dragon (che ha realizzato gli stampi). La Box Cover che è visibile nella foto di destra è quella relativa a una edizione "special value pack" nella quale, oltre al kit in questione, sono presenti alcuni figurini che rappresentano personale di terra della Luftwaffe, sicuramente utili per la realizzazione di un diorama.
Il kit si presenta ricco, con ben 10 stampate di styrene grigio medio alle quali si aggiungono tre stampate di trasparenti, sottili e limpidi, per complessive (oltre) 220 parti di cui 23 trasparenti. il grado di dettaglio, complice la scala maggiore, è molto elevato e tutti i pezzi sono stampati con precisione e con pochissimo flash. Su qualche particolare degli interni, nelle gondole motori e all'interno dei pannelli, sono presenti gli estrattori; nella maggioranza dei casi non sono visibili o non danno particolare fastidio, ma per taluni di questi è necessario (cercare di) eliminarli. Le ruote non hanno l'effetto peso.
Il foglio decal, per due versioni, è ben stampato ma troppo "compresso"; bisognerà prestare molta attenzione nella fase di ritaglio per non danneggiare la decal adiacente. Mancano totalmente gli stencil e in questa scala non è un dettaglio di poco conto.
Nella "grande" scala 1/32 troviamo solo la scatola Revell. Il kit in oggetto ha "ispirato" il nuovo kit in scala 1/72, che costituisce un "fratellino" di questo nella scala minore. Dal solito sito www.revell.com leggiamo che il kit è composto di 360 parti, ha una lunghezza di 453 mm e un'apertura alare di 630 mm: le dimensioni di un piccione in scala 1:1...
I 360 pezzi sono suddivisi su 10 sprue di styrene grigio chiaro opaco e su due di trasparenti (con una parte da non utilizzare perché relativa a una versione differente). Il volumetto di istruzioni di 18 pagine prevede 113 fasi per il montaggio e due per la colorazione (e corrispondenti versioni). Il grado di dettaglio, stante la scala "voluminosa", è quanto di meglio si possa immaginare: la sola realizzazione degli interni impegna ben 31 fasi... Peccato che non ci sia traccia delle cinture di sicurezza.
Tutte le superfici mobili sono (realisticamente) separate e il montaggio di ali e timoni è correttamente e solidamente irrobustito da traversine di styrene. Data la scala, avrei auspicato la presenza dei motori (almeno uno) da mostrare sotto gli splendidi cofani motore. Un altro spettacolo (purtroppo a montaggio finito non visibile) è il gruppo delle eliche, che devono essere montate una pala per volta su una eccellente riproduzione del riduttore che, come già detto, una volta montata l'ogiva, non sarà visibile (a meno di non realizzare un diorama che rappresenta l'aereo in manutenzione - mannaggia ai motori non presenti!).
Una delle due versioni proposte rappresenta una vera sfida modellistica, data la presenza di una mimetica "a vermi e serpenti" a base di RLM 70 (vedi disegno). Se non ci si sente all'altezza, si può ripiegare per una più ordinaria (e facile) mimetizzazione a losanghe 70/71/65.
Anche per questo kit sono presenti diversi accessori/migliorie in aftermarket.
AG 2015