MATCHBOX HAWKER TEMPEST Mk VI/Mk II
n° Catalogo PK23
(scala 1/72) 
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Premessa storico/modellistica

La Matchbox è un marchio della Lesney Products & Co. Ltd, che oggi appartiene al gruppo Mattel. La Lesney fu fondata in Inghilterra nel 1947 da due amici omonimi (Smith & Smith) e realizzava stampi in pressofusione di vari oggetti. Poiché la produzione verso la fine dell'anno diminuiva, i due fondatori decisero per Natale di realizzare, imitando la già affermata Dinky Toys, due riproduzioni giocattolo, un trattore e una betoniera, che riscossero notevole successo. Qualche anno dopo, nel 1953, la figlia di uno dei due soci si portò i giocattoli dell'Azienda di famiglia a scuola. L'insegnante non era però d'accordo a che la ragazzina giocasse con il trattore e la betoniera in miniatura durante le ore di lezione e le disse che avrebbe potuto portare un giocattolo a scuola MA solo se fosse entrato in una scatola di fiammiferi, che in inglese si chiama "matchbox". Detto fatto: il trattore fu ridotto di dimensioni in modo che potesse entrare nella scatola dei fiammiferi ed era nata la Matchbox. Nello stesso anno fu realizzata, in UN MILIONE DI ESEMPLARI, la riproduzione della carrozza reale della incoronazione della Regina Elisabetta II, con tanto di tiro ad otto cavalli, che diede grande notorietà al nuovo marchio (Nota: in una puntata di Pawn Stars, in italiano Affari di famiglia, un reality ambientato in un grande negozio di pegni di Las Vegas che è trasmesso da Cielo/Sky, un cliente ha portato al negozio, per impegnarli, una collezione di oltre 10.000 pezzi "Matchbox", compresa la famosa carrozza reale. Il pegno richiesto - poi concesso - era di 20.000 dollari).
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Nella foto a destra la "milionaria" carrozza reale dell'incoronazione della Regina Elisabetta II del 1953, oggi pezzo molto ambito dai collezionisti.
All'inizio degli anni ’70 del secolo scorso la Matchbox si avventurò nella produzione dei kit in styrene e, grazie anche ai prezzi "popolari" e alla semplicità nell'assemblaggio, si ritagliò una dignitosa nicchia nel panorama del modellismo in plastica, realizzando riproduzioni che avevano sicuramente il pregio della facilità costruttiva, senza trascurare (troppo) la fedeltà. Tra i "puristi", i kit Matchbox sono stati spesso tenuti in scarsa considerazione (alla stregua di giocattoli o poco più). Però, la loro “filosofia” ha ispirato, in tempi molto più recenti, la Hobby Boss, la nota casa cinese che, con i suoi "Easy Assembly Authentic Kits”, riproduce diversi soggetti coniugando la semplicità con l'accuratezza richiesta dal modellista esigente.
E' innegabile che la scelta della Matchbox di rendere (in teoria) non indispensabile la verniciatura realizzando stampi a due o a tre colori (alcuni anche “psichedelici”) appare oggi piuttosto stravagante, ma bisogna al contempo riconoscere che le istruzioni riportavano sempre i riferimenti delle tinte da utilizzare, anche per le parti più piccole, quindi la corretta colorazione non era un elemento tenuto in scarsa considerazione. Anche le decal, di discreta fattura, quasi sempre per due colorazioni diverse, contribuivano a rendere il risultato finale (perlomeno) accettabile ai più.
La Matchbox scelse maggiormente la scala 1/72, con buoni risultati, anche realizzando soggetti di maggiori dimensioni, spesso RAF, la maggior parte ancora oggi commercializzati con il marchio Revell, che ne ha rilevato gli stampi. Alcuni kit erano decisamente “poco cool”, come il bombardiere Handley Page Heyford o l'idrovolante Supermarine Stranraer. Realizzò anche soggetti aeronautici nella scala 1/32, come il Tiger Mouth, che sarebbe un buon kit ancora oggi, oltre che essere l'unico in quella scala; il dignitoso Spitfire Mk 22 e il non più disponibile Bf 109 E4 di Adolf Galland, "basico" rispetto alle super affollate scatole Trumpeter in pari scala ma sufficientemente accurato. Last but not least, il Westland Lysander, che si trova ancora in commercio con il marchio Revell, non dettagliatissimo ma certamente unico.
Il Tempest è un kit della Matchbox che potremmo definire “dignitoso” (tenendo anche conto di quanto detto prima). Il suo stampo, che risale al 1974, non è stato “rilevato” dalla Revell (come altre realizzazioni della stessa casa), che ha preferito invece lasciare a catalogo il “proprio” Tempest di svariati decenni or sono (anni sessanta), decisamente inferiore all’omonimo britannico e al livello di un Serie 1 Airfix. Intendiamoci, i quarant’anni (2014) del Tempest Matchbox ci sono tutti e oggi non è assolutamente in grado di competere con le più moderne realizzazioni, ma ha l’indiscusso pregio di essere (ancora) l’unico kit di questa particolare versione. Evidentemente il Tempest Mk VI, arrivato troppo tardi per essere impiegato operativamente e ormai obsoleto nel confronto con i nuovi caccia a reazione che stavano equipaggiando la prima linea della RAF, interessava ed interessa poco le case modellistiche.
Il Tempest nella versione Mk II, offerto come alternativa nel kit Matchbox, è invece disponibile in scala 1/72 come kit in short run della Special Hobby, con i pezzi principali in styrene, il canopy in vacuform, diverse parti di dettaglio in resina e fotoincisioni (NON è sicuramente per principianti come il Matchbox).
Una conversione un po' più "agevole" è quella offerta dallFREIGHTDOG MODELS (ref. 72008) che fornisce, in resina, l'elica, i radiatori alari, il serbatoio ventrale e gli stencil per un Mk VI partendo dal kit Academy del Tempest Mk V. Il kit di conversione costa più del kit del Tempest, ma se uno è preso dal sacro fuoco di realizzarlo, è disposto a spendere qualunque cifra per un Mk VI.... 
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Nella foto a sinistra i componenti in resina e gli stencil della Freightdog Models per la conversione a Mk VI utilizzando il kit Tempest Mk V Academy.
Nella scala superiore (1/48) esiste un kit in resina della Airwaves per convertire il Tempest Mk V in scala 1/48 della Eduard (attualmente fuori produzione) in Mk VI che contiene le due parti in resina per le prese d’aria maggiorate sul bordo d’attacco alare e il filtro tropicale da aggiungere al filtro dell’aria “a barba”. Separatamente è disponibile il foglietto di decal (senza coccarde) per una versione di stanza a Khormaksar, Aden, nel 1948.
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Nelle foto a sinistra il contenuto del kit AirWaves (le decal sono vendute a parte) e lo Special Hobby dedicato al Tempest Mk II con relativo (ricco) contenuto (short run, resina, vacuform, fotoincisione e decal).
Per chi scrive, il Tempest Mk VI Matchbox costituisce un'"eccezione alla "regola": nella mia “mission modellistica” ci sono ESCLUSIVAMENTE gli aerei della RAF che hanno preso parte al secondo conflitto mondiale e il Tempest Mk VI NON è sicuramente tra questi. Ma il “feeling” che mi unisce alla purtroppo scomparsa divisione della casa inglese è ancora forte e mi “intrigava” portare a termine questo progetto che nasce più di trent’anni fa.
Il kit, che come detto sopra, offriva la possibilità di realizzare sia il Mk VI che il Mk II (la fusoliera si interrompe proprio davanti all’abitacolo, consentendo di montare alternativamente il “muso” del Mk VI o del Mk II), è composto da 38 pezzi, comprese le parti in alternativa; l’abitacolo è inesistente (solo un seggiolino di fantasia e uno striminzito pilota) e la plastica delle semifusoliere è piuttosto spessa quindi, una volta incollate, lo spazio a disposizione dell’abitacolo è decisamente scarso. Le pannellature sono incise in stile Matchbox, quindi con un aratro, ma sono sostanzialmente fedeli. Il canopy è in un solo pezzo e non è bellissimo, ma si trovano i canopy aftermarket della Squadron (vacuform). Il carrello, da parte sua, è piuttosto semplificato (comprese le ruote), ma – udite udite – i vani carrello sono (ben) riprodotti, caratteristica estremamente rara in quegli anni (e in scala 1/72). Detto questo, l’assemblaggio dei pezzi è sicuramente facile (in perfetto stile della casa) e non richiede grandi quantità di stucco/cianacrilato per colmare le giunzioni (a differenza dei kit Airfix e Revell di quegli anni). Le decal erano per due versioni, una RAF (novembre 1945) nella classica livrea Ocean Grey, Dark Green e Medium Sea Grey e una dell’Aeronautica indiana, con livrea in alluminio. Purtroppo le decal per questa versione sono di disegno e di colore errato e comunque a distanza di quarant'anni le decal della scatola sono purtroppo inutilizzabili: il foglio di carta velina di protezione si è incollato al supporto delle decal e non si riesce a staccare... forse con un po' d'acqua calda, una decal alla volta....
Avrei trovato anche un vecchio foglio ESCI dedicato al Tempest ma le coccarde sono tutte fuori registro (e di forma imprecisa); forse sarei riuscito a recuperare i codici e l'insegna di reparto ma poi ho preso una decisione "drastica".
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Nelle foto a destra il contenuto del kit Matchbox "a due colori" e il foglio decal.
Del Tempest Matchbox posseggo ben due scatole, quasi identiche (vedi foto inizio articolo): la prima con le stampate ocra e verde marcio (come quelle in foto), ma mancano le decal e un timone orizzontale di coda; la seconda con le stampate sempre in due colori, ma in più realistico verde scuro/grigio medio. Il foglio decal è presente, ma con il problema su riportato e quindi non utilizzabile al 100%... 

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Nella foto (a colori) di sinistra il vano carrelli sinistro del Tempest (notare  - lato fusoliera - la luce rossa di navigazione)

La prima cosa che ho notato unendo le semifusoliere "a secco" per provare gli accoppiamenti è che il pozzetto dell'abitacolo è proprio minuscolo: gli scarni e ridotti interni accolgono, su un "robusto" supporto, una piastra di rinforzo dal disegno piuttosto approssimativo e un seggiolino che definire essenziale è (quasi) un complimento. Con la punta conica abrasiva montata sul minitrapano ho iniziato a fare un po' di spazio per accogliere i ricchi interni in fotoincisione della Eduard (dedicati in verità al Tempest Academy). La piastra alle spalle del pilota dovrà essere ricostruita con il plasticard e per il seggiolino mi dovrò inventare qualcosa (a meno di non essere così  fortunato da trovarne uno nel magazzino pezzi da poter riadattare). Al magazzino pezzi ho dovuto però attingere da subito perchè nel kit che ho scelto di utilizzare manca il timone orizzontale destro. Partendo quindi da un timone di un vecchissimo (letteralmente parlando) kit Airfix del Douglas Avenger, che disponeva di timoni di generose dimensioni, ho riprodotto a colpi di cesoiette e di carta abrasiva a grana media (400) la forma del timone del Tempest. Il timone dovrà essere completato con pezzetti di plasticard per farlo combaciare con gli incastri in fusoliera e dovranno essere incise le pannellature e gli alettoni. 

Pronti: via! Nelle due foto a destra il contenuto del kit (compreso il timone orizzontale di coda ricostruito). Nella seconda foto, accanto alla scatola di cartoncino sottile, si intravede l'ottima (quasi maniacale, direi) monografia della Valiant dedicata appunto al Tempest, che sarà parte fondamentale della documentazione utilizzata. Sempre nella seconda foto si notano, sullo sfondo, a sinistra la confezione della Squadron con i due tettucci in vacuform per il Tempest e, a destra, le fotoincisioni Eduard (per il Tempest Academy) che saranno utilizzate in questo caso per il Matchbox. 
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La fase di reincisione delle pannellature, almeno per questa volta, è saltata quasi a piè pari. Escludendo le pannellature sul timone "ricostruito", farò affidamento sulle incisioni (con l'aratro) realizzate dall'artigiano Matchbox quarant'anni fa. Dopo lo "scavo" dell'abitacolo, come ho scritto sopra, necessario per "accogliere" le fotoincisioni della Eduard che riproducono la strumentazione, la successiva lavorazione effettuata è stata quella di ricostruire le di navigazione alari e i fari d'atterraggio  nelle semiali inferiori. Il primo faro è riuscito perfettamente (dopo il foro, il faro è stato realizzato con il Kristal Klear della Revell), il secondo purtroppo ha subito un inconveniente: durante la fase di realizzazione dell'incavo per la punta di trapano, per la quale ho utilizzato uno spillo e un piccolo martellino, lo stirene si è crepato provocando una spaccatura scomposta di circa 2 cm. Con uno strato di cianoacrilato ho rinsaldato la crepa; a colla asciutta, ho carteggiato e, dopo aver saggiato la "cura" con un leggero strato di grigio acrilico Puravest, ho poi realizzato il foro per il faro (gioco di parole non voluto).    
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Nella foto di sinistra si vedono le due semifusoliere "scavate" per meglio accogliere gli interni in fotoincisione della Eduard. In secondo piano si nota il seggiolino WIP ricavato da un seggiolino Airfix dei tempi della nonna (il colore azzurro tradisce immediatamente l'origine) al quale, con artigianalità "vecchio stile" sto aggiungendo con il plasticard i supporti laterali e inferiore. Il sedile, una volta terminato, sarà "montato" su un'apposita intelaiatura (fatta con lo sprue stirato) alla piastra antiproiettile posteriore, anch'essa autocostruita con il plasticard. Il kit Eduard non fornisce cloche e appoggio per i piedi; anche queste componenti dovranno essere quindi realizzate ex novo.
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Nelle foto di destra si vede il wip del seggiolino fino alla sua forma finale; nella sequenza di foto  è messo a confronto con quello fornito nel kit.
Nelle foto è visibile anche la cloche autocostruita "old style".
Il seggiolino, che ha ricevuto una mano di Hu 78 e una di grigio chiaro sullo schienale (quest'ultima per imitare lo strato di stoffa trapuntata dietro le spalle del pilota), è stato completato con le cinture di sicurezza, "il freno a mano" in fotoincisione e la pedaliera, che è stata realizzata in parte in fotoincisione e in parte "scratchbuilt".  Anche la cloche è stata autocostruita.
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Il lavoro continua con l'ottimo pannello strumenti in fotoincisione della Eduard: dieci pezzi tra fotoincisioni e acetato preverniciato (per gli strumenti), alcuni di dimensioni microscopiche. Peccato che il set non comprenda la bussola e il collimatore, che dovranno essere realizzati a parte con plasticard, sprue e acetato trasparente. Il set Eduard completa gli interni con i pannelli laterali (già preverniciati di nero) e alcuni strumenti da aggiungere. Nella foto a sinistra è visibile il "complesso" degli interni che, una volta chiuse le semifusoliere, sarà praticamente invisibile... L'unico appunto va alla pedaliera, ben riprodotta nelle linee ma sovradimensionata: è stato un lavoraccio far entrare tutto nel ridotto vano abitacolo della fusoliera...
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Il lavoro riprende dopo la lunga pausa di fine anno... Finalmente è ultimato anche il timone orizzontale destro, mancante nel kit, ricostruito con un pezzo di magazzino appartenente a un vecchio kit Airfix completato con del plasticard sagomato. Le pannellature sono state incise utilizzando l'apposito strumento della Trumpeter e il solito nastro Dymo.
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Il Tempest sarebbe pronto ad accogliere le ali, alle quali sono stati asportati i triangolini ai bordi per realizzare le luci di posizione. Non è visibile in foto, ma ho provato a utilizzare il Kristal Klear per simulare le parti in vetro. A breve la presentazione dei risultati...
Prima di incollare le ali, é opportuno terminare e aggiungere la parte anteriore della fusoliera e verificare che non siano necessarie aggiunte di cianacrilato e/o stucco. Nel frattempo si può iniziare a dettagliare i carrelli.
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La parte anteriore della fusoliera è stata assemblata per fare una prova "a secco" degli incastri, ottimi per un kit che ha più di quarant'anni. Il "solco" tra i due pezzi è bene in evidenza, ma dopo la verniciatura con il grigio di fondo e gli smalti Humbrol si sarà sicuramente ridotto.

Dopo aver ricostruito lo "spruoccolo" del cannone alare, ovvero la piccola canna sporgente dall'ala, che si era rotta durante il tentativo di foratura, ho incollato l'ala sinistra alla fusoliera. E' stata necessaria solo una "limatina" in corrispondenza della presa d'aria anteriore perché l'ala e la fusoliera combaciassero (quasi) perfettamente. Nella parte inferiore si renderà utile un trattamento a base di cianocrilato e carta abrasiva bagnata, ma mi sembra un intervento limitato, tenendo conto dell'anzianità degli stampi. Per chi ha sempre "schifato" i kit Matchbox, dovrà riconoscere che un kit Airfix dello stesso periodo, avrebbe richiesto interventi molto più estesi e impegnativi in questa fase, solitamente critica.  Next step: incollare l'ala destra... 

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E' stata aggiunta anche l'altra ala... Superiormente l'accoppiamento ali/fusoliera è praticamente perfetto, mentre inferiormente ci sono diversi scalini, tra i quali è ben visibile in foto quello che separa la semiala sinistra dalla semiala destra. Per colmare questo "baratro" e per gli altri vuoti occorrerà qualche goccia di cianoacrilato da stendere con particolare attenzione (facendo anche uso dello scotch lungo i bordi) per non rovinare i dettagli e le pannellature.
Mentre si aggiungono i timoni orizzontali (il primo ad essere incollato è stato quello ricostruito), si lavora anche sul carrello. Nella foto, a sinistra in basso, si vedono le due grembiolature principali (sulla cui superficie interna, con plasticard e sprue stirato, è stata realizzata la struttura); più a sinistra le ruote del kit, "appiattite" a caldo e, fuori contesto, il parabrezza dello Stuka i cui lavori procedono alquanto a rilento.  Nella seconda foto è stato aggiunto l'altro timone e con il grigio di fondo si verificano gli accoppiamenti.
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Una prima mano di Grigio acrilico Puravest data inferiormente evidenzia che bisogna ripassare le pannellature con l'incisore al timone di coda "originale" perché meno accentuate rispetto all'altro "ricostruito". Per il resto, tutti gli accoppiamenti sono stati pareggiati e si può passare, appena possibile, alla parte superiore.  I vani carrelli. già verniciati, sono stati protetti con una mascheratura mista di carta cucina e maskol.
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Il Grigio acrilico di fondo è stato dato anche alle superfici superiori. Si è reso necessario un "aggiustamento" nella parte superiore del cofano motore, poiché era ancora visibile, sotto il leggero strato di vernice, la giunzione tra i due pezzi ma non c'è altro da fare. Si nota il canopy fornito dal kit, rivestito con Maskol, utilizzato come "tappo" per gli interni. Come canopy definitivo sarà usato il vacuform della Squadron.
Alle superfici inferiori è stato dato il Grigio Medio (Humbrol 127) come colore definitivo. Le superfici superiori saranno dipinte (sempre con colori Humbrol) Ocean Grey (HB5) e Dark Green (HB30).
Nella foto a destra è visibile la "pancia" del Tempest con uno dei due vani carrelli (il sinistro) al quale è stata tolta la mascheratura. Nel frattempo ho deciso di procurarmi un foglio decal nuovo della Model Alliance (vedi foto successiva) che fornisce coccarde e codici per un Mk VI RAF di stanza in Egitto nel 1949 con una colorazione un po' diversa da quella che avevo in mente e che suggerisce come grigio per le superfici inferiori l'H165 che è leggermente più scuro dell'H127. Ho quindi ri-mascherato i pozzetti per dare una "passata" ulteriore ad aerografo di H165. Notare la pulizia delle pannellature originali Matchbox, che hanno richiesto solo poche correzioni da parte mia. Le luci di navigazione inferiori e alle estremità alari sono ancora protette con il Maskol.
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Nella foto a sinistra è ripresa la "pancia" del Tempest dopo la mano finale di H165 e la rimozione della mascheratura dei pozzetti e delle luci di navigazione dorsali e alle estremità alari. E' stata data anche una prima leggera mano di trasparente acrilico lucido in previsione della posa decal. La fase successiva prevede la realizzazione della "inconsueta" mimetica delle superfici superiori in Dark Earth e Slate Grey. Per quest'ultimo il foglio decal propone un Humbrol H31 che è disponibile solo come smalto; per fortuna è citato anche il riferimento Federal Standard e quindi proverò a riprodurre la tinta giusta con un mix di grigi acrilici. 
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Nella foto a destra è visibile la "stesa" del grigio verde che riproduce lo Slate Grey indicato dal foglio Decal della Model Alliance. In foto il colore, ottenuto per approssimazioni successive miscelando grigio, verde e nero acrilico, appare più chiaro di quanto sia in realtà.  Il canopy trasparente originale del kit, protetto da uno strato di Maskol, è stata fissato alla fusoliera con una goccia di vinavil per coprire gli interni. La fase successiva prevede la mascheratura delle bande di Dark Earth che saranno contornate dal Patafix della Uhu e da nastrocarta.
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Nella foto a sinistra è stata realizzata la mascheratura con il Patafix e il nastro carta per riprodurre le bande di colore Dark Earth. La prossima volta converrà stendere prima una mano di acrilico trasparente lucido perché il Patafix tende ad incollarsi sulle superfici opache e la sua rimozione risulta perciò alquanto difficoltosa. Next step: una bella mano di lucido trasparente per la posa decal.
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Nella foto a destra è ripreso il Tempest dopo tre o quattro mani di trasparente acrilico lucido. Il Dark Earth, a smalto, ha assorbito come una spugna il trasparente lucido e presenta ancora una finitura opaca a chiazze. Sono indeciso se provare a collocare le decal o stendere prima un altro paio di mani di trasparente.
Nella foto a sinistra: cominciano ad arrivare le decal. La Model Alliance ha realizzato, per migliorare la stampa, i cerchietti rossi delle coccarde (alari e sulla fusoliera) separati. Il loro centraggio richiede particolare attenzione e si deve procedere con molta cautela e pazienza, una alla volta. Il codice NX185 sotto le ali mi ha fatto vedere i sorci verdi, perché una volta separata la decal dal supporto di carta, questa si è completamente arricciata e per distenderla c'è voluto parecchio. Ad un certo punto ero rassegnato a rifarle con la stampante poi sono riuscito a renderla utilizzabile.  Speriamo bene per l'altra... Nei vani carrelli si notano i particolari aggiunti in fotoincisione.
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Nella foto a destra: le decal nella parte inferiore sono state tutte posizionate, stencil compresi (praticamente invisibili nella foto). Passo successivo: una ulteriore mano di trasparente lucido per fissare le decal.
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Nella foto a sinistra: si posizionano le decal sulla fusoliera sinistra. Davanti alla flag sul timone c'è l'insegna di reparto che è composta da tre microdecal che devono essere sovrapposte una alla volta, partendo da rettangolo giallo che è stato appena posizionato. Passo successivo: una leggera mano di trasparente lucido per fissare le decal e aggiungere le nuove.
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Nella foto a destra: ho ultimato la posa delle decal sul lato sinistro. Purtroppo la Model Alliance ha "dimenticato" nei profili le bande rosse sui due lati del radiatore anteriore (con al centro la losanga bianca e il simbolo della vespa) e me ne sono accorto (e quindi ho rimediato a posteriori) solo consultando il profilo (corretto) sul Volume della Valiant dedicato al caccia della RAF. Dopo un'ultima mano di trasparente lucido per fissare le ultime arrivate, si passa al lato destro.
Nella foto a sinistra: ho completato la posa degli stencil e, dopo aver ripassato le pannellature con un grigio scuro superiormente e un grigio medio inferiormente, ho dato un paio di mani di trasparente opaco per fissare il tutto. Su alcune decal (stencil compresi) si nota un po' di effetto "silvering" quindi è prevista almeno un'altra mano di trasparente opaco per attenuare l'effetto. Ultimata questa fase, dovrò ripassare con il traaparente lucido le luci di posizione laterale e i fari di atterraggio sub alari. Next step: canopy.
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In aggiunta al canopy fornito dal kit Matchbox, ho acquistato un set di due canopy vacuform della Squadron. Con molta attenzione, dato il rischio di un danno irreparabile, con le forbicine (sia dritte che curve) ho ritagliato i contorni del tettuccio. Per cercare di valorizzare il notevole lavoro di dettaglio dell'abitacolo, ho deciso poi di separare il parabrezza dal tettuccio "a bolla" per mostrare appunto gli interni. Inutile dire che ho sudato le famigerate sette camicie... Però, notando che il parabrezza fornito dal kit aveva il blindovetro più definito rispetto al suo omologo in vacuform, armato di un seghetto da traforo, ho separato il parabrezza in styrene trasparente, che è visibile (con il frame già dipinto) nella foto a destra, in compagnia del tettuccio a bolla vacuform (anch'esso con il frame già dipinto). In funzione del risultato che avrà una volta montato, deciderò se utilizzare il "mix" o tutto vacuform.
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Nelle foto di sinistra: sono stati aggiunti il collimatore, il parabrezza e gli scarichi motore. Nel frattempo sto ultimando l'elica, i carrelli (sono visibili in secondo piano i portelli appena verniciati fissati al nastro carta sulla "basetta" di legno) e gli altri particolari (antenne e staffa per il pilota).
Si aggiungono i carrelli e il ruotino posteriore; nel kit Matchbox le paratie (che sono tre per ala) erano realizzate sullo stampo in un unico pezzo, con intagliate le linee per la separazione, per consentire sia la posa (chiudendo i vani carrelli) per il modello in volo che la versione "a terra". Le paratie principali  erano invece stampate insieme alla gamba carrello e sono state separate per un maggiore dettaglio, come mostrato in una foto precedente. Durante la fase di separazione dei pannelli, i più piccoli si sono spezzati e quindi sono stati ricostruiti più fedelmente agli originali) con pezzetti di plasticard. I bracci di forza trasversale, inoltre, sono molto più sottili di come erano nella realtà e ho ricostruito anche questi particolari (parzialmente montati), anche se le ridotte dimensioni non mi hanno permesso di realizzare i fori di alleggerimento della struttura (in alluminio). Le ruote sono state appiattite per l'effetto peso.
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Parallelamente si lavora alla basetta (15cm x 20 cm): un bordo pista di cemento con accanto la argilla sabbiosa del deserto egiziano. In realtà è la terra per presepe, che è stata schiarita a tempera. Ho aggiunto anche un paio di cespugli (sempre con la "roba" per presepi.
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Si riprende dopo la pausa estiva: sono stati aggiunti il "bubbletop" vacuform e l'elica; ho anche approfittato della basetta finita per fare una prova di collocazione e per vedere l'effetto che fa... Alla ultimazione del Tempest tra le Piramidi mancano le due antenne (dorsale e ventrale) e la staffa di accesso del pilota. In secondo piano è visibile la "box  art" della scatola Matchbox dell'ultimo caccia a pistoni della RAF. 

Siamo arrivati alla fine di questo lungo cammino iniziato 10 mesi fa... Il Tempest Mk VI nella livrea post WWII in Egitto nel 1949 è ormai completato... Sono stati aggiunti: la staffa per il pilota, l'antenna ventrale (entrambe in fotoincisione) e l'antenna dorsale (sprue stirato). Per completare la basetta, ho aggiunto il pilota e il meccanico dal più che quarantenne Raf Personnel dell'Airfix (in plastica morbida) e due "wheel chocks" in resina che provengono da un kit aftermarket della Brengun (che comprende anche una scala in fotoincisione che non ho utilizzato). Che dire:  un kit acquistato più di trent'anni fa al costo di 1.500 lire, alla fine, è riuscito a fare ancora la sua figura... Ricordo che il primo kit del Tempest che ho avuto tra le mani riuscii a montarlo in un pomeriggio ma allora avevo tredici anni... Certo, sono stati aggiunti gli interni, in parte autocostruiti e in parte in fotoincisione, il bubble canopy vacuform, ottime decal e soprattutto molte ore di lavoro ma, se non c'era la "sostanza", il risultato sarebbe stato ben più modesto.  In secondo piano si intravede parte della copertina dell'indispensabile monografia della Valiant dedicata al Tempest "abbondantemente" consultata durante tutta la lavorazione del modello, insieme ad altre pubblicazioni in mio possesso e foto reperite su internet.
Il prossimo è il "trentaseienne" Airfix Hurricane Mk I in scala 1/48, che sarà (appena) il terzo kit in questa scala che mi accingo a realizzare e, spero, a completare. Alla prossima, quindi.
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