E' passato il tempo del Presepe...
Da ragazzo, ogni anno, quando arrivava Dicembre, mi dedicavo alla realizzazione di un Presepe che, come quello più famoso di Luca Cupiello, il protagonista della commedia di Eduardo "Natale in casa Cupiello", non riscuoteva mai l'approvazione dei parenti... La più critica era mia nonna (la madre di mia madre) che, da buona napoletana, aveva nel DNA la tradizione presepiale partenopea e poco apprezzava i miei tentativi di emulazione. In realtà, Il Presepe Napoletano, che appunto ha conosciuto il suo periodo di splendore grazie agli "artisti" napoletani del settecento e che ancora oggi attira a Napoli turisti da tutto il mondo (famosissima è la Via dei Pastori, ovvero San Gregorio Armeno), non ha origini napoletane. E' noto a tutti che la Natività, ovvero il Presepe Vivente con la rappresentazione della Nascita di Gesù con San Giuseppe e la Madonna nella stalla, riscaldati dal bue e dall'asinello, si deve a San Francesco d'Assisi nel 1223. E' (forse) meno noto che l'iconografia del Presepe come lo conosciamo (e lo riproduciamo) anche ai giorni nostri sia di tre secoli dopo e la si deve a San Gaetano da Thiene. Il Santo, nato in provincia di Vicenza nel 1480, morto a Napoli nel 1547 e proclamato santo nel 1671, è uno dei Compatroni di Napoli insieme al più famoso San Gennaro. E' ricordato nella “Vita di S. Gaetano Tiene patriarca de’ Chierici Regolari descritta dal Padre D. Gaetano M.a Magenis”, stampato a Venezia nel 1726, come l'inventore del Presepe tradizionale. San Gaetano, in orazione davanti al "vero" presepe, la mangiatoia di Betlemme, trasportata nella Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, si sentì stimolato a costruire un presepe materiale, con statuine che riproducevano Gesù, la Madonna, San Giuseppe, il Bue e l'Asinello. Negli anni successivi si sono aggiunti i Re Magi e tutta la "popolazione" varia e colorata della Napoli del '700 che hanno arricchito i Capolavori che è possibile ammirare nelle Chiese di Napoli.
Poi ci sono i "Presepi" ferroviari...
A rischio di attirarmi le ire di qualche fermodellista che si fosse trovato, per qualche imperscrutabile ragione, ad aggirarsi tra le pagine web di questo sito, quando vedo qualche filmato su YouTube di plastici ferroviari mi viene (spesso) in mente il Presepe... Le materie prime che utilizzano i fermodellisti sono praticamente gli stessi... Intendiamoci, avendo lo spazio (che purtroppo non ho) anche a me piacerebbe dedicarmi alla realizzazione di un plastico ferroviario... tempo fa ho scaricato da internet un ottimo programma che consente di progettare, con cura ingegneristica, un plastico anche a più livelli. Il programma dispone di una vasta libreria di formati di binari delle varie marche, in modo da verificare il corretto allineamento e incastro dei pezzi utilizzati. La versione di prova (gratuita, però disponibile solo in inglese) è limitata a soli 50 elementi, che comunque consentono di realizzare un plastico di oltre 2 metri quadri, ovvero 1 metro per 1,1 metri. il software si chiama Anyrail6 e si può scaricare all'indirizzo: https://www.anyrail.com/download_en.html.
Il Plastico Brunetti (100 Treni).
Chi come me ha qualche annetto sulle spalle e si sarà trovato a passare per la Stazione Termini negli anni Novanta, avrà avuto occasione di ammirare un "monumentale" plastico lungo ben 18 metri e largo da metri 2,20 a 2,50 che copre l'ampia superficie di 41 mq, che era ospitato nella sala presidenziale situata in corrispondenza della metà del primo binario. In una estremità del plastico c'è una grande stazione di testa, ispirata a Firenze S. Maria Novella, munita di 13 binari per gli arrivi e le partenze dei treni, dove sono riprodotti tutti i particolari quali pensiline, banchine, quadri orari, ecc.. Sulla sinistra della stazione si trovano, allineati, sei binari di testa più altri quattro che costituiscono lo scalo merci nel quale numerosi autocarri caricano e scaricano per l'"alta velocità".
Di là dalle ragguardevoli dimensioni e dal soggetto del plastico, le particolarità che lo rendono unico sono che la quasi totalità del materiale esposto, rotabile (dalle locomotive ai vagoni) e non, è stato costruito a mano dal Brunetti, che ha anche realizzato un sistema di controllo (quando i processori non esistevano) che replica la vita della stazione durante le ventiquattrore, con i treni che partono e arrivano ad orario.
La Stazione Termini è stata poi ristrutturata qualche anno fa per il progetto Grandi Stazioni e il plastico è stato smantellato per rimanere nei magazzini fino a quando, di recente, è stato rimontato nel Museo di Pietrarsa, vicino Napoli dove i binari, causa vicinanza al mare, si stanno arrugginendo tutti...
Infine ci sono i "Presepi" per il modellismo statico...
Eccoci infine all'argomento principale della recensione. Ho sempre pensato che la riproduzione di un aereo (e, ancora di più un mezzo corazzato o dei figurini) acquisti in impatto visivo se arricchita da una basetta con anche con una semplice ambientazione o, meglio ancora, in una "scenetta" che riproduce il contesto in cui si trovava ad operare. Talvolta si rischia di esagerare, sovraccaricando il "contorno" con una quantità di roba che ha solo l'effetto di distogliere l'attenzione dal soggetto principale, ma spesso si dimostra un'idea vincente, soprattutto se la realizzazione d'insieme si presenta a una Mostra.
AG 2014