FROG
Blackburn Shark Mk II
scala 1/72
Catalog Ref. F179
Il "Pescecane" della Royal Navy negli anni '30.
Le aviazioni di tutti i paesi industrializzati, già dagli anni '20 del secolo scorso, si erano dotati di idrovolanti perchè non erano ancora disponibili piattaforme navali (portaerei). La funzione dell'idrovolante, soprattutto in campo militare, era fondamentale per disporre di un sistema di ricognizione aerea marittima che consentisse appunto di monitorare gli spostamenti delle forze navali. In Italia, in particolare, parallelamente allo sviluppo dell'Aviazione voluta dal regime fascista, nacquero diversi "Idroscali", dotati di infrastrutture che consentivano il rimessaggio e la manutenzione di questo tipo di aerei. Tra i più famosi ricordiamo l'Idroscalo di Orbetello, da dove i Trasvolatori di Italo Balbo compirono, nei primi anni anni '30, le famose crociere oceaniche con i Siai S.55X.
Parallelamente, diverse Compagnie Aeree civili, commerciali e postali, sia italiane che di altri stati, utilizzarono gli idrovolanti per coprire le rotte internazionali e intercontinentali. Per un certo periodo, poi, gli idrovolanti furono anche protagonisti di primati di velocità, tra i quali ricordiamo quello dell'idrocorsa Macchi Mc 72.
Nelle foto sopra sono visibili i tre tipi di idrovolanti citati nel testo. Nella foto di sinistra, si vede il Siai S.55X delle trasvolate di Balbo; nella foto centrale, il "mastodontico" Dornier Do X a scafo centrale e con ben 6 motori e infine a destra il Macchi Mc. 72 (conservato al Museo di Vigna di Valle), protagonista del record di velocità di 709.202 km/h tutt'ora imbattuto per questa categoria di aerei.
La Regia Aeronautica non credeva negli aerosiluranti.
Come ho avuto già occasione di scrivere sulle pagine di questo sito, l'Italia fascista non credeva negli aerosiluranti, sia idrovolanti che terrestri, preferendo il bombardamento in quota delle navi nemiche. Solo a guerra già iniziata, furono convertiti ad aerosiluranti i SM 79, con lusinghieri successi contro il naviglio inglese.
La Fleet Air Army, ovvero l'Arma Aerea che comprendeva le unità della RAF che normalmente si imbarcavano su portaerei e navi da combattimento, invece, fin dalla seconda metà degli anni '20, aveva in forza questa tipologia di aerei. La Blackburn, con il Ripon e successivamente con il Baffin e quindi con lo Shark, rifornì la FAA di aerosiluranti imbarcati con compiti anche di ricognizione marittima. Accanto allo Shark, che entrò in servizio nel 1934, ricordiamo il più famoso (e famigerato) Fairey Swordfish, che entrò in servizio nel 1936, due anni dopo lo Shark.
Nelle foto sopra sono visibili i tre tipi di aerosiluranti descritti nel testo. Nella foto di sinistra, si vede il Savoia Marchetti SM 79 che era nato come aereo da trasporto passeggeri veloce, convertito a bombardiere medio nella guerra di Spagna e successivamente a aerosilurante per colmare questa grave lacuna. Nella foto di centro, lo Shark con carrello fisso e siluro ventrale e infine il Fairey Swordfish, ripreso in volo come bombardiere. Lo Swordfish, come è noto, nella notte tra 11 e il 12 novembre 1940 inflisse notevoli perdite alla Flotta italiana ancorata a Taranto e danneggiò gravemente l'incrociatore Pola, poi affondato, nella sfortunata battaglia di Capo Matapan la sera del 28 marzo 1941.
Adesso parliamo di modellismo?
Lasciamo da parte le ricostruzioni storiche e occupiamoci del modello Frog. Per una sua (concisa) recensione, rimando i lettori alla pagina del mio sito in cui descrivo la monografia della MMP e il kit Frog, che è raggiungibile cliccando qui.
Nella foto sotto, sono visibili le due semifusoliere, sulle quali sono state incise con lo scriber le pannellature, lasciando inalterati i rivetti. Le pannellature di "raccordo" saranno rifinite a montaggio ultimato.
Next step: gli interni.
Nella foto di destra: si comincia a lavorare sugli interni, alla vecchia maniera, con striscette e pezzetti di plasticard e sprue stirato, utilizzando la documentazione fotografica fornita nella monografia della MMP dedicata appunto allo Shark.
Mentre procedo con gli interni, ho recuperato dal magazzino pezzi una vecchia riproduzione di motore doppia stella a 14 cilindri che sostituirà, con qualche modifica visibile nella foto, il simulacro presente nel kit.
Nella foto di destra: completati gli interni, si uniscono le semifusoliere e si incolla il timone verticale. Next step: le ali.
Nelle foto di sinistra: è comparsa la semiala inferiore, che ha richiesto qualche "aggiustamento" per pareggiare le superfici. La Frog ha previsto, solo per questa ala, 10 pezzi, compresi i timoni orizzontali mobili (che saranno però incollati per una maggiore stabilità). In alternativa, le ali si possono montare in posizione ripiegata (utilizzando altre parti). Si nota il timone verticale che è stato rimosso e sarà nuovamente incollato nella fase successiva.
Nelle foto di destra: è ricomparso il timone verticale e sono stati aggiunti anche i timoni orizzontali. Sono visibili inoltre le cinture di sicurezza del pilota e parte della struttura interna del posto del mitragliere di coda.
Nelle foto di sinistra: La versione scelta è quella d'addestramento, ruolo al quale lo Shark era stato relegato allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, e corrisponde ai disegni in alto a sinistra in alto sul retro della scatola Frog. La mimetica prevede superfici superiori in Dark Earth e Dark Green e inferiori in Trainer Yellow. Sono state quindi verniciate le superfici inferiori di giallo Humbrol 24 e, una volta mascherate, ho dato una mano di Humbrol 29 sulle superfici inferiori. Successivamente dovrò mascherare ali e fusoliera per completare la mimetica con l'Humbrol 30.
Nella foto di destra: è stato steso il Dark Green dopo la mascheratura con nastro carta e Patafix. E' stato necessario preverniciare le ali prima del montaggio altrimenti era praticamente impossibile farlo ad ali montate. I biplani sono un incubo...
Nella foto di sinistra: è stato montato il carrello principale e le superfici inferiori sono state verniciate con il Trainer Yellow (Humbrol 24). Sono stati aggiunti i rinforzi sulla semiala inferiore, la mitragliatrice frontale, il mirino del collimatore e i supporti dei timoni orizzontali posteriori. Ho anche incollato 2 dei supporti della semiala superiore, ma il suo posizionamento definitivo mi ha dato notevoli problemi, costringendomi a riposizionare i tralicci alari più volte.
Nella foto di destra: è arrivata anche l'ala superiore, il cui posizionamento è stato quasi un incubo. Un paio di piloni non erano della misura corretta e sono stati “allungati” inserendo un pezzo di sprue stirato poi sagomato opportunamente. Qualche ritocco alla verniciatura si è reso inoltre necessario.
Nella foto di sinistra: sono state aggiunte (alcune) controventature, le ruote e il radiatore dell'olio sotto il muso. Teminata questa fase, si potrà dare inizio alla posa delle decal.
Nella foto di destra: sono arrivate le decal (visibili parzialmente) ed è stato aggiunto l'anello posteriore al motore con gli scarichi.
Siamo arrivati alla fine dell'avventura anche per lo Shark. Sono stati aggiunti i tiranti alari, il blocco motore, l'elica, i cavi dell'antenna, la mitragliatrice posteriore, i tettucci e altro ancora. Il risultato finale è visibile nelle foto sotto. Ho resuscitato un'altra mummia dal passato e complessivamente considero il risultato dignitoso, tenendo conto dell'anzianità del kit (1968) e degli sforzi compiuti per avvicinarlo a un kit dei tempi moderni. Tranne le cinture di sicurezza, è stato tutto autocostruito alla vecchia maniera (motore compreso) e mi sento abbastanza soddisfatto. Tutto è ovviamente migliorabile e quindi spero di fare (ancora) meglio con i prossimi modelli: uno Spitfire Frog anche lui abbastanza “stagionato” (1974) e un Curtiss P-40K della Smer più recente ma con molti limiti…