AIRFIX
MESSERSCHMITT Bf 109 G-6
(1/72)
Series 2 A02029A
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Un po' di storia...

 

Quanto il Messerschmitt Bf 109 abbia significato per la Luftwaffe durante la Seconda Guerra Mondiale, soprattutto nel periodo 1939-1940 con la versione E (Emil), è noto a tutti gli appassionati di storia militare e ai modellisti. E' anche risaputo che il Bf 109, nelle sue varie versioni, è stato l'aereo costruito nel maggior numero di esemplari nella storia dell'aviazione (35.000, dal 1937 al 1945). 

Meno noto, forse, è che questo caccia abbia operato con le insegne di ben 13 paesi, senza contare gli esemplari catturati, fino all'esemplare "ibrido" utilizzato da Israele nel 1948 (l'aereo era di costruzione cecoslovacca - Avia S199 - equipaggiato con un motore Junkers Jumo 211 perché i Daimler Benz non erano più disponibili).

Anche la Regia Aeronautica e, dopo l'8 settembre 1943, la R.S.I., ebbero il Me 109 nella loro linea caccia. 

La prima volta in cui i nostri piloti poterono ammirare il nuovo caccia monoplano fu all'inizio del 1937, in occasione della Guerra Civile Spagnola, dove alcuni Me 109 B-1 e B-2 furono destinati alla Legione Condor per sostituire i biplani Heinkel He-51. Il B-1 aveva un motore Jumo 210 D ed elica bipala in legno che gli consentiva una velocità massima di 470 Km/h e il B-2 un elica bipala metallica Hamilton a passo variabile e una terza mitragliatrice MG 17 da 7,9 mm sparante dal mozzo dell'elica. Per confronto, il nostro migliore caccia dell'epoca era il Fiat 32, che poteva raggiungere solo i 375 Km/h. Bisogna riconoscere che il biplano italiano era più manovrabile e le sue (scarse) prestazioni gli consentivano di tenere testa al suo principale avversario, il Polikarpov I-16 di fabbricazione russa che equipaggiava i reparti da caccia della Fuerzas Aereas della Repubblica Espagnola. Però, durante il 4° raduno internazionale di Zurigo svoltosi il 24 e il 25 luglio del 1937, tutti i partecipanti rimasero a bocca aperta davanti al nuovo Bf 109 D. Questa versione "speciale", con elica tripala metallica e motore sovrapotenziato, riuscì a stabilire il nuovo record di velocità per caccia terrestri raggiungendo i 610,55 Km/h. 

Nel 1939, prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, era già disponibile nei reparti della Luftwaffe il nuovo Bf 109 E-1 con il nuovo motore Daimler Benz DB 601A da 1.100 cv al decollo: nessun aereo al mondo riusciva ad eguagliare le prestazioni del caccia tedesco. Nello stesso anno la Regia Aereonautica chiese e ottenne dalla Luftwaffe 4 Bf 109 E per valutazioni, che vennero inviati al Centro Sperimentale di Guidonia. Il confronto con il Fiat G. 50 e con l'ultimo caccia biplano della R.A., il Fiat CR 42, entrato in servizio qualche mese prima, fu impietoso: i caccia italiani erano surclassati in tutto, per velocità, per manovrabilità e per armamento dall'Emil. L'Alfa Romeo, nello stesso periodo, stava acquisendo la licenza di costruzione del motore Daimler Benz 601A (l'Alfa Romeo Ra 1000 RC 41) e si offrì di avviare la produzione del caccia tedesco, in sostituzione di una commessa di Fiat G. 50. I funzionari del Ministero, per motivazioni di carattere politico e, soprattutto, clientelare, bocciarono la proposta e l'Italia perse (forse) l'occasione di disporre, fin dall'inizio del conflitto, di un caccia all'altezza degli avversari.

Solo nell'aprile del 1943, quando la situazione bellica italiana era ormai compromessa irrimediabilmente e l'industria italiana, sotto i continui bombardamenti a tappeto alleati, non era più in grado di far fronte alle richieste di rimpiazzo che arrivavano disperatamente dal Fronte, giunsero ai Reparti della Regia 122 esemplari di Bf 109 così distribuiti: 15 F-4, 6 G-2, 10 G-4 e 91 G-6.  I "Frederick" erano macchine usurate e potevano essere utilizzate solo per l'addestramento mentre i "Gustav" erano in migliori condizioni (anche se si trattava sempre di esemplari ricondizionati). L'impiego operativo fu però sempre limitato perché le parti di ricambio arrivavano dalla Germania sporadicamente (neanche la Luftwaffe se la passava bene in quel periodo) e molti 109 rimanevano fermi per manutenzione per diversi giorni (alcuni per settimane). C'è da dire che per gli altri Reparti equipaggiati con aerei italiani la situazione non era migliore: la linea caccia di produzione italiana era quasi completamente composta da Macchi C 202 che montavano motori tedeschi e i nuovi Macchi C 205 che stavano arrivando soffrivano lo stesso inconveniente. Inoltre, diversi Me 109 furono rapidamente persi perché distrutti al suolo dai terribili bombardamenti alleati. Infine, per le componenti realizzate in Italia, le difficoltà produttive erano sempre maggiori man mano che passavano i giorni e la situazione dei rifornimenti stava degenerando rapidamente. 

Il 10 luglio 1943 Stati Uniti e Inghilterra danno inizio all'invasione della Sicilia; la Regia Aeronautica, nel tentativo disperato di contrastare il più possibile l'avanzata alleata, trasferisce negli aeroporti siciliani ancora sotto il controllo italiano tutti gli aerei disponibili, compresi gli 8 nuovissimi Reggiane Re 2005. La capacità bellica del nemico è talmente preponderante che la difesa aerea italiana è messa a durissima prova: solo 4 giorni dopo, il 14 luglio, i pochissimi esemplari superstiti sono ritirati dal fronte e trasferiti nell'aeroporto di Capodichino a Napoli. Degli 8 Reggiane Re. 2005 consegnati a Sciacca ne sono rimasti solo due "non efficienti bellicamente" - si legge dal Dispaccio di Superaereo al Comando Supremo del 14 luglio stesso. A Ciampino riuscirono ad arrivare solo tre dei 109 di stanza a Sciacca, in attesa che gli altri aerei Messerschmitt fossero messi in condizioni di volare e di combattere. Purtroppo quasi tutti gli aerei rimasti in Sicilia non presero più il volo: quando gli alleati conquistarono completamente l'isola, 38 giorni dopo il 10 luglio, trovarono 45 aerei tra Gustav e MC 202 abbandonati ancora intatti, protetti dai paraschegge sui campi di volo ma senza benzina, senza munizioni e senza pezzi di ricambio.

Gli ultimi "Gustav" in carico alla Regia Aeronautica furono destinati alla difesa di Roma e l'8 Settembre, giorno dell'armistizio, rimaneva operativo sull'aeroporto di Cerveteri un solo G-6 dei 12 inizialmente assegnati a Luglio.

Messerschmitt Bf 109 G-6 Airfix

 

Una decina di anni fa l'Airfix aveva proposto una nuova riproduzione del "Gustav" che avevo acquistato nel 2012. Il kit era solo discreto (dico solo questo perché tra poche righe ne scoprirete il motivo) ma aveva come plus tra le tre versioni proposte, oltre alle due Luftwaffe, una con le insegne della R.A., e precisamente uno dei 12 Gustav (G-6) di stanza a Cerveteri nell'estate del 1943 per la difesa di Roma.

Quando qualche tempo fa vidi sul sito del mio abituale fornitore di "roba" Airfix la nuova scatola dedicata al Gustav (la A02029A), pensai che si trattasse di un upgrade del kit precedente e decisi di comprarla. Con mia somma delusione, aprendo la scatola, scoprii che non si trattava in realtà di un nuovo kit, ma semplicemente di una nuova proposta di colorazioni e decal. In questa (nuova) scatola, il Gustav era in una nuova livrea Luftwaffe e precisamente il G-6 "6 giallo" pilotato dal Oberfeldwebel (sergente pilota) Alfred Surau nel Settembre 1943 e nella livrea dell'Aeronautica Svizzera nel 1945: Il Me 109 "elvetico" faceva parte di un lotto di 9 apparecchi prodotti su licenza in Svizzera dagli stabilimenti Dornier di Altenrhein. Quindi gli sprue del A02029 e del A02029A sono IDENTICI. Superata la fase delusionale, veniamo ora a una analisi approfondita del kit.  

In tutto contiamo 41 pezzi, distribuiti su tre stampate di styrene grigio chiaro e una trasparente contenente i due canopy (standard e Erla Haube, vedi dopo). Tra i pezzi in grigio chiaro troviamo il "pilotino" di ancestrale memoria che, insieme a un mediocre seggiolino (dotato di quattro piolini laterali - due per lato - per il fissaggio alle semifusoliere), costituiscono gli (estremamente) essenziali interni di questo kit. La seconda scelta del canopy (entrambi forniti in pezzo unico, quindi solo abitacolo chiuso - perfettamente giustificato dagli interni inesistenti) è, come scritto sopra, la Erla Haube, un tettuccio che fu montato saltuariamente su una delle ultime sottovarianti del G-6, ovvero la G-14, ma è di disegno errato. Per mia fortuna, il G-6 italiano fa parte delle serie precedenti, quindi monta il canopy fornito in alternativa alla Erla Haube, riprodotto correttamente.

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Foto a destra: la forma errata della Erla Haube riprodotta nel kit del 109 G-6 Airfix
Foto a sinistra: il disegno corretto della Erla Haube

Forma errata della Erla Haube a parte, il dettaglio superficiale è corretto anche se le pannellature sono incise un po' troppo profondamente. Il risultato dipenderà molto dal tipo di vernice utilizzata per la colorazione: con gli acrilici, che depositano uno strato molto sottile, appariranno molto in evidenza, mentre con gli smalti, più densi e più coprenti, risalteranno di meno. Deludono grandemente, come ho già scritto, gli interni che mi riportano indietro di quarant'anni, quando ragazzo e modellista alle prime armi montavo i kit Airfix di allora verniciandoli con improbabili colori...

Le semi fusoliere comprendono gli scarichi motore, cosa che a me non è particolarmente gradita, anche per la difficoltà connessa a una loro eventuale sostituzione con parti aftermarket in resina, normalmente più accurate dal punto di vista realizzativo e della resa finale. L'elica è separata dall'ogiva ed è di buona fattura.  Le ali sono in tre pezzi, con la parte inferiore in un unico pezzo e le due semiali superiori ben stampate, con un buon (e corretto) disegno superficiale e senza flash. Deludono però i carrelli, con la gamba stampata in un pezzo unico con il pannello (sono disponibili anche in versione chiusa con tanto di mezza ruota inclusa, ma il kit non prevede - come una volta - l'espositore). Altri punti deboli del kit sono il carico di caduta, consistente in una bomba da collocare sotto la fusoliera e i serbatoi supplementari da montare sotto le ali, ma questi pezzi sono stati realizzati piuttosto semplicemente. 

Il kit prevede due cannoni aggiuntivi da montare sotto le ali, ma anche questi sono stampati alquanto grossolanamente. Se non fosse per le pannellature incise, questo kit sarebbe stato adeguato alla produzione Airfix di trenta-trentacinque anni fa. Per fare un confronto "in casa" il kit del Bf-109 E7 (Serie 2 A02062) è molto più accurato, con interni completi, una discreta riproduzione del motore (solidale con la fusoliera come nel Fine Molds), il canopy apribile e i flap separati.

Per il dettaglio degli interni del Bf-109 G6 (e per alcuni particolari esterni) è disponibile un (ricco) foglio in fotoincisione della Eduard, che costa circa 3 volte il kit Airfix. Il problema (per gli interni) è il tettuccio trasparente in un solo pezzo, che dovrà essere riprodotto in vacuform per poterlo disporre aperto. Il pilotino è molto "old style" e se ne può fare decisamente a meno.

 

Se si volesse pretendere (e spendere) qualcosa in più?

FINE MOLDS

In alternativa all'Airfix, su Internet è reperibile il Bf 109 G-6 della Fine Molds. La (nuova) casa giapponese produce diversi kit in styrene, alcuni piuttosto inconsueti (e quindi fuori dalla grande produzione), sia in scala 1/72 che nella scala 1/48, insieme a diversi accessori (in fotoincisione) e modelli montati. Guardando in particolare gli stampi del G-6 della Fine Moulds in 1/72, la qualità appare superiore di quella dell'Airfix. Le due semifusoliere comprendono anche una riproduzione del motore e gli interni sono decisamente più ricchi. Un particolare decisamente inconsueto: il foglio decal riporta l'INTERA mimetica (oltre alle insegne di reparto e agli stencil) rendendo non necessaria la verniciatura di buona parte del modello (fusoliera e superfici superiori alari). Tale fase è però richiesta per gli interni e per tutti i pezzi non "mimetici" (ali inferiori, parte inferiore della fusoliera, ruote, carrelli, elica, etc,). Alla fine, il costo non è neanche proibitivo:  2000 yen, meno di 20 dollari e quindi circa 15 €. I pezzi sono ben stampati in una plastica che mi sembra un po' vetrosa, ma lavorabile. Gli accoppiamenti sono precisi e il montaggio non è difficile (le parti sono una quarantina). Come nel kit Airfix, sono presenti le due varianti di tettuccio, ma in questo caso la Erla Haube ha la forma corretta. L'unico limite del kit è che i canopy sono stampati in un sol pezzo, come nell'Airfix.

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Scatola e contenuto del Bf 109 G-6 della Fine Molds in 1/72

AZ MODEL

Dal 2014 è disponibile anche il Bf 109 G-6  della AZ Model, proposto in diverse scatole e livree, anche Regia Aeronautica. Si tratta di un kit in short run di oltre 70 parti di styrene di colore grigio medio (più i trasparenti). Il livello di dettaglio è anche per questo kit decisamente superiore all'Airfix: sono presenti gli interni, decisamente completi (all'interno delle semifusoliere sono presenti in rilievo gli strumenti) e diverse parti opzionali, compresi due diversi tettucci (normale e Erla Haube), molto ben stampati ma purtroppo in un un sol pezzo, rendendo poco visibili i ricchi interni. Le versioni R.A. proposte sono 2, anche se sulla cover della scatola è disegnato un Bf 109 G-6 della R.S.I. che però non è presente nelle decal. In un foglietto a parte sono presenti gli stencil (tutti, ma proprio tutti...)

Il montaggio richiede attenzione, per il limite tipico degli short run che non prevedono riscontri e bisogna studiare attentamente il foglio di istruzioni (ricco di avvisi) per non sbagliare le parti che non devono essere utilizzate e quelle da montare in alternativa. I riferimenti per i colori sono Humbrol (comprendono anche la nuova serie RLM). Il prezzo è nell'intorno dei 15€, quindi abbastanza contenuto. 

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Nella foto a sinistra sono visibili (purtroppo parzialmente per incompatibilità di formato) la Box Art della scatola del kit AZ Model, i due sprue in esso contenuti e il ricco foglio di stencil (comune a tutte le scatole).

ACADEMY

In scala 1/72, oltre ai kit appena descritti, troviamo una riproduzione made in Korea risalente al 1999.  Aprendo la scatola, nel classico cartoncino "a coperchio" della casa coreana, troviamo ben imballati, come è tradizione dell'Academy, in blister trasparenti, tre sprue di styrene grigio per complessive oltre 50 parti (comprese le parti opzionali) e il tettuccio trasparente suddiviso in tre sezioni.

Il livello di dettaglio è, anche per l'Academy, superiore all'Airfix: sono presenti gli interni, meno dettagliati dell'AZ Model ma adeguati alla scala. Particolarità del kit è che la parte terminale della fusoliera che comprende il timone verticale è separata dalle due semifusoliere: la scelta è dettata dalla possibilità di proporre la sottoversione G-14 che aveva il timone di legno. Il canopy proposto (in tre parti separate) è però uno solo (niente Erla-Haube). Le decal comprendono gli stencil.

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HASEGAWA

La proposta della Ditta del Sol Levante risale alla fine degli anni '70 (precisamente al 1977) ma faceva già parte di quella serie "rivoluzionaria" che offriva pannelli incisi e un grado di dettaglio incomparabile con la produzione allora reperibile in commercio. A distanza di quasi quarant'anni, pur rimanendo un prodotto valido, comincia a risentire degli anni che passano. Gli interni si riducono a un pavimento che ingloba il seggiolino (neanche troppo fedele), a cui si aggiungono la cloche e il pannello strumenti da completare con una decal. I pezzi in tutto sono una cinquantina, comprendenti diversi "optional" (i timoni e ben quattro canopy trasparenti, di cui però due non utilizzabili). Lo styrene di colore sabbia è abbastanza vetroso e le pannellature incise sono leggerissime. Le pale dell'elica sono stampate separatamente e devono essere assemblate sulla base dell'ogiva. Le istruzioni sono nel classico stile Hasegawa e le versioni proposte sono due e contemplano gli stencil. E' disponibile un set in resina (che comprende anche il motore) della Aires per il kit Hasegawa.

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Nella foto sopra è visibile la Box Art originale (risalente al 1977) del Bf-109 G. Il kit è arrivato dignitosamente fino ai giorni nostri ma, con i suoi quasi quarant'anni sulle spalle, avrebbe bisogno di un "lifting" per reggere il confronto con le produzioni più recenti.

ITALERI

concludiamo questa "carrellata" nella scala 1/72 con una produzione di "casa nostra".

La proposta del G-6 della Ditta di Calderara di Reno (Bo) risale al 1996 ed è basata sullo stampo, realizzato l'anno prima, per la versione F2/4. Il kit si presenta nel tipico styrene grigio chiaro su due sprue per poco meno di 50 pezzi, ai quali si aggiunge il canopy stampato in tre pezzi separati. Il dettaglio è adeguato alla scala e gli interni sono dignitosi e comprendono il pavimento che include la pedaliera, un seggiolino ben fatto, la cloche, il pannello strumenti in rilievo e un accenno di strumentazione laterale.   

I cofani motore sono stampati separatamente ma non è presente nel kit una riproduzione del DB 605 (reperibile però in aftermarket della Aires); gli scarichi motore sono solidali con le semi fusoliere.  La parte terminale della fusoliera è separata così come l'impennaggio del timone verticale; le pale dell'elica sono anch'esse separate come nell'Hasegawa. Le versioni proposte, che comprendono gli stencil sono 4, due Luftwaffe, una finlandese e una svizzera, ma niente R.A. o R.S.I.

italeri bf 109 g6
AG 2015