All'inizio degli anni ’70 del secolo scorso la Matchbox si avventurò nella produzione dei kit in styrene e, grazie anche ai prezzi "popolari" e alla semplicità nell'assemblaggio, si ritagliò una dignitosa nicchia nel panorama del modellismo in plastica, realizzando riproduzioni che avevano sicuramente il pregio della facilità costruttiva, senza trascurare (troppo) la fedeltà. Tra i "puristi", i kit Matchbox sono stati spesso tenuti in scarsa considerazione (alla stregua di giocattoli o poco più). Però, la loro “filosofia” ha ispirato, in tempi molto più recenti, la Hobby Boss, la nota casa cinese che, con i suoi "Easy Assembly Authentic Kits”, riproduce diversi soggetti coniugando la semplicità con l'accuratezza richiesta dal modellista esigente.
E' innegabile che la scelta della Matchbox di rendere (in teoria) non indispensabile la verniciatura realizzando stampi a due o a tre colori (alcuni anche “psichedelici”) appare oggi piuttosto stravagante, ma bisogna al contempo riconoscere che le istruzioni riportavano sempre i riferimenti delle tinte da utilizzare, anche per le parti più piccole, quindi la corretta colorazione non era un elemento tenuto in scarsa considerazione. Anche le decal, di discreta fattura, quasi sempre per due colorazioni diverse, contribuivano a rendere il risultato finale (perlomeno) accettabile ai più.
La Matchbox scelse maggiormente la scala 1/72, con buoni risultati, anche realizzando soggetti di maggiori dimensioni, spesso RAF, la maggior parte ancora oggi commercializzati con il marchio Revell, che ne ha rilevato gli stampi. Alcuni kit erano decisamente “poco cool”, come il bombardiere Handley Page Heyford o l'idrovolante Supermarine Stranraer. Realizzò anche soggetti aeronautici nella scala 1/32, come il Tiger Mouth, che sarebbe un buon kit ancora oggi, oltre che essere l'unico in quella scala; il dignitoso Spitfire Mk 22 e il non più disponibile Bf 109 E4 di Adolf Galland, "basico" rispetto alle super affollate scatole Trumpeter in pari scala ma sufficientemente accurato. Last but not least, il Westland Lysander, che si trova ancora in commercio con il marchio Revell, non dettagliatissimo ma certamente unico.
Il Tempest è un kit della Matchbox che potremmo definire “dignitoso” (tenendo anche conto di quanto detto prima). Il suo stampo, che risale al 1974, non è stato “rilevato” dalla Revell (come altre realizzazioni della stessa casa), che ha preferito invece lasciare a catalogo il “proprio” Tempest di svariati decenni or sono (anni sessanta), decisamente inferiore all’omonimo britannico e al livello di un Serie 1 Airfix. Intendiamoci, i quarant’anni (2014) del Tempest Matchbox ci sono tutti e oggi non è assolutamente in grado di competere con le più moderne realizzazioni, ma ha l’indiscusso pregio di essere (ancora) l’unico kit di questa particolare versione. Evidentemente il Tempest Mk VI, arrivato troppo tardi per essere impiegato operativamente e ormai obsoleto nel confronto con i nuovi caccia a reazione che stavano equipaggiando la prima linea della RAF, interessava ed interessa poco le case modellistiche.
Il Tempest nella versione Mk II, offerto come alternativa nel kit Matchbox, è invece disponibile in scala 1/72 come kit in short run della Special Hobby, con i pezzi principali in styrene, il canopy in vacuform, diverse parti di dettaglio in resina e fotoincisioni (NON è sicuramente per principianti come il Matchbox).