L' ATTACCO GIAPPONESE DI PEARL HARBOR
Ormai l'affezionato lettore (e navigatore) che ha acquisito dimestichezza con le pagine e i contenuti del mio sito, avrà compreso che, generalmente, preferisco introdurre l'argomento modellistico con una nota che non si limiti a raccontare la storia dell'aereo di cui si osserva la riproduzione in scala (Wikipedia è innegabilmente già una fonte affidabile e ricca di contenuti) ma che sia in relazione, puntualmente o marginalmente, con la mia vita o con un episodio che ricordo particolarmente. Così farò anche per la recensione di questo kit.
Nel lontano 2001 acquistai "in vendita combinata" un televisore Samsung wide screen da 32" (a tubo catodico) e il mio primo lettore DVD (della Roadstar) per un prezzo complessivo di 1.300.000 lire (c'erano ancora le lire...). Il televisore Samsung, a distanza di diversi anni, continua a funzionare egregiamente e non voglio (ancora) cedere alla consumistica tentazione di sostituirlo. Quel primo lettore DVD invece lo regalai ai miei genitori qualche anno dopo (lo utilizzano saltuariamente) e acquistai un modello più recente, che funziona ancora oggi. Il primo film che acquistai in dvd fu "La tempesta perfetta" con George Clooney e il secondo dvd fu "Pearl Harbor" con Ben Affleck, in cofanetto 2 dischi con inserti speciali sulla realizzazione del film. Tralasciando la componente "romanzata", la pellicola, che narra del famigerato attacco sferrato dai giapponesi domenica 7 dicembre 1941, è particolarmente interessante per l'eccezionalità delle riprese e degli effetti speciali utilizzati per far rivivere quelle tragiche ore. E' impressionante la sequenza della corazzata Arizona, colpita fatalmente da una bomba nella santabarbara che la fece esplodere, causandone l'affondamento e la morte di 1.177 componenti dell'equipaggio. La corazzata non fu più recuperata e oggi la ricorda una struttura galleggiante posta sul relitto sul fondo del porto.
Nelle foto sopra: a sinistra la cover del cofanetto del DVD del film "Pearl Harbor" del 2001 e a destra una ripresa aerea dell'Arizona Memorial, realizzato nel porto di Pearl Harbor nel 1962. Nella foto accanto, la prima pagina della Stampa di Torino dell'8 dicembre 1941 che riporta, con toni trionfalistici, la cronaca dell'attacco alla base navale americana delle Hawaii. La notizia dell'affondamento della portarei è ovviamente pura invenzione, in quanto è risaputo che le portaerei statunitensi non erano in rada ma in navigazione.
Nel film si vedono essenzialmente due aerei USAAF: durante le fasi dell'attacco, il Curtiss P-40 e successivamente il B-25 Mitchell utilizzato per il raid Doolittle su Tokio il 18 aprile 1942. I sottotenenti Kenneth Taylor e George Welch erano riusciti a decollare con i loro P-40 dalla base di Haleiwa, non individuata dagli aerei giapponesi, e riuscirono ad abbattere alcuni bombardieri Val che volavano senza scorta. Quello fu l'unico successo dell'aviazione americana durante l'attacco giapponese.
Il Curtiss P-40 non è tra gli aerei che mi abbiano particolarmente affascinato in gioventù; sarà stata colpa dei modesti kit allora disponibili, tra i quali il Serie 1 dell'Airfix, risalente al 1964, che consentiva una misera riproduzione del P-40 (versione E).
Nella foto di sinistra la Box Art e il mediocre contenuto della scatola del kit Airfix Serie 1 del P-40E. Per svariati decenni dal 1964 è rimasto a catalogo della nota Ditta inglese come unica riproduzione del P-40. In tempi recenti è stato "sepolto" dal nuovo kit uscito l'anno scorso ma in realtà non è stato sostituito essendo la nuova proposta una versione diversa (P-40B).
Di 10 anni più recente (1974) e più accurato dell'Airfix "fu" il kit Heller, dal quale sono riuscito a riutilizzare il disco dietro l'elica, che ho inserito nel P-51 B Monogram terminato qualche mese fa. Di pochissimi anni successivo è il Monogram, un P-40N (la stessa versione dell'Academy) che è stato riproposto, inalterato, dalla Accurate Miniatures in "bundle" proprio con il P-51B Monogram di cui sopra. Nel 1995 è uscito il Revell P-40K, di origine Europa dell'Est (Kovozávody Semily) che sto realizzando con il marchio Smer (clicca qui): ha le pannellature incise ma rimane un kit appena sufficiente.
Nelle foto a destra sono visibili le Box Art dei kit Heller, Monogram, Accurate Miniatures e Revell. Si tratta di kit obsoleti e/o poco dettagliati (la scatola Accurate Miniature contiene il P-40N e il Mustang P-51B della Monogram). Il Revell è più recente (e ha le pannellature incise, anche se "stile" Matchbox, quindi piuttosto larghe e profonde).
Qualche anno dopo "prese il volo" il P-40N della Matchbox ma, secondo la filosofia della casa, era un kit votato più alla semplicità di montaggio che al dettaglio. Si trattava di un modello onesto, abbastanza accurato nelle forme (la fusoliera dovrebbe essere più lunga), ma alzava di poco il livello dei sui predecessori. Nel 1977 l'Hasegawa realizzò un nuovo P-40E che diede poi vita anche a una versione N (anche in scala 1/32, con un dettaglio decisamente superiore). La qualità del kit del Sol Levante era ovviamente alta (anche il prezzo, soprattutto in anni di importazione contigentata). Oggi, le buone linee generali, il discreto livello di dettaglio (non degli interni, molto semplificati) e le pannellature incise tengono ancora "botta", ma il tutto avrebbe bisogno di una rinfrescata (sono passati quasi quarant'anni). Peccato per il canopy, che è impossibile montare aperto.
Nelle foto sopra: a sinistra la Box Art della scatola Matchbox, a destra quella dell'Hasegawa. Si tratta di due modelli di fascia e target completamente diverso, ma condividono entrambi una quarantina d'anni (qualcosa di meno per l'Hasegawa). Il kit Matchbox non è più prodotto da diversi anni e quindi non è di facile reperibilità (ma non è una grossa perdita).
La Ditta cinese Hobby Boss produce sia la versione M (offerta in alternativa anche dalla scatola Academy 1/72), che realizza anche in scala 1/48, sia la N.
Come è caratteristica di questa Ditta, si tratta di kit semplificati ma non semplicistici: i pezzi non sono tanti (fusoliera e ali sono un pezzo unico per parte) ma sono ben stampati e il livello di dettaglio è adeguato. Le versioni proposte di colorazione per la M sono 2, una RAF (Teatro africano) e una USAF, mentre sono USAF e Burma per la N. Gli interni (un pavimento, un sedile, una paratia e una cloche) si incastrano sulle ali e si "infilano" nella fusoliera. Manca il pannello strumenti che si può aggiungere "stcratchbuilt"; peccato che il canopy in un unico pezzo non consenta di vedere molto dell'interno. Le decal sono ben stampate e di finitura semilucida; ci sono poche stencil (altrimenti che easy kit sarebbe?).
Nelle foto a sinistra sono visibili le Box Art dei kit Hobby Boss dedicati rispettivamente al P-40M e al P-40N e relativo contenuto. Esteriormente il livello di dettaglio è soddisfacente, mentre gli interni sono un po' sacrificati (data la formula costruttiva).
L'affezionato navigatore mi consentirà una piccola digressione per citare il "rebox" del kit Revell e poi Smer della Kovozavody Semily dedicato al P-40K. E' l'unico kit realizzato (finora) dalla sconosciuta (almeno per me) Ditta ceca dal 1993 ed è un "giallo" perché abbiano deciso di produrre questo particolare kit (e solo questo). Il kit ha 35 pezzi complessivi e le scarne (e ingiallite) decal denunciano la sua età. Decisamente un kit semplice per i "ragazzi" dell'Est ma… con il marchio Smer è diventata una nuova sfida…
Eccoci alfine al kit Academy: non si tratta di una realizzazione recentissima (1999) ma nel 2012 la ditta coreana ha proposto un rebox del caccia statunitense e poche settimane fa ho deciso di acquistarlo e di scrivere queste poche righe.
Nella foto a destra la box art della nuova scatola Academy dedicata al P-40 nelle versioni M e N e (parzialmente) il suo contenuto. E' sempre lodevole (anche se ecologicamente poco "sostenibile") la scelta della casa coreana di imballare tutto il kit con cura, corredando le istruzioni con vari foglietti di avviso per i modellisti "in erba".
Aprendo quindi la scatola, chiusi in blister trasparenti sigillati, troviamo tre sprue di styrene grigio verde chiaro per fusoliera, ali e altre parti, più uno sprue trasparente per il canopy, realizzato in pezzi separati per poterlo disporre aperto. Le parti che compongono il kit non sono molte, circa una quarantina e alcune sono in alternativa tra la versione M e la N. E' fornito anche un completo carico alare, costituito da serbatoi e bombe. Gli interni sono adeguatamente riprodotti (sono presenti anche le strutture laterali) e andrebbero completati almeno con le cinture di sicurezza. Le decal fornite sono soltanto per la versione N, proposta in due colorazioni (USAAF e RAAF). Per la M si dovranno procurare decal aftermarket. Attenzione anche alle ruote del carrello, che erano diverse tra M e N (più piccole nel diametro in quest'ultima).
In scala 1/48 troviamo l'americana AMT che realizza diversi kit dedicati al P-40, di cui analizziamo in particolare la versione N. Il kit originario, un P-40E, risale al 1989 e la versione N è stata ricavata qualche anno dopo, nel 1995. In Italia è praticamente introvabile e penso sia reperibile solo su Internet. Il kit non è molto ricco come numero di pezzi e particolari; siamo al livello di un buon kit attuale nella scala minore 1/72 (con pannellature incise). Il montaggio non è però agevole, perché le parti non sempre combaciano con precisione o non sono allineate. Ben montato e verniciato, questo AMT fa comunque la sua più che dignitosa figura. Le decals sono per due versioni, entrambe USAF (in olive drab).
Nella foto a sinistra la box art della scatola AMT del P-40 nella versione N.
A seguire le foto degli sprue, che contengono un numero di pezzi adeguato per un buon kit in scala 1/72. Se non fosse per la scarsa precisione di montaggio, sarebbe un kit anche per principianti.
Più recente (2001) e più completo il kit della Eduard per il P-40N (che però non è originale, come leggerete dopo). La scatola, oltre alle parti in styrene, circa una cinquantina (alcuni pezzi non sono utilizzabili per questa versione) distribuiti su 4 sprue più una di traparenti, contiene un foglio in fotoincisione per diversi particolari, parti in acetato per il pannello strumenti, parti in resina per le ruote, le bombe e per i pannelli strumenti laterali dell'abitacolo e maschere per la verniciatura. Siamo quindi in presenza di un kit per modellisti "avanzati", in grado di maneggiare parti di diversa fattura e anche molto piccole. Il risultato finale dipenderà molto da queste abilità, ma è sicuramente di alto livello. Le versioni proposte dalle decal sono cinque, due con coccarde americane, due RCAF e una RNZAF.
Nella foto a destra la box art della scatola Eduard del P-40 nella versione N. Essendo un kit multi materiale (styrene, fotoincisioni, resina) richiede un adeguato skill per essere assemblato e realizzato con successo. E' ovvio che il risultato finale è garantito di elevato livello, come è nello standard della casa Ceca.
Del 2005 è l'ingegnerizzazione del P-40N in scala 1/48 dell'Hasegawa a partire dal P-40E uscito qualche anno prima dalla casa nipponica. Peccato che i grafici del Sol Levante non abbiano avuto molta fantasia, poiché la box art della scatola 1/48 è IDENTICA a quella della scatola in scala più piccola... Il kit comprende ben nove sprue di styrene grigio medio più uno di trasparenti per il canopy, il collimatore e i vari fari d'atterraggio. Gli interni sono molto dettagliati ma le fotoincisioni della Eduard chiamano a gran voce... Parimenti di qualità è il dettaglio esterno, con pannellature finemente incise (anche troppo). Gli alettoni e i flap sono solidali ad ali e timoni e quindi il loro montaggio in posizione "mossa" richiede abilità "chirurgiche". L'unica perplessità viene dall'inconsueta scomposizione di alcune parti, dettata dalla necessità di rendere gli stampi compatibili con (almeno) tre versioni distinte del caccia (E, M e N), che può dar luogo a difficoltà aggiuntive nel montaggio per accoppiare correttamente tali componenti senza lasciare antiestetiche giunzioni. Detto questo, concludiamo dicendo che il foglio decal, ricchissimo di stencil e molto ben stampato, è per due versioni, entrambe USAAF.
Nella foto a sinistra la box art della scatola Hasegawa del P-40 nella versione N. Gli stampi sono in comune con quelli del progenitore P-40E, quindi è richiesta maggiore attenzione nel montaggio dovuta alla necessità di una non ottimale scomposizione delle parti. Non dimentichiamo però che siamo davanti a un'ottima realizzazione della casa nipponica. Nelle foto seguenti, è visibile un particolare delle pannellature laterali dell'abitacolo, a sottolineare l'elevato livello di dettaglio del kit e il foglio decal ricco di stencil.
Molto recente (2011) è la proposta del P-40M della Hobby Boss. La filosofia costruttiva della casa cinese, come è noto, è quella di realizzare (solitamente) kit facili da costruire e di sicuro risultato. Nella scala maggiore non persegue l'abitudine di semplificare al massimo come nella scala 1/72 e quindi fusoliera e ali sono forniti in pezzi separati da assemblare/incollare, come tutti noi modellisti siamo abituati a vedere di solito in una scatola di montaggio. In tutto si contano una trentina di pezzi (il canopy è in un pezzo unico) e il grado di dettaglio dell'abitacolo non è eccelso (comprende un accenno di strumentazione laterale) ma con il canopy chiuso può bastare (aggiungendo però almeno le cinture di sicurezza). Gli scarichi motore non mi sembrano della forma corretta e possono essere sostituiti con quelli aftermarket della Eduard.
Nella foto a destra la box art della scatola Hobby Boss del P-40 nella versione M. Gli stampi sono semplificati (trattasi sempre di un Easy Assembly Kit) ma il complesso è dignitoso e facile da montare. Le proposte di colorazione, visibili sulla scatola, sono 2.
Dopo la lunga permanenza nell'Est asiatico, facciamo ritorno in Italia dove, in provincia di Bologna e precisamente a Calderara di Reno, troviamo un kit in scala 1/48 del P-40 nelle versioni M/N. In realtà sul sito Italeri è disponibile soltanto il P-40 E/K, che è il rebox del kit AMT di cui ho parlato sopra. Non è la prima volta che la casa bolognese fa "sparire" dal catalogo alcuni suoi kit, anche per lunghi periodi. Ricordo di aver acquistato tre anni fa circa, appena uscito, il kit dell'S.M. 82, forte di una confezione rinnovata e "artistica". Dopo pochi mesi è stato ritirato dal mercato, probabilmente per insufficienti volumi di vendita e non è più disponibile. Peccato... Per le considerazioni sulla proposta Italeri (per chi l'avesse acquistato qualche anno fa e l'avesse dimenticato su qualche scaffale in cantina, rimando alla recensione del kit AMT. Aggiungo qui che il foglio decal nella scatola Italeri era davvero ricco: ben 6 versioni diverse.
Nella foto a sinistra la box art della scatola Italeri del P-40 nelle versioni M e N. Gli stampi sono quelli dell'AMT "reboxati" dalla ditta italiana (e non più in disponibilità nel catalogo). Rispetto all'Hasegawa siamo un gradino sotto, ma complessivamente è un modello dignitoso.
Concludo la disamina dei kit del P-40 M/N in scala 1/48 citando una Ditta di cui non avevo fino ad oggi mai sentito parlare: la Mauve. Gli stampi del P-40 di questa ditta, ormai non più in produzione, sono stati rilevati dalla Eduard e quindi per la loro valutazione rimando a quanto ho scritto sopra. Ovviamente i kit in questione non prevedevano gli "add-on" in resina e fotoincisione per i quali la casa Ceca è maestra...
Nella foto a destra le box art delle scatole Mauve del P-40 nelle versioni M e N. Gli stampi sono stati rilevati dalla Eduard, che li ha completati con parti aggiuntive in fotoincisione e resina, per completare il dettaglio appena sufficiente degli interni.
Nella scala 1/32, relativamente alle versioni M e N, troviamo solo la Ditta del Sol Levante: Hasegawa. L'ingegnerizzazione del kit ricorda molto da vicino quella già vista nella scala 1/48, per la necessità di creare da un unico stampo generalista, un insieme vasto a piacere di varianti e versioni del caccia americano. Detto questo, il kit si presenta piuttosto ricco (anche nel prezzo): otto stampate di styrene grigio chiaro più una di parti trasparenti. Correttamente, sono fornite le ruote di diverso diametro per la versione M e la N. Il grado di dettaglio interno ed esterno è ovviamente notevole e lodevole, ma sorprende (come nella scala inferiore) la scelta di realizzare alettoni e flap solidali con ali e timoni: in questa grande scala sarebbero stati ben accetti se separati. Al contempo, il pilota è superdettagliato con ben otto pezzi distinti, che gli consentono di assumere le pose più disparate. Impressionante è il foglio decal, talmente zeppo da rendere difficile la separazione delle varie insegne senza rischiare di danneggiare quelle adiacenti e tutte per realizzare un solo esemplare commemorativo (vedi sotto). La versione N è proposta anche in un'altra veste in una scatola gemella, che consente di riprodurre un P-40 N del 502° Fighter Squadron.
Per quanto riguarda la versione M, a parte le ruote diverse e poco altro, non c'è molto da aggiungere; le decal sono per due versioni, una USAAF e una RNZAF.
Nella foto a sinistra le box art delle scatole Hasegawa del P-40 nelle versioni M e N. Gli stampi sono quasi una fotocopia dei loro fratellini in scala 1/48. Notare il fin troppo ricco foglio decal che contiene tutte le insegne apposte sul 15.000 esemplare costruito. Un vero incubo sarà il loro ritaglio e posizionamento...