Airfix

Grumman Martlet Mk IV

Scala 1/72

Rif. Catalogo: A02074

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Un Gattopardo che si trasformò... in Rondine.

In questa pagina web analizziamo un kit recente dell'Airfix (settembre 2016): il Grumman Martlet Mk IV

Prima di entrare nel "vivo", mi soffermerò solo per poche righe sull'aereo che il kit riproduce, giusto per "inquadrare" storicamente l'oggetto della recensione. Come al solito, chi non fosse interessato a leggere questa sezione, la può saltare a piè pari per passare a quella modellistica.

Cominciamo con il dire che il gioco di parole del titolo non è casuale: il Martlet si traduce in italiano come "Balestruccio". Il Balestruccio, o più esattamente Delichon Urbicum, è un uccello migratore della famiglia delle Rondini. Forse per il suo corpo piccolo e tozzo (il Balestruccio è lungo appena 13-15 cm), la Commissione della Fleet Air Army della Royal Navy, incaricata di trovare un aereo imbarcato da portaerei che affiancasse il Sea Hurricane, decise che il nome di Martlet fosse più appropriato di "Gattopardo" (o Wildcat). Per un caccia, rimane un nome piuttosto inconsueto, visto che i pari ruolo, sia terrestri che imbarcati, avevano nomi più "aggressivi". Probabilmente nella Commissione c'era un funzionario appassionato di Ornitologia... 

"Martlet" è quindi la denominazione inglese del Grumman F4F Wildcat statunitense, un aereo che non è passato alla storia come il miglior caccia imbarcato, ma che ha salvato la vita a molti piloti, in virtù delle sue più che dignitose prestazioni ma ancor di più della sua eccezionale robustezza. Un pilota giapponese di un caccia Mitsubishi Zero, sopravvissuto alla battaglia delle Midway, scrisse che, in un duello aereo con un Wildcat, gli scaricò addosso tutte le munizioni che aveva a bordo senza riuscire ad abbatterlo. 

La prima fornitura di Martlet (la Mk I) fu consegnata alla Royal Navy "dirottando" una commessa per la Francia, non più effettuabile a causa dell'armistizio franco-tedesco del 22 giugno 1940. Il Martlet Mk I (e il Mk II, identico al Mk I ma oggetto di una commessa specifica inglese) non fu molto gradito alla Royal Navy perchè non aveva le ali ripiegabili e quindi complicava notevolmente le manovre a bordo delle portaerei inglesi piuttosto "strette di spalle", perchè più piccole di quelle della US Navy. Il Martlet Mk III ricevette finalmente le ali ripiegabili e il Martlet Mk IV fu la versione più utilizzata dalla Royal Navy. Al Mk IV seguirono il Mk V e il Mk VI.

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Nella foto è ripreso in volo un Grumman F4F-3, che è la prima versione di serie del Wildcat, con il motore Pratt & Whitney R-1830-76 da 1.200 CV e 4 mitragliatrici M2 nelle ali. Questa versione, ad ali non ripiegabili, diventò il Grumman Martlet Mk I/II per la Royal Navy.

Le versioni successive dell'F4-F, ovvero la F4-F4 con le sottoversioni FM-1 e FM-2, adottarono un motore più potente, ebbero un armamento incrementato da 4 a 6 mitragliatrici alari e soprattutto le ali ripiegabili, che consentì il facile impiego del caccia anche sulle portaerei di scorta.

Le versioni per la Royal Navy erano diverse: il Martlet Mk III adottava un motore radiale a 12 cilindri doppia stella (invece che a 14) e il Mk IV un motore radiale a 9 cilindri a singola stella. Di conseguenza, il Martlet Mk IV aveva una fusoliera più lunga e un cofano motore più corto. La combinazione delle due parti lasciava però inalterata la lunghezza complessiva. La sottoversione FM-1 diede vita al Martlet Mk V ma con armamento ridotto a sole 4 mitragliatrici alari invece di 6. La sottoversione FM-2 diede vita al Martlet Mk VI, senza modificazioni rispetto all'originale statunitense.

Il "Balestruccio" dell'Airfix.

Il kit Airfix in scala 1/72 del Martlet Mk IV è recente (settembre 2016) ma è ricavato quasi in toto dal kit del F4-F Wildcat uscito a giugno 2016. Le modifiche/aggiunte del kit del Martlet rispetto al Wildcat sono:

  1. Aggiunta di un piccolo sprue per l'anello adatto ad allungare la fusoliera e nuova NACA motore più corta
  2. ​Nuovo motore radiale a 9 cilindri singola stella
  3. Nuove decal (per due versioni Royal Navy "Operation Torch", di cui però una con coccarde USA).

Veniamo ora a una disamina del kit aprendo la scatola.

Le 5 stampate di sprue grigio azzurro chiaro più la stampata dei trasparenti sono ben racchiuse in un blister trasparente piuttosto spesso e robusto. Le decal sono invece "libere" nella scatola, protette (si fa per dire) da un foglio di carta velina che però non risulta fissato stabilmente e quindi l'ho trovato che "vagava" nella scatola separato dalle decal.

La prima impressione è di notevole dovizia di pezzi ed elevato dettaglio, confermata dalle istruzioni, un fascicolo di ben 11 pagine formato A4 nel più recente stile Airfix, che mostra le ben 46 sequenze di montaggio in stile CAD in scale di grigio, mentre è evidenziato in rosso mattone la sezione del modello oggetto della sequenza. Completano le istruzioni due disegni a colori delle rispettive mimetiche proposte, in realtà identiche a meno delle coccarde (Royal Navy in un caso, US Navy nell'altro). I pezzi sono stampati perfettamente, senza la minima traccia di flash e le pannellature sono incise abbastanza finemente quindi coerenti con la scala. Il numero dei pezzi è considerevole (54 parti) ed assicura una più che dignitosa riproduzione. Lo sprue dei trasparenti offre il canopy sia in versione aperta che chiusa. 

Come dicevo sopra, il Martlet Mk IV è di fatto un "adattamento" del Wildcat, con un motore diverso e meno potente di quello del F4-F: il 220 Wright Cyclone R-1820-40B a 9 cilindri su un'unica fila. Questo motore era montato al posto del Pratt&Whitney Twin Wasp a 14 cilindri, che nel kit del Wildcat è realizzato correttamente con due file di cilindri. Nella NACA del Martlet si deve inserire la nuova riproduzione del motore a una sola fila di cilindri, stampata in un sol pezzo con il supporto posteriore. Una volta racchiuso il motore nella cappottatura con la bocca rastremata verso il centro, l'effetto sarà accettabile ma modellisticamente delude un po', soprattutto se paragonato alla cura profusa per altri particolari.  

Gli interni sono realizzati a "vasca", con il sedile (ed eventuale "pilotino") da inserirsi appunto in questa struttura contenitiva. Il pannello strumenti e i pannelli laterali della strumentazione sono realizzati con una decal. Già le diverse ditte produttrici di elementi aggiuntivi in resina o in fotoincisione hanno immesso sul mercato kit di dettaglio per il Wildcat Airfix e presumibilmente realizzeranno proposte specifiche per il Martlet Mk IV.   

Quali altri Marlet si trovano in giro?

Il kit Airfix in scala 1/72 del Martlet nella versione Mk IV è l'unico disponibile in questa scala. Sotto il marchio AZ MODEL si trovano invece sul mercato ben tre kit, uno dedicato al Wildcat/Martlet Mk I, uno al Martlet Mk III e uno al Martlet Mk VI (identico al Wildcat FM-2), che sono abbastanza differenti come contenuto tra di loro. Siamo davanti a riproduzioni di buon livello anche se si tratta di kit short run e quindi sono assenti i riscontri per il montaggio. A mio parere risultano meglio realizzati i kit del Mk III e del Mk VI (i più recenti) rispetto al Mk I. Nel kit del Mk III e del Mk VI  troviamo la stessa fusoliera del Wildcat che è nel kit del Mk I. Per realizzare il Martlet Mk III, però, bisogna agire di bisturi, accorciando di 7,5 mm la fusoliera davanti all'abitacolo, come è riportato dalle istruzioni. Ciò rende il kit del Martlet Mk III della AZ Model per esperti o quanto meno per modellisti a loro agio con sega e "cutter". Tutti e tre i kit hanno il motore in resina realizzato con maggiore dettaglio rispetto al kit Airfix. Il kit del Mk III offre anche un foglietto in fotoincisione per il pannello strumenti, le cinture di sicurezza e un paio di piastre sulla NACA. Il kit del Mk VI offre il motore, il seggiolino e gli interni in resina ma niente fotoincisioni. Il canopy è stampato solo chiuso in tutti i kit e risulta meno definito rispetto al kit Airfix che, a mio parere, complessivamente offre un grado di finitura leggermente superiore e una maggiore facilità di assemblaggio (oltre a una minore "lavorazione" nel caso del Mk III). E' innegabile però che anche questi tre kit sono di buona fattura e soprattutto riproducono versioni differenti del caccia imbarcato. Il costo dei kit AZ Model è più elevato rispetto all'Airfix (a causa della minore produzione, i costi sono maggiori). Le versioni proposte dalle decal sono tre per tutti i kit.

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Nelle foto a destra sono visibili le tre Box Cover dei kit AZ Model dedicati rispettivamente al Martlet Mk I, al Mk III e al Mk VI. Sono kit ben realizzati e con un buon grado di dettaglio, ma si rivolgono a modellisti con maggiore esperienza per la totale assenza di riscontri in fase di montaggio (sono kit short run), per le parti in resina (in particolare per il Mk VI)  e per una necessità di "prelavorazione" nel caso del Mk III (la fusoliera va accorciata di 7,5 mm). il prezzo è maggiore per i costi più elevati di produzione dovuti alla diffusione minore rispetto all'Airfix. 

Nel ricco (e costoso) catalogo della HASEGAWA sono ovviamente presenti il Grumman Wildcat e i derivati Martlet.

Con il marchio della Ditta del Sol Levante ritroviamo il Martlet Mk II, il Mk III e il Mk V. Si tratta di kit non recentissimi, realizzati intorno al 1995 (ma ricavati da stampi di un decennio prima). Il grado di dettaglio è quindi allineato alla produzione Hasegawa di circa trenta anni fa: l'abitacolo è piuttosto spoglio (un seggiolino, un pavimento, una cloche e un pannello strumenti da completare con una decal) e il tettuccio è in un pezzo unico. Anche la zona carrelli non è particolarmente dettagliata (a differenza dell'Airfix dove è un punto di forza).

Il resto del kit è ben realizzato e nonostante il numero elevato di kit prodotti a partire da questi stampi, questo Martlet è ancora ben fatto, senza flash o fori per l'estrattore. Le istruzioni sono nel classico stile Hasegawa e sono abbastanza standard per i loro kit di piccole dimensioni: un foglio pieghevole elenca le sei fasi di costruzione e una sezione dedicata alla verniciatura fornisce la tabella di colori Gunze su un lato, mentre l'altro lato fornisce le indicazioni per la mimetica e le decal. Entrambe le versioni sono British Sea Dark Grey/Dark Slate Grey/Sky e una delle due comprende le strisce d'invasione come decalcomanie. Queste ultime sono ben stampate, ma sono nello standard di più di 20 anni fa: le decalcomanie sono infatti spesse con i bianchi che sono decisamente fuori bianco. Sarebbe meglio (anche se più faticoso) realizzare le invasion stripes "a mano" e sostituendo le insegne con altre aftermarket. 

Nelle foto a sinistra sono visibili le tre Box Cover dei kit Hasegawa dedicate rispettivamente  al Martlet Mk II, al Mk III e al Mk V. Sono kit ben realizzati e con un discreto grado di dettaglio e pannellature finemente incise ma risentono alquanto della realizzazione ormai più che ventennale. Anche le decal andrebbero aggiornate ai più moderni standard di qualità e stampa. 

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scala 1/48

Nella scala maggiore troviamo la proposta Sword, che offre sia la possibilità di realizzare sia un Wildcat FM-2 che un Martlet Mk VI. Il kit è stato realizzato nel 2010.

Aprendo la scatola, si rimane alquanto delusi per il contenuto non particolarmente ricco: sono presenti due soli sprue di colore grigio per complessivi (meno di) 50 pezzi. La qualità dello stampaggio, pur nei limiti di uno "short run", è eccellente e sono del tutto assenti sbavature e ritiri. Sono presenti tre ulteriori parti in resina per il seggiolino (comprendente le cinture di sicurezza) e gli strumenti laterali in fusoliera. Il canopy è realizzato (ottimamente) in vacuform (due esemplari). Le versioni offerte dalle decal sono 2. Particolare attenzione deve essere serbata all'incollaggio ali/fusoliera, per la mancanza di efficaci riscontri di montaggio. Un'altra "stranezza" è che non sono presenti nel kit i serbatoi alari raffigurati nell'illustrazione sulla scatola.

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scala 1/32

Nella scala dei "quasi giganti" è presente la proposta Revell, che offre sia la possibilità di realizzare un Wildcat F4-F4 che un Martlet Mk V. Il kit è stato realizzato sulla base del Wildcat realizzato dalla Revell nel lontano 1969.

Data l'azianità del kit originario, non ci si può aspettare un kit con la qualità e il dettaglio che oggi per una scala 1/32 sarebbe irrinunciabile. Le pannellature su fusoliera e ali sono ovviamente in rilievo ma realizzate a rivetti, sufficientemente tenui da essere accettabili e non richiedere lavorazioni ulteriori. Gli interni sono sufficientemente dettagliati e, se si intende rinunciare al pilotino, si devono aggiungere (autocostruendole) almeno le cinture di sicurezza, purtroppo non disponibili in aftermarket in questa scala. Le ali si possono montare sia chiuse che aperte.
Il canopy è in due pezzi e quindi si può montare aperto. Delude un po' la qualità e la definizione dello stampaggio delle parti trasparenti, non all'altezza della scala.

Le versioni proposte dalle decal (stampate in Italia) sono due, una US Navy e una Royal Navy (quella mostrata nell'illustrazione sulla scatola), che comprende le invasion stripes e gli stencil.

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AG 2017